Signor Presidente, qualche collega, prendendo la parola e facendo delle considerazioni in quest’Aula, ha detto che su questo provvedimento c’è poco da dire, che sembra una cosa già scontata. Io ritengo, al contrario, che qualche valutazione, qualche considerazione sia necessario farla.
Se assumiamo e valutiamo la normativa non c’è dubbio che questo è un passaggio già definito, già scontato e non ci sarebbe bisogno di nessun commento. Colgo, però, l’opportunità, legata anche alla presenza del sottosegretario Ferrara, che considero e stimo, per affidare a lui, con il suo permesso e con il suo consenso, signor Presidente, qualche considerazione in più e anche qualche preoccupazione.
Parlando di questo provvedimento all’interno della Commissione affari costituzionali ho fatto una battuta, poi ripresa da qualche collega: finalmente questo è un provvedimento d’urgenza, un decreto-legge che non sarà, ovviamente, sottoposto alla questione di fiducia; tra le altre cose è anche un provvedimento d’urgenza che non sarà assolutamente rimaneggiato e, quindi, non darà adito alle consuete preoccupazioni, avvertite anche dal Capo dello Stato attraverso una lettera che ha inviato, giorni fa, a proposito di quello che sarebbe un cambio di destinazione d’uso di un decreto-legge attraverso l’attività emendativa; attività che stravolge anche il significato stesso della decretazione d’urgenza e, quindi, del disegno di legge di conversione del decreto-legge.
Signor Presidente, non c’è dubbio che il tema del decreto-legge è sempre stato ricorrente; voglio ricordare quando la Corte costituzionale ne impedì la reiterazione. Chi c’era in quest’Aula lo ricorderà, così come lo ricordo molto bene io: quando scadevano i sessanta giorni il Governo reiterava per due, tre o quattro volte il decreto-legge e, dalla partenza alla conclusione, il provvedimento era assolutamente stravolto, era un’altra cosa. Non è cambiato molto, anche rispetto alle cose che stiamo facendo, che riguardano questa stagione, i giorni nostri e, quindi, il nostro lavoro che ci impegna quotidianamente quando i decreti-legge pongono anche delle questioni di costituzionalità. Originariamente il decreto-legge nasceva da un’esigenza, da un’urgenza e i cambiamenti erano minimi, vi era qualche modifica, qualche ritocco; invece, ora, si inseriscono altre materie. Attraverso il decreto-legge abbiamo visto un’altra cosa: il passaggio dal bicameralismo al monocameralismo. Quest’Aula ricorda molte cose, così come la stessa vita del Paese: la Commissione Bozzi, la Commissione De Mita – Iotti, la Commissione D’Alema; sulla modifica istituzionale e costituzionale all’interno del nostro Paese c’è stata sempre una grande attenzione; c’è sempre stato il desiderio di superare il bicameralismo.
Con questa decretazione d’urgenza i Governi e questo Governo hanno superato, di fatto, il bicameralismo. Si ha un monocameralismo; di fatto, una riforma costituzionale è già stata ampiamente vissuta e realizzata tranquillamente. La scorsa settimana abbiamo dovuto approvare il provvedimento sulle liberalizzazioni; ci hanno detto: nessun emendamento, se c’è qualcosa affidatela agli atti di indirizzo parlamentare, agli ordini del giorno, perché il provvedimento è blindato; manca il tempo.
Non c’è dubbio, allora, che c’è soltanto una Camera che lavora e l’altra Camera che ratifica. Anzi, neanche di ratifica si può parlare perché almeno in questa operazione ci sarebbe la possibilità di fare una qualche valutazione, un qualche commento, invece, qui, ci è stato impedito, tranquillamente, di poter interloquire e di poter apportare delle modifiche e delle rivisitazioni alla normativa che ci è pervenuta.
Questo è un dato inquietante, signor Presidente e signor sottosegretario: noi abbiamo una Costituzione formale e materiale, e ciò è quello che è avvenuto anche per quanto riguarda il sistema elettorale; abbiamo tentato, più volte, di intervenire su modifiche di ordine costituzionale, ma non ci siamo riusciti.
Ma le modifiche costituzionali, di fatto, formalmente, sono state realizzate attraverso il sistema elettorale, cioè abbiamo introdotto surrettiziamente il presidenzialismo – che non è previsto dalla Costituzione – attraverso un sistema elettorale.
Inoltre, il percorso, come avete potuto vedere, è limitato e soprattutto è molto tenue, tant’è vero che l’ultimo Governo, di cui lei fa parte, signor sottosegretario Ferrara, è nato attraverso la rivendicazione di un articolo della Costituzione che non è mai avvenuta; e, sebbene alle elezioni l’elettorato abbia indicato in Berlusconi il Capo del Governo, si è fatto un altro Governo, che con l’espressione del voto di qualche anno fa non c’entra proprio nulla.
Questo sta a significare che è difficile e pericoloso, per quanto ci riguarda, modificare di fatto e sostanzialmente le norme della Costituzione, sia per quanto riguarda il bicameralismo – che bisogna modificare, sia beninteso, non è che io sia in disaccordo – sia, soprattutto, la forma di Governo o la forma di Stato attraverso una legge di rango ordinario e non di rango costituzionale.
Questa credo sia una riflessione che è bene fare, in questo particolare momento, con tutte le preoccupazioni che vengono fuori, perché è vero che abbiamo un Governo tecnico, è vero che si tratta di un Governo di persone che certamente hanno illustrato nel loro lavoro e nel loro impegno sociale le istituzioni attraverso una vita coerente di impegno e soprattutto di grande preparazione, però credo vi siano degli aspetti e dei dati della politica che non possono essere derogati e che non possono essere certamente inficiati.
Allora, una riflessione la dobbiamo fare, partendo proprio dalla definizione e soprattutto dal confronto su questo provvedimento, che sembrerebbe un fatto limitato e scontato.
Vi sarebbe un altro discorso che vorrei fare ai colleghi che si sono chiesti cosa dire su un provvedimento di questo genere. Vorrei dire che è difficile seguire un percorso di questo genere, che ci può portare ad una situazione molto grave, perché rispettiamo il bicameralismo e l’originalità della decretazione d’urgenza quando sono limitate e quando non se ne può fare a meno, ma siccome si tratta di situazioni di cui non si può fare a meno allora la Camera, comunque, è obbligata ad approvare senza apportare modifiche, ma soprattutto senza apportare commenti.
Allora, questi sono i due elementi dirimenti: quando un decreto o un disegno di legge è complesso, riferito ad una materia complessa, o quando si tratta di una materia più semplificata. Sempre, in un caso o nell’altro, le Camere hanno una via comunque obbligata, senza poter interloquire.
Tuttavia, qualcuno mi potrebbe chiedere, signor Presidente: ma tu come potevi interloquire? Intanto interloquisco con due preoccupazioni e, soprattutto, con due ragionamenti, che ho seguito, che ho sentito e che ho fatto anche in Commissione: è possibile che il Governo si accorga solo adesso che vi era la coincidenza con la Santa Pasqua? Che necessità vi era di scomodare le Camere con un decreto-legge; di scomodare gli uffici della Presidenza del Consiglio e anche del Ministero dell’interno? Ma è stata una distrazione? Possibile che i tecnici abbiano distrazioni? Sono i politici che hanno distrazioni, quelli che vengono dalla politica, ma i tecnici non dovrebbero avere questa grande distrazione, dovrebbero essere più legati alle pandette e soprattutto ai percorsi.
Che cosa vi è dietro, signor Presidente e signor sottosegretario? Non lo so, ma questa è una violazione. Vorrei richiamare anche l’attenzione del presidente della I Commissione, sempre autorevole e sempre sorridente, che alleggerisce anche i temi più pesanti con il suo carattere, con il quale, veramente, ci aiuta a vivere questa vita fatta di grandi difficoltà, con grande speranza, certamente, e con grande fiducia, che ci infonde giorno per giorno. Lei ride, signor Presidente Leone, ma è così, è la verità. Se lei vivesse la vita che noi viviamo in I Commissione ci darebbe ragione di questo nostro assunto.
Non vi è dubbio Presidente, che la preoccupazione che viene fuori, a mio avviso, in questo particolare momento è la seguente: perché si è fatto questo? Rivolgo questa mia domanda anche al relatore Fontanelli, che ringrazio veramente, non in termini formali, ma sostanziali: perché si è fatto questo?
Si è violato un principio di carattere generale perché quando in passato in quest’Aula, sottosegretario Ferrara – e, lo ripeto ancora, le rinnovo la mia stima – si è discusso se le campagne elettorali dovevano durare tanti giorni o altri giorni, si è detto di «no» quando qualcuno voleva allungare i termini della presentazione delle liste. Si è detto che quei giorni erano il massimo e che non si poteva allungare una campagna elettorale.
In questo caso, invece, tranquillamente si anticipa la data della presentazione delle liste dicendo che c’è coincidenza con la Pasqua. Ma questo è veramente un atto di distrazione, non vorrei dire di stupidità perché non mi permetto e perché sono molto cortese. È un atto di distrazione e forse, se ci fosse stato qualche politico nel Governo o come Presidente del Consiglio, sarebbe stato usato anche il termine stupidità, ma io non mi permetto di dire questo.
Non c’è dubbio che quando si è discusso in Aula per giornate intere, perché prima le campagne elettorali, per esempio per le politiche, erano di due, di tre mesi e le liste si presentavano con grande anticipo, e si è giocato sui tempi di presentazione delle liste e, quindi, della durata della campagna elettorale, si è fatta ovviamente un’analisi centellinata, pesando il tutto come fa il farmacista (il farmacista di vecchio stampo, non i farmacisti di oggi che hanno tutto confezionato); in questa materia, in tutto il mondo, il fare politica, il legislativo, sembra che sia tutto confezionato.
Allora, una motivazione la si deve dare perché si è gridato allo scandalo quando è stato presentato qualche emendamento per consentire di dare più giorni alla campagna elettorale e per anticipare di qualche tempo. Io stavo rispondendo a te, Calderisi, che mi hai detto alcune cose; per l’amicizia che ci lega, volevo spiegarti perché intervenivo, ma evidentemente poi, sempre con la tua capacità, vuoi avere un rapporto diretto e immediato per poter avere una spiegazione del mio pensiero, cosa che farò volentieri. Non c’è dubbio che si è fatta questa considerazione: «no» a più giorni rispetto a quelli previsti. E quando – come dicevo e lo ripeto – c’è stato qualcuno che ha presentato degli emendamenti, questi sono stati bocciati con grandi dichiarazioni da parte del Governo.
Perché si fa questo? Perché c’è Pasqua, ma lo si sapeva. C’è qualche disegno? Perché non posso capire e non posso credere né alla distrazione né alla stupidità. Che disegno c’è per fare questo? C’è il rispetto della religiosità? Vogliamo rispettare la festa di Pasqua, che non è religiosa ma è soprattutto laica? Perché se noi parliamo della religiosità, la settimana santa ha lo stesso valore per coloro che hanno una fede e credono in qualcosa. Il mercoledì santo, il giovedì santo, il martedì santo o il lunedì santo hanno lo stesso vigore e certamente non si poteva pensare alla Pasqua. Ritengo che bisogna fare qualche riflessione in questo particolare momento per evitare che si proiettino e ci siano degli scenari che sono indefiniti e che, soprattutto, pongono degli interrogativi.
Certamente, signor Presidente e signor sottosegretario Ferrara, il mio gruppo darà l’assenso a questo provvedimento. Che facciamo? Non possiamo fare diversamente. Ma, lei capisce che, dopo aver fatto queste considerazioni, l’assenso è una via obbligata. L’assenso è fatto per forza perché non ci sono altre vie: è una coercizione di un assenso, è un condizionamento del Parlamento.
È un condizionamento del Parlamento perché non si tratta di un fatto così grave, non è un decreto-legge con cui si deve intervenire per grandi calamità naturali e così via. È un provvedimento che certamente pone delle questioni importanti e fondamentali, delle necessità avvertite, delle esigenze, di cui oggi ci compenetriamo ma non capiamo perché questa genesi. Infatti, se le elezioni si svolgevano il 12 o il 13 maggio, chi moriva? Perché?
C’era qualche impegno particolare da parte di qualcuno che è stato poi promotore e protagonista per evitare il 12 e 13 maggio? Si poteva anche anticipare: è la prima volta che le elezioni si fanno a metà aprile o a metà maggio?
Questo non si è capito, non l’ho capito. E quando non capisco alcune cose rassegno le mie deficienze, le mie limitazioni di pensiero e ci auguriamo poi che qualcuno – anche su questo tipo di provvedimento che sarebbe di poco conto – possa spiegarci chi l’ha pensato, chi l’ha intuito, chi l’ha fatto degli uffici tecnici ai tecnici del Governo che non sono tecnici (perché adesso concludo il mio intervento con un’altra considerazione). Molte volte si parla di «Governo tecnico» in tono dispregiativo oppure per una presa di distanza tra chi fa politica e chi, invece, è impegnato nelle professioni e nella società civile in termini di professione, di impegno particolare occupando ruoli importanti e fondamentali nelle istituzioni con grande dignità come lei ha occupato il suo posto con grandi dignità e prestigio.
Non ritengo che ci siano Governi tecnici. Un Governo che poi si trovi in condizioni di fare delle scelte è un Governo politico. Non c’è un Governo tecnico. Si fa politica: chi è messo nelle condizioni e nella situazione di fare delle scelte tra interessi in conflitto o no è un Governo politico. Finiamola con questa falsa diceria. Ci saranno sempre nei meandri degli uffici, dei tecnici sempre preparati che molte volte condizionano. Sarei soltanto curioso di conoscere e di capire chi è il protagonista tecnico «vero» nel Governo di questo provvedimento.
Saremmo certamente tutti curiosi perché con questo giochetto tra i lavori parlamentari e non qualche risorsa economica l’abbiamo anche spesa (tra lavori del Parlamento e altri tipi di discorso). Allora da un Governo che ha fatto sul risparmio, sull’economia e sulle tasse una leva importante per uscire fuori da una situazione difficile sul piano economico e finanziario queste cose non si spiegano e non le giustifico. Credo di aver esaurito il mio intervento, signor Presidente, con queste valutazioni.
Rinnovo certamente il mio ringraziamento e il mio apprezzamento per il relatore. Come ha visto, signor Presidente, non ci siamo dovuti inventare nulla per poter intervenire su questo provvedimento, ma anche queste sono le occasioni per esplicitare il nostro pensiero, non per essere distruttivi, ma per aiutare e per capire che c’è un Parlamento vivo che guarda a queste vicende e queste storie, anche di carattere governativo e parlamentare, e cerca di interloquire per migliorare la situazione
Intervento On. Tassone sulle disposizioni urgenti per le elezioni amministrative del maggio 2012.pdf