Il leader Udc Pier Ferdinando Casini con un intervento sul ‘Messaggero’ propone di boicottare gli europei di calcio per costringere il presidente Yanukovitch a liberare Yulia Timoshenko.
‘L’Europa ha dimenticato Yulia Tymoshenko? Il primo marzo scorso, al vertice del Ppe a Bruxelles -scrive Casini-, una sedia vuota con la sua foto ricordava ai leader moderati di tutto il Vecchio Continente che l’ex premier ucraina, principale avversaria del premier Yanukovitch, da quasi un anno, ormai, e’ detenuta in un carcere del suo Paese, con accuse su cui e’ lecito avanzare molti dubbi e dopo un processo ancor piu’ discutibile. Recentemente, al pari di altri esponenti politici, ho incontrato a Roma la figlia di Yulia, che si sta battendo per sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale sul caso di sua madre. Yulia e’ una donna coraggiosa, ha guidato la cosiddetta rivoluzione arancione in Ucraina.
Ed ora, nonostante i problemi di salute sopraggiunti durante la detenzione e le voci di possibili pestaggi, sembra abbia deciso di iniziare uno sciopero della fame per richiamare finalmente l’attenzione sul suo caso’.
‘Che di fronte ad una carcerazione su cui pesano gravissimi sospetti di una macchinazione politica, l’Europa rimanga ancora in silenzio come se quanto accade al suo interno non la riguardasse, e’ del tutto intollerabile’ afferma Casini, che aggiunge: ‘Proprio lo scorso primo marzo, al vertice del Ppe, Silvio Berlusconi ha avanzato la proposta di boicottare i prossimi campionati europei di calcio che si svolgeranno in Ucraina (e Polonia) per alzare il velo su questo scandalo. A fronte delle tante occasioni in cui io e Berlusconi ci siamo trovati in dissenso, mi si consenta per una volta di essere d’accordo con lui’.
‘Tra poche settimane i riflettori del Continente saranno puntati sull’Ucraina, Paese che peraltro aspira ad entrare nell’Unione Europea. E credo che, senza demagogia, ma anche con determinazione, qualche forma di boicottaggio -propone Casini- possa e debba essere valutata da una Unione che ha bisogno di battere un colpo non solo sul piano economico, ma anche – e prima – su quello del rispetto dei diritti umani se non vuole ridursi sempre piu’ a entita’ geografica irrilevante’.