(DIRE) Roma, 5 lug. – Giovani, futuro, meritocrazia. Queste le tre parole chiave del workshop organizzato alla Camera dal centro Elis e dall’associazione di cultura politica ‘Etica & Democrazia’, che ha visto alternarsi tra i relatori Paola Binetti (Udc), Cesare Damiano (Pd), Franco Frattini (Pdl), Gianluca Galletti (Udc) e Savino Pezzotta (Udc).
“Vogliamo declinare una rivoluzione silenziosa- spiega Binetti nel suo intervento- che parta davvero dalla meritocrazia: ci sono sacche di improduttivita’ nel Paese alla cui base c’e’ il disconoscimento merito. In qualunque attivita’ se c’e’ una persona capace, genera lavoro. Con l’incapace, invece, la fonte del lavoro si secca, si inaridisce”.
Un concetto che nelle parole di Franco Frattini va declinato anche in politica “ad esempio con le primarie, per cancellare ogni tipo di logica cooptativa. Merito vuol dire eguaglianza delle chance al nastro di partenza: vuol dire che mettiamo la persona umana e la sua dignita’ al centro della scena”.
E la politica deve farsi carico anche di riforme concrete, un sentiero che per Cesare Damiano puo’ partire ad esempio da “una mini-Aspi piu’ favorevole per i giovani che hanno requisiti ridotti; un bonus per chi viene licenziato da un lavoro a progetto; il non aumento del contributo previdenziale alle partite iva autentiche”.
Il cambiamento di rotta si impone tanto piu’ in un Paese che, come sottolinea Pezzotta “I figli dei medici fanno i medici, cosi’ come da poco anche i politici hanno provato a fare lo stesso con i propri. La circolarita’, il ricambio, il fatto che i vecchi devono lasciare il posto ai giovani, permettendo solo al merito di dare le soluzioni giuste per il lavoro giusto, devono essere le linee guida del prossimo futuro”.
La sfida delle meritocrazia, del resto, e’ “improrogabile anche perche’ il mondo oggi e’ globalizzato- osserva Frattini- e non ha piu’ dei paracadute che ci riparano dal confronto competitivo. Penso alla famiglia europea o all’Ocse: sono organizzazioni in cui la competizione e’ aperta, e se un paese resta indietro nell’offrire e garantire pari opportunita’ non sono solo i giovani a pagarne le spese, ma l’intero sistema Paese”.
Da qui l’idea del workshop che per Binetti deve essere “un modello di alta formazione, che parte dalla diagnosi dei bisogni del mondo del lavoro e orienta l’attivita’ di formazione a persone che potrebbero occupare poi quelle posizioni di cui c’e’ bisogno. Vogliamo invertire il punto di vista: non piu’ giovani che cercano lavoro, ma il lavoro che cerca i giovani”.
Infine la deputata conclude ricordando i “drammatici” dati sulla disoccupazione giovanile: “Dobbiamo riflettere sulla situazione e noi vogliamo farlo facendo dialogare la politica col mondo dell’impresa, senza fermarci alla diagnosi di cio’ che non funziona, ma trovando dei modelli che possano dare risposte e motivi di speranza ai giovani”