(AGENPARL) – Roma, 16 mag – “Non smetto mai di pensarci. Lo faccio almeno due volte la settimana, il lunedì e il sabato, quando vado nelle scuole di tutta Italia, centinaia all’anno, a parlare di legalità. E naturalmente racconto anche di Luigi”, così il senatore Udc, Achille Serra, in un’intervista al Giorno racconta la sua esperienza di quel 17 maggio 1972, quando perse la vita il commissario Luigi Calabresi. Serra era in servizio alla questura di Milano.
“Era romano anche lui, un amico vero arrivato a Milano prima di me. Da lui ho imparato tante cose, soprattutto quella a cui ho voluto poi improntare tutta la mia professione: la ricerca del dialogo – afferma Serra – Era una persona perbene. Colto, profondamente religioso. Preso di mira per due anni da una campagna diffamatoria davvero folle e alla fine ucciso. Il fatto che oggi ci sia stata una presa di coscienza di quello che è avvenuto non basta a ridarci Luigi. Ai ragazzi delle scuole dico che in quel caso anche lo Stato fu colpevole. Luigi non aveva protezione. Lo Stato non aveva dato la scorta a una persona che da due anni era costantemente insultata e minacciata – incalza Achille Serra – uno Stato autorevole deve imporre la scorta anche a chi non la vuole, se lo ritiene in pericolo.
Altrimenti dovevano mandarlo via da Milano. Il governo aveva tutta l’autorità e il potere di intervenire, ma non lo fece”.