Roma, 19 APR (il Velino/AGV) – Guarda ai “moderati”, agli “scontenti”, ai “cattolici”, ma non solo. Nel futuro partito della Nazione – che dovra’ nascere dalle ceneri dell’Udc – c’e’ spazio anche per la Lega, o almeno per quella parte dell’elettorato che si sente tradito dalla bufera politica e giudiziaria che si e’ abbattuta sul Carroccio.
Ne e’ convinta Paola Binetti, ex Pd ed ex teodem, ora deputata centrista che al VELINO spiega: “La nuova formazione avra’ un approccio inclusivo, che parte dal centro e si rivolge ai moderati da una parte e dall’altra. Certo guardiamo all’area cattolica, agli esponenti che gravitano per esempio intorno a Beppe Fioroni o alle iniziative di Beppe Pisanu, al Terzo polo. Ma non solo. Pensiamo per esempio al popolo della Lega, partito che dal 12 e’ precipitato al 4 per cento secondo gli ultimi sondaggi: e’ vasto ed eterogeneo con una forte componente che veniva dall’antica Dc e un radicamento sul territorio molto forte. Guardiamo anche a loro? Perche’ no” aggiunge garantendo che “ci sono molte fasce di persone che hanno manifestato interesse” per l’esperimento centrista ma che “non c’e’ alcuna intenzione di rifare la democrazia cristiana”.
Quello che ha in mente Binetti e’ un partito che sia “la casa di tutti gli italiani”, dove c’e’ posto “per tutti”: un laboratorio “dove le diversita’ possano convivere e convergere per lavorare su obiettivi comuni”. E accenna a una bozza di programma dei “moderati che abbiamo una maggiore sensibilita’ per le questioni sociali, lavorino a una maggiore competitivita’ industriale, siano per un’universita’ d’eccellenza che faccia crescere il clima culturale del Paese”. Ma un paletto lo mette: “non vogliamo consegnare il Paese a Beppe Grillo, a una voce gridata che cavalca le masse facendo leva solo sui problemi del Paese. Quello che ci vuole – rimarca – e’ una reale prospettiva di cambiamento”.
Insomma, nel nuovo partito ci saranno identita’ diverse ma che lavoreranno a obiettivi comuni: un progetto che richiama le origini del Pd, partito che Binetti ha conosciuto bene e che ha abbandonato “in quanto ha mancato il suo obiettivo. Quella sintesi fra le famose due anime – quella che veniva dal partito comunista e quella dei popolari – non c’e’ stata e non si e’ mai raggiunto un vero equilibrio fra le parti” incalza convinta che questa volta andra’ meglio: “Le diversita’ da cui partiva il Pd erano estreme, nel partito della Nazione sara’ piu’ facile trovare un punto d’equilibrio e un’intesa fra le diverse componenti perche’ piu’ omogenee, tutte collocate in una fertile terra di mezzo”.
Il primo confronto potrebbe essere proprio sul nome della nuova formazione: “Il partito della Nazione e’ lo slogan lanciato un paio di anni fa durante la convention di Todi, Pierferdinando Casini se ne e’ fatto interprete con la consapevolezza che quel nome sarebbe stato sottoposto a referendum interno”, dunque “andra’ negoziato con tutte le persone che faranno parte di questa realta’”. Lo stesso di fara’ con la leadership? “Casini e’ il grande traghettatore che ancora una volta non ha avuto paura di osare. Lo ha fatto quando ha deciso di andare da solo alle elezioni politiche, con una scelta a rischio sopravvivenza, quando ha fatto nascere il Terzo polo e ora con la decisione di sciogliere l’Udc in un soggetto piu’ grosso e piu’ ampio – replica Binetti -. Certo non e’ un profeta che ha una visione perfetta e lucida a 360 gradi, ma un uomo coraggioso che porta avanti un’idea senza improvvisazione, step by step.
Offre un passo indietro per far fare tre passi avanti al partito nuovo”.
E poi “e’ finito il tempo dei leader carismatici e delle persone che hanno la bacchetta magica per risolvere i problemi. Ormai e’ chiaro che ci aspetta un altro anno di sacrifici e poi il Paese avra’ bisogno di una legislatura che sappia mettere a frutto questa convergenza di valori e lavori a soluzioni condivise”.