Roma, 3 mar. (TMNews) – “Bravi Alberto Giubilini e Francesca Minerva! Hanno mostrato coraggio e consequenzialità logica e hanno spiegato apertamente nell`articolo pubblicato sul Journal of Medical Ethics le conseguenze inevitabili del principio abortista. Se è lecito l`aborto per un qualunque motivo, non si vede logicamente per quale motivo non debba essere lecita, alle stesse condizioni, l`uccisione di un bambino già nato”. Lo scrive il vicepresidente della Camera e presidente dell’Udc, Rocco Buttiglione, su ‘Avvenire’. “La differenza, infatti – prosegue – fra un feto all`ultimo stato (un bambino non nato) e un bambino appena nato è troppo trascurabile perché su di essa si possa basare una diversa valutazione morale e giuridica della loro soppressione. Se è lecita l`uccisione dell`uno, deve essere lecita anche alle stesse condizioni l`uccisione dell`altro. Per la verità, questa conseguenza logica del principio abortivo da tempo era stata tratta dagli antiabortisti. Essa costituisce uno degli argomenti classici con cui gli avversari dell`aborto motivavano il loro rifiuto della distruzione del feto. Adesso sono due giovani brillanti studiosi pro-choice (cioè pro-aborto) a sostenere con intransigente candore queste tesi. C`è da chiedersi: ci sarà una levata di scudi nel campo della bioetica pro-aborto che rigetti laicamente quelle conseguenze? E ancora: come potrà quella bioetica ‘laica’ rigettare quelle conseguenze senza sottoporre a revisione critica anche le proprie premesse logiche ed epistemologiche? E se alfine qualcuno trovasse il coraggio di dire, con candore e rigore logico simili a quelli di Giubilini e Minerva, ma con opposta valutazione morale: ‘Ci siamo sbagliati. O la vita umana è sacra per tutti o non è sacra per nessuno'”.