Direzione Nazionale Udc, il discorso del Segretario Lorenzo Cesa

Care amiche, cari amici, in apertura di questa direzione vi chiedo di osservare con me un minuto di raccoglimento in ricordo del carabiniere scelto Manuele Braj, vittima di un attentato stamattina in Afghanistan che ha portato al ferimento anche di due suoi colleghi. Alla famiglia del giovane carabiniere il nostro più sincero sentimento di cordoglio. Non manchi mai il sostegno di tutti noi ai militari italiani che operano con coraggio e senso del dovere in Afghanistan e negli scenari internazionali più complessi.

Care amiche, cari amici, buongiorno a tutti e grazie per aver accolto il nostro invito. All’ordine del giorno della Direzione di oggi abbiamo una questione prevalentemente tecnica come l’approvazione del bilancio su cui ascolteremo tra poco una relazione di Antonio De Poli. Ma la situazione politica è così complessa e delicata da obbligarci ad approfittare di questo incontro per discuterne e valutare insieme i prossimi passi da compiere per il partito. Su questo vorrei soffermarmi, anche se molto brevemente. Con molti di voi, peraltro, ci siamo già visti e confrontati nei giorni scorsi a Sirmione e a Roma e con altri ci rivedremo venerdì prossimo a Napoli. Con l’incontro al Sud infatti si chiude questo rapido, ma secondo me molto utile, giro di consultazioni con tutta la classe dirigente. Ora si apre la fase nuova, quella che fra pochi mesi – mi auguro con tutto il cuore per il bene del Paese nella primavera del 2013 e non prima – culminerà con le elezioni politiche. Una fase nuova che richiederà uno sforzo enorme da parte di tutti noi e che sarà veramente decisiva, per noi ma soprattutto per l’Italia. Allora, per affrontare questa fase nuova e avere chance di esserne protagonisti bisogna avere chiaro un punto essenziale: qui sta cambiando tutto. E’ cambiato il mondo, sono cambiati gli equilibri economici tra un Continente e l’altro, ci sono nuovi Paesi che contano e decidono, è entrato in crisi un intero sistema di sviluppo, quello Occidentale, che ha retto il mondo nel secolo scorso. C’è in giro per di più una crisi di valori spaventosa. E c’è in atto, anche se in ritardo rispetto a tutti questi altri fattori, un altro grande cambiamento che ci riguarda più da vicino, quello del quadro politico italiano. Negli ultimi venti anni era sembrato bloccato, fisso, immutabile, ma ora negli ultimi mesi è in atto un’accelerazione evidente e che aumenterà ancora da qui alle elezioni. Allora, se il cambiamento non fosse tanto veloce e radicale, noi oggi potremmo starcene tranquilli e comodi sulla riva del fiume ad aspettare il passaggio dei resti della Seconda Repubblica. Perché noi siamo quelli che hanno avuto ragione e di questo non dobbiamo mai dimenticarci. L’avevamo detto che il sistema era al collasso, che non funzionava più, che ad andare avanti senza riforme ma solo con contrapposizioni e slogan il Paese non ce l’avrebbe più fatta. Ma il cambiamento appunto è così veloce, tumultuoso e a 360 gradi che, pur avendo avuto ragione, se stiamo fermi rischiamo che qualche onda travolga pure noi. Entro nel concreto. In condizioni politiche normali, un mese e mezzo fa, noi che avevamo ragione, saremmo stati premiati dalle urne, alle elezioni amministrative. Gli altri partiti che avevano torto, che con la testa erano ancora fermi al bipolarismo e non volevano muoversi da lì, sono stati pesantemente sconfitti. Ma il cambiamento è così radicale che nemmeno noi, che avremmo dovuto recuperare quei voti in libera uscita, siamo riusciti a intercettarli. Abbiamo tenuto i nostri. Abbiamo incrementato i nostri voti rispetto alle scorse comunali. E in questi tempi non è affatto un’impresa da poco. Ma non basta. Tenere non basta, espone anche noi al pericolo delle onde che vi dicevo. Quindi dobbiamo cambiare anche noi. Non autoflaggellarci, non buttare a mare l’Udc, perché qui non c’è niente da buttare a mare, anzi c’è uno straordinario lavoro quotidiano da parte di tutti che va riconosciuto e valorizzato. Ma cambiare sì. Cambiare è indispensabile. Quei voti in libera uscita delle scorse amministrative sono ancora senza una casa e noi dobbiamo dargliela. L’astensionismo a livelli record, prima che le sirene dell’antipolitica lo conquistino facendo disastri, noi dobbiamo ridurlo con un’offerta politica seria e convincente. In giro non ce ne sono. Il Pd è alle prese con i rottamatori al suo interno e con la guerra che gli fanno Di Pietro e Vendola dall’esterno. Prevedere oggi come ne uscirà è davvero impossibile. L’unica considerazione che mi viene da fare è che quella di Vasto – i fatti lo dimostrano ogni giorno di più – era davvero la vecchia foto dell’Unione con qualche faccia diversa. Era la foto dei fratelli-coltelli. Ma con i fratelli-coltelli non si governa. L’abbiamo già sperimentato. Il Pdl si sta sfaldando. E ormai non si riesce più nemmeno a tenere il conto di quanti Pdl ci sono. C’è il Pdl degli ex An e quello degli ex Forza Italia. C’è il Pdl che vuol fare cadere il Governo e quello che vuole sostenerlo. E poi si stanno organizzando tanti altri piccoli Pdl, tante liste una più populista dell’altra piene zeppe di tutto e il contrario di tutto. C’è Berlusconi, già stanco di fare l’allenatore e pronto a tornare in campo, pretendendo pure la fascia di capitano. Insomma non stiamo parlando più di una cosa seria. Se poi il messaggio è andiamo fuori dall’euro e torniamo alla lira… di cosa dobbiamo discutere? Verrebbe da ridere, se non fosse che qua fuori abbiamo l’11% di disoccupati, un’economia vicina al collasso, un debito pubblico che ci sta divorando il futuro, più di un giovane su tre a spasso, decine di aziende che chiudono ogni giorno, un sistema bancario in difficoltà. Una cosa è certa: non permetteremo a nessuno di giocare sulla pelle dell’Italia. A nessuno! Dall’euro non si torna indietro. Si va solo avanti, verso gli Stati Uniti d’Europa, verso l’Unione europea politica. E si va avanti con questo Governo e con un governo in linea con questo nella prossima legislatura. Chi affila i coltelli in vista del Consiglio del 28 pensando di fare cadere Monti subito dopo è un irresponsabile. Il 28 c’è un appuntamento importantissimo, ma non si può caricarlo di significati ulteriori né usarlo per ragioni di parte. Chi facesse cadere il governo per precipitarci nel dramma delle elezioni anticipate se ne assumerebbe tutta la responsabilità. Rischieremmo davvero una punizione durissima dai mercati e dalla speculazione. E a quel punto gli italiani che oggi se la prendono con la politica nel suo complesso, saprebbero chi è stato a provocare quel disastro. Sarebbe necessario, piuttosto, arrivare a Bruxelles con una mozione unitaria, e non con tante diverse, per dimostrare che a fianco del governo Monti ci sono forze parlamentari coese e con idee chiare sui passi da compiere per rialzare l’Europa dalla crisi. Non voglio nemmeno perdere tempo a parlarvi di Grillo. Spero solo che quello che sta succedendo – o meglio, quello che non sta succedendo, a Parma, apra gli occhi degli italiani che hanno guardato a Grillo con qualche speranza. Di persone buone solo a criticare si possono riempire i bar, non le istituzioni. Siamo in una situazione di emergenza assoluta. Che certo non finirà in pochi mesi, forse nemmeno nel 2013. Guai a illudersi che i problemi si possano risolvere con qualche mese di collaborazione, per poi magari tornare a scontrarsi su tutto come è accaduto in questi 17 anni! Sarebbe un errore fatale. E allora, di fronte a tanta irresponsabilità da parte degli altri, noi abbiamo la responsabilità di presentare un progetto serio per il governo del Paese che sia in linea con l’unica politica seria possibile oggi. Un progetto che dia continuità al lavoro che sta conducendo Mario Monti in questi mesi. Chi ha collaborato con maggiore convinzione a questo governo e alle sue politiche siamo noi. L’abbiamo fatto non per convenienza ma perché ci crediamo. Perché quelle politiche sono anche le nostre politiche, abbiamo contribuito e vogliamo continuare a contribuire ad elaborarle anche nei prossimi mesi. Lo facciamo e lo faremo perché siamo convinti che solo così il Paese si salva. L’altro ieri ho sentito Alfano dire ai giovani del Pdl che possono ancora vincere, perché stavolta con la variabile Grillo in campo, basta il 40% dei voti per vincere. Ma come? Ancora, dopo venti anni, non si è capito che vincere è un disastro per il Paese se non lo si riesce a governare? Di fronte ai problemi che abbiamo con il 40% non si governa niente. Se questo Paese si divide ancora è condannato. Allora, noi abbiamo il dovere di lavorare per unirlo. Unirlo e costruire le condizioni per un governo nella prossima legislatura più ampio e più responsabile possibile. Un governo autorevole e credibile agli occhi degli italiani e del mondo. Un governo di moderati e riformisti che insieme possano far uscire l’Italia dalle difficoltà. Per arrivarci i prossimi mesi sono decisivi. Sono i mesi in cui dovremo costruire un nuovo soggetto politico insieme a tutti quelli che vorranno lavorare insieme a noi. Sono i mesi in cui dovremo tirare le fila del lavoro fatto finora. Mettere insieme finalmente quel mondo laico e cattolico con cui ci stiamo rapportando da tempo. Aprire alla società civile, alle imprese, al mondo del lavoro e della cultura, delle associazioni, del volontariato. Aprire alle tante persone di buonsenso, e ce ne sono tantissime in questo Paese e anche nell’attuale politica, sia nel Pd che nel Pdl. E costruire con tutti questi soggetti, da pari a pari, una casa nuova, più grande, che accolga tutti i moderati, i riformatori, i liberali, gli europeisti convinti. Che sappia affermare e difendere i valori in cui ci riconosciamo da sempre, dall’inviolabilità della vita alla centralità della persona, alla famiglia come cuore pulsante della nostra società. Dobbiamo fare questo lavoro al centro e lo dobbiamo fare in periferia, senza pensare a mantenere le nostre piccole rendite di posizione. Perché – voglio essere chiaro su questo punto – se l’ottica è salvare quelle rendite, vi assicuro che fra pochi mesi scomparirà tutto. Altro che posticino al sole per qualcuno… Margini non ce ne sono. Queste erano le cose che volevo dirvi e, comunque, la realtà dei fatti su questo ci obbligherà a confrontarci nei prossimi mesi. Cerchiamo di farlo al meglio, nell’interesse dell’Italia. E l’Italia, ne sono assolutamente convinto, saprà premiarci. Grazie.

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