Umbria: Monacelli, insoddisfacente risposta su libera professione medici

(AGENPARL) – Perugia, 13 mar – “Ritengo assolutamente insoddisfacente la risposta formulata dall’assessore regionale alla sanità Franco Tomassoni nella seduta odierna del Question Time relativo agli spazi che la Regione Umbria, entro il 30 giugno prossimo, dovrà mettere obbligatoriamente a disposizione per l’ espletamento della libera professione da parte di medici dipendenti del servizio sanitario pubblico”. Così in una nota Sandra Monacelli, Presidente Gruppo Consiliare “Casini – Unione di Centro” in Regione Umbria. “Il decreto Milleproroghe, infatti, a partire dal 1 luglio 2012 pone fine alla disciplina transitoria della cosiddetta “intromoenia allargata", cioè la possibilità di effettuare l’attività al di fuori delle strutture pubbliche, introdotta in attesa della piena realizzazione della legge n. 120 del 2007. In vista di tale imminente scadenza, l’assessore ha di fatto confermato le difficoltà e non ha avanzato soluzioni. I dati forniti dallo stesso assessore Tomassoni evidenziano che, sui circa mille medici che in Umbria hanno scelto di svolgere la libera professione all’interno delle strutture pubbliche, un terzo di essi la espleta in studi privati a causa della carenza di spazi adeguati.

La Regione, se non interverranno provvedimenti nuovi, dovrà quindi dare obbligatoriamente una risposta al 30% di professionisti. Non posso fare a meno di rilevare come trattasi di una percentuale divenuta ormai una sorta di numero sacro negli uffici dell’assessorato alla sanità: 30% è infatti la stessa quota che l’esecutivo deve recuperare sul fronte della compartecipazione alla spesa sanitaria ed è anche quasi lo stesso aumento (29%) delle tariffe che la Giunta ha deciso di imporre sulle prestazioni effettuate in regime di intramoenia, penalizzando in tal modo sia i medici che hanno scelto questa opzione, che le Aziende Sanitarie, le quali vedranno con ogni probabilità diminuire gli introiti, ma, soprattutto, le fasce deboli della popolazione, costrette ad un ulteriore esborso, qualitativamente nemmeno ripagato. Preoccupa non poco dunque questa assenza di programmazione regionale che sin da oggi dichiara la propria inadeguatezza nel garantire spazi adeguati alle prestazioni specialistiche in regime di intramoenia. La politica del rinvio non è ulteriormente sostenibile e la sanità non può essere gestita con il fattore “C””.










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