L’imminenza di un significativo turno amministrativo locale, e ancor più l’orientamento da assumere in riferimento alle elezioni politiche generali destinate a svolgersi non oltre la primavera del 2013, hanno molto probabilmente avuto un ruolo rilevante sia in riferimento alle affermazioni del presidente del Consiglio espresse in premessa alla presentazione dei provvedimenti concernenti l’inizio della cosiddetta “spending review”, sia per quel che concerne le reazioni che si sono avute proprio in riferimento alle affermazioni medesime. Non si è trattato di un insieme di avvenimenti definibili come “umorali”, perché siamo in presenza – ancora una volta – del nodo di fondo di fronte al quale si sono poste le diverse forze politiche al momento della nascita del governo Monti medesimo.
La novità consiste nel fatto che le une e le altre valutazioni si sono concretizzate oggi in affermazioni in qualche modo clamorose. La questione di fondo, infatti, riguardava e riguarda la natura del governo Monti e quindi il tempo della sua vita. Per quel che concerne la sua natura, vi è stato con tutta evidenza un consenso generale in riferimento alla straordinarietà della situazione economica italiana sul finire dello scorso anno. Quel consenso era infatti unanime esclusivamente per la straordinarietà della situazione economica, e quindi tendeva a considerare il governo Monti come destinato a durare esclusivamente per il tempo richiesto per la realizzazione degli interventi finanziari ritenuti necessari per la straordinarietà della situazione medesima. Questa opinione era certamente prevalente in larga parte del Pdl, che si vedeva peraltro orientato a proporre la prosecuzione politica dell’alleanza con la Lega Nord, anche dopo l’esplosione delle vicende giudiziarie che hanno riguardato la Lega. In qualche modo il Pdl poteva accettare – e persino subire – l’ipotesi di andare da solo nell’imminente turno amministrativo, ma insisteva nel ritenere possibile uno schieramento politico comune con la Lega Nord in vista delle elezioni politiche.
L’intreccio tra elezioni amministrative ed elezioni politiche da un lato, e sistema delle alleanze per così dire da Seconda Repubblica dall’altro, è venuto pertanto in tutta evidenza proprio nel momento delle risposte alle affermazioni del presidente Monti. Il sistema di alleanze della Seconda Repubblica era infatti passato da una sorta di rigorosa identità anche solitaria quale fu quella di Forza Italia, ad un sistema di alleanze politiche tra soggetti distinti e convergenti, quale è stato quello della Casa della libertà, al Pdl inteso quale partito unico, nato – come è noto – dal “predellino”. Questo intreccio ha reso difficile il rapporto del Pdl con il governo Monti fin dall’inizio, proprio perché le tre stagioni della Seconda Repubblica esprimevano ed esprimono un giudizio diverso proprio sulla straordinarietà del governo medesimo e quindi della sua durata.
Altrettanto rilevante è stato l’intreccio tra elezioni amministrative ed elezioni politiche per quel che concerne il Partito democratico. In questo caso la questione ha riguardato la sostanza del sistema di alleanze politiche con il quale andare alla scadenza elettorale nazionale, quasi che le elezioni amministrative possano essere vissute contemporaneamente nella continuità delle vecchie alleanze e nella ricerca di una tuttora indefinita novità. In qualche modo la scelta di sostenere il governo Monti ha rappresentato un motivo fortemente unificante all’interno del Pd per il fatto che si trattava di un governo che per il solo nascere collocava all’opposizione il governo Berlusconi , in quanto si riteneva che si trattasse del tramonto di Berlusconi e non soltanto dell’eclissi del suo governo.
Soltanto all’interno del Terzo Polo potevano coincidere le strategie delle elezioni amministrative e di quelle politiche, perché nell’un caso come nell’altro si negava in radice l’ipotesi stessa che il Governo Monti potesse essere considerato quale una pura e semplice parentesi, per ritornare al più presto al vecchio bipolarismo.
Tuttavia sarebbe riduttivo considerare questo turno amministrativo quale causa di per sé sufficiente per comprendere le reazioni degli esponenti del Pdl alle affermazioni del presidente del Consiglio. È invece l’intreccio tra turno amministrativo ed elezioni politiche generali, tra radici della propria identità e sistema di coalizione per governare il Paese, quel che rende comprensibili da un lato le affermazioni di Monti e dall’altro l’oscillazione tra critiche anche dure alle affermazioni medesime e sostegno parlamentare al governo in quanto tale. Sarà molto probabilmente la definizione della nuova legge elettorale a sciogliere il nodo tra identità e governo o – se si preferisce – tra valori dei singoli partiti e sistema di alleanze.
Se si tratta – come l’Udc ritiene – di una sostanziale stagione costituente, è di tutta evidenza che l’intreccio tra amministrative e politiche copre un tempo che deve essere necessariamente visto nel contesto della integrazione europea, e quindi delle riforme nazionali coerenti con l’integrazione medesima.
Di Francesco D’Onofrio, tratto da Liberal del 4 maggio 2012