Signor Presidente, ritengo che questa discussione ci dà motivi di riflessione, certamente rispetto al testo che stiamo affrontando ed esaminando, ma anche rispetto a delle problematiche complessive e di ordine istituzionale e politico che sono state evidenziate e sono emerse, sia nel corso dei lavori delle Commissioni congiunte, I e V, sia in questa prima fase di dibattito. Abbiamo ascoltato le relazioni dei colleghi relatori, Bressa e Gioacchino Alfano, e abbiamo colto e capito qual è stato l’impegno emendativo da parte del Senato rispetto al testo licenziato dalla Camera. Si aprono una serie di questioni. Innanzitutto, una questione di ordine costituzionale per quanto riguarda il bicameralismo perfetto o meno. È stato più volte detto, anche da qualche collega prima di me, che bisogna procedere a delle riforme di ordine costituzionale, ma, soprattutto, superando questo tipo di Pag. 36bicameralismo che, poi, è perfetto fino ad un certo punto, visto e considerato – e questa è la materia che stiamo esaminando – che i Regolamenti parlamentari sono asimmetrici e, quindi, valutano diversamente quella che è l’ammissibilità degli emendamenti, così come è avvenuto anche su questo testo. L’ammissibilità degli emendamenti dovrebbe certamente rispettare il dettato costituzionale e i pronunciamenti della Corte costituzionale, per quanto riguarda l’assenza di interrelazione tra il decreto-legge e la legge di conversione e, quindi, la congruità e, soprattutto, l’attinenza alla materia del decreto-legge stesso. Nella prima discussione sulle linee generali, ma anche nel dibattito seguente, abbiamo detto con estrema chiarezza che il tema della decretazione d’urgenza è sempre presente, ma lo è con grande attualità dopo che la Corte costituzionale ha evitato le reiterazioni di decreti-legge scaduti. Da allora c’è sempre la corsa ad elasticizzare, ad ampliare e ad espandere la materia del decreto-legge stesso su cui intervengono sia il Governo con la decretazione sia il legislatore nella fase di conversione.
Su questo provvedimento anche in prima lettura abbiamo detto che esso era contenuto rispetto all’enormità di articoli che abbiamo contato nei famosi «mille proroghe» del passato e certamente c’è stato un contenimento, ma il tentativo di fare di esso un provvedimento omnibus non è mai caduto e si fa strada, fa capolino e prende corpo e dimensione anche negli emendamenti e nelle disposizioni già approvate.
Signor Presidente, ritengo che il dibattito sia anche politico, come preannunciavo poc’anzi. Sono d’accordo con il collega Berretta quando dice che questo Governo è politico e non può essere catalogato come un Governo tecnico e non riesco a capire quando qualcuno dice che non è stato eletto dagli elettori. Qui si è fatta certamente, dal 1994 in poi, una grande confusione. Non è stata modificata la Carta costituzionale. È evidente che qualcuno pensava che la riforma del sistema elettorale potesse essere sostitutiva delle norme della Carta costituzionale, che invece sono rimaste in vigore. Oggi credo che questo Governo costituisca una cesura, il punto di approdo ad una nuova fase, anche sul piano politico, che bisogna vivere certamente anche attraverso le riforme costituzionali e la riforma del sistema elettorale. Il male è che abbiamo approvato le riforme elettorali senza prevedere una modifica della forma di Governo e della forma di Stato, perché la riforma elettorale e il sistema elettorale sono funzionali e trovano fondamento, giustificazione e legittimazione nel sostenere il disegno e, quindi, la costruzione di una forma di Stato e di una forma di Governo.
Pertanto, non credo che si possa determinare una situazione di disagio oppure creare disagio, visto e considerato che questo Governo certamente ha avuto la forza e la capacità di affrontare problemi molto complessi sul piano economico e i problemi non vengono mai da soli, hanno una precedenza, hanno una conseguenzialità. Allora, ritengo che il dibattito tra di noi per dare credibilità all’istituzione parlamentare dovrebbe essere certamente appassionato e la passione non può non esserci, non può che costituire il momento fondamentale anche del nostro confronto, ma ci deve essere un minimo di onestà intellettuale per capire qual è stato il passato, quali sono state le fasi che hanno preceduto la determinazione e la formazione di questo Governo e gli impegni e i problemi che questo Governo si è trovato ad affrontare.
Detto questo, signor Presidente, l’ultima fase del mio intervento la dedico proprio al provvedimento di proroga di termini. L’ho detto intervenendo la volta scorsa in quest’aula: molte volte nelle proroghe si nascondono le incapacità di affrontare e di risolvere i problemi di alcuni settori particolari, importanti e significativi.
Inoltre vi è stata, come abbiamo evidenziato, una grande modifica da parte del Senato seguendo percorsi diversi, vie diverse, come ricordavamo, con inserimenti e provvedimenti non ammissibili, senza tenere conto del dibattito che c’è stato nelle Commissioni riunite e in Aula. Il Governo – lo debbo dire con estrema tranquillità e serenità – non ha avuto un comportamento univoco. Forse in alcune vicende e in alcune situazioni è mancata la chiarezza di una posizione politica, di una determinazione.
Quando le proroghe nascono così, tanto per dilazionare la soluzione dei problemi, i Governi si trovano nell’impossibilità di indicare qual è la strada, qual è il percorso, qual è il disegno, qual è la strategia e credo che si sia determinata proprio questa situazione, anche se alla Camera avevamo cercato di dare un’indicazione molto chiara e molto netta.
Abbiamo discusso in Commissione per quanto riguarda la proroga dell’organismo di rappresentanza militare. Allora, va fatto un discorso serio. Certamente qualche collega invocava delle certezze rispetto alla proroga, alla rinnovabilità dei consigli, degli organismi di rappresentanza militare, del COCER, ma qui c’è un problema che si evidenzia anche nel dibattito che abbiamo affrontato in questi giorni: vi è la necessità di riformare. Forse è il tempo di riformare complessivamente l’istituto della rappresentanza militare e di legarlo a tutta una problematica che emerge in questo momento nel Paese sul cambiamento del modello di difesa e sulla riduzione degli effettivi delle nostre Forze armate, su una dislocazione diversa, su un’articolazione diversa, su un diverso rapporto tra innovazione di sistema d’armi e uomini.
Ritengo che questa sia la problematica che emerge e certamente non si può esaurire e non si può circoscrivere semplicemente nel dibattito sulla rinnovabilità o meno degli organismi di rappresentanza militare, oppure facendovi rientrare dei gradi che erano esclusi anche nel passato. Credo che questo sia un dato e un aspetto che vogliamo affidare anche al Governo.
Allo stesso modo, vogliamo affidare al Governo tutta una problematica che, a dire la verità, è venuta fuori anche nel corso dei lavori delle Commissioni per quanto riguarda l’articolo 10 sull’AIFA. Anche questa è una proroga, ma ritengo che vi siano aspetti importanti e fondamentali che debbono essere espressi complessivamente. Forse, quel che è mancato – e lo devo dire con estrema onestà nei confronti anche del Governo – fra di noi e da parte del Governo è stata l’indicazione dei percorsi. Infatti, lo dico e lo ripeto: le proroghe valgono nel momento in cui sono funzionali per il raggiungimento di un obiettivo. Non possono avere una grande cittadinanza e una grande dignità quando si cerca di deviare o soprattutto di non affrontare in termini temporali certi i nodi da sciogliere in alcuni settori e gangli vitali della nostra vita civile.
Poi c’è un altro aspetto, signor Presidente, che è emerso in questo particolare momento, per quanto riguarda le concessioni aeroportuali. Vi sono proroghe per quanto riguarda anche le gestioni che non hanno raggiunto obiettivi sul piano economico: dobbiamo capire perché non è stato dato seguito ad una riforma della concessione aeroportuale, con divisioni e indicazioni tra gli aeroporti di interesse nazionale e regionale e quindi con un’articolazione diversa e con una politica diversa.
Ritengo che questa piega di tale problematica racchiuda uno dei temi non risolti, non dico da questo Governo, ma dopo tantissimi anni da parte di Governi che hanno preceduto questo Esecutivo. Un tema di questo genere nel Paese deve essere affrontato. Infatti, se non si risolve questo tema per quanto riguarda gli inadempienti e quindi concedendo la proroga, rimane in piedi un tema forte e incredibile sulle concessioni aeroportuali: 105 aeroporti, senza operare una distinzione tra aeroporti di interesse nazionale e quelli di interesse regionale, e quindi raccogliendo le perdite e soprattutto le disarmonie sul piano del servizio, che dovrebbe essere assicurato in termini di efficienza ai cittadini e, soprattutto, con un risparmio di risorse e con dei costi accettabili. Ci sono, ovviamente, altri aspetti: vorrei ricordare la vicenda dell’ANAS che rimane in ombra, il problema del concessionario, il problema dell’Agenzia. Questo tema, ad esempio, non è stato risolto: andiamo verso la proroga, ma qual è la prospettiva di questa nuova Agenzia per le infrastrutture e i trasporti? Vi sono, inoltre, i problemi di Fintecna, dell’essere concessionario o meno. Sono diversi i temi e gli argomenti che sono affrontati in questo provvedimento, tuttavia, il tema principale è nascosto, non ha una sua centralità e una sua importanza.
Non è importante la proroga, voglio dirlo ed affermarlo fino alla noia: ciò che credo sia importante e fondamentale, a mio avviso, sono i progetti e i disegni, altrimenti, la proroga diventa semplicemente un momento di passaggio e di aggiustamento momentaneo. Come, ad esempio, per quanto concerne l’aspetto del rinvio di un mese della trasformazione e dell’inserimento nell’ICE – come diceva l’onorevole Bressa -, della nuova Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Anche in questo caso, un discorso serio poteva essere fatto, e potrà essere fatto, perché bisogna capire il motivo per il quale vi è stato bisogno di prevedere un mese in più, di questo tempo in più, se abbiamo una visione, cosa è mancato. Ritengo che questi dati e questi aspetti dovrebbero trovare un’allocazione anche nel nostro dibattito.
Signor Presidente, ritengo che questi siano i temi e gli argomenti che vengono evidenziati; poi, gli aspetti particolari, come qualcuno ha ricordato – come la fondazione «Orchestra sinfonica Giuseppe Verdi» di Milano e la fondazione «Istituto mediterraneo di ematologia» – non credo che diano tono a questo provvedimento; non danno tono a questo provvedimento.
Tuttavia, vi sono molte altre previsioni, come alcune proroghe per quanto concerne i dirigenti, e così via, che sono inserite e sono presenti in questo provvedimento. Ritengo che vi siano dei nodi da sciogliere anche per quanto riguarda il futuro. Concludo il mio intervento, signor Presidente, ho finito veramente.
Signor Presidente, non ho mandato io il collega Vignali, che è accanto a lei. È un amico e ha fatto tutto da solo perché mi vuole bene, soltanto questo! Ho fatto una battuta, signor Presidente…
Io ho affrontato questo tema e questo argomento non per difendere una parte o un’altra parte del nostro Paese. Ho sentito qualche intervento fuori posto, veramente. Non ho parlato né del Mezzogiorno né del nord: ho parlato del Paese. Proroghiamo alcune vicende e alcune situazioni particolari, diamo uno spazio al nostro impegno e alla nostra valutazione in termini molto più oggettivi e, soprattutto, molto più credibili nei confronti dell’opinione di tutti.
On. Tassone sulla conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.pdf