On. Tassone sulle iniziative per garantire adeguate risorse ai comparti della sicurezza, della difesa e del soccorso pubblico, con particolare riferimento all’assunzione di nuovo personale

Signor Presidente, credo che, a questo punto della discussione, mi impongo un intervento molto contenuto nel tempo. Mi auguro che, invece, il tempo assegnatomi sia sufficiente per poter fare qualche valutazione e qualche riflessione rispetto alle cose che sono state dette e che sono state poste in essere dalle mozioni che abbiamo presentato.
Illustro questa mozione dell’UdC, primo firmatario il Presidente del gruppo, che pone un tema, un problema, di carattere specifico rispetto a quella che è una vicenda particolare in seguito alla legge sulla spending review. Un problema di carattere generale, ossia la questione che riguarda lo status dei poliziotti, ma riguarda soprattutto il comparto sicurezza, l’efficienza, l’esaustività, della sicurezza del nostro Paese. Il problema sicurezza è sempre ritornante, spesso noi lo chiudiamo con grande frettolosità, diciamo che bisogna dare stima alle Forze dell’ordine e registriamo anche i successi delle Forze dell’ordine. Tutto questo è giusto, però dobbiamo mettere in condizione le Forze dell’ordine di operare in termini soddisfacenti e di avere, quindi, le condizioni perché questo tipo di azione e di loro attività possa raggiungere dei risultati apprezzabili, altrimenti scadiamo nell’enfasi e nella retorica, perché molte volte vi sono enfasi e retorica e l’enfasi e la retorica, certamente, non costituiscono alcuna prospettiva e non portano a segno alcun progetto.
Ecco perché, signor Presidente, sommessamente debbo parlare del turnover che viene limitato e che salta di fatto sia per quanto riguarda l’Arma dei carabinieri, che la Polizia di Stato, i Vigili del fuoco. Poi c’è anche il problema che riguarda i VFP1 ed i VFP4. Io ritengo che questo è un dato estremamente preoccupante.
C’è un problema che riguarda i giovani e, come più volte è stato detto anche da parte dei colleghi che mi hanno preceduto, c’è quantomeno una disattenzione o quantomeno un’attesa frustrata, una violazione dei diritti che sono stati acquisiti. Se uno fa un concorso, si impegna, studia e poi, invece di 1.800 posti, ce ne sono 400 dopo qualche anno, ritengo che qui ci troviamo nell’esatta situazione del problema, di cui parlavamo poc’anzi, degli esodati. Anche in quel caso si trattava di un diritto acquisito per altri versi e di diversa natura, ma anche qui ci troviamo su un problema molto, molto simile, ma che soprattutto pone anche delle questioni e degli interrogativi.
Signor Presidente, signor sottosegretario, lei mi ha sentito più volte dire che bisogna mettere un po’ di ordine e razionalizzare le Forze dell’ordine. Noi diciamo che c’è un problema di quantità e che c’è un sottorganico. Non c’è dubbio che con questo problema dell’assenza del turnover rimangono vuoti alcuni posti che erano stati programmati e pianificati. Non c’è dubbio.
Ma sono molti, allora, gli organici previsti? Io non lo so dire, perché non è stata fatta una seria razionalizzazione dell’impiego delle Forze dell’ordine all’interno del nostro Paese. C’è un collega che parlava delle sale operative. Io posso dire che ancora andiamo avanti con i commissariati di Polizia di Stato, con le caserme distribuite sui territori, dove ci sono molte volte uno o due carabinieri, e non c’è una valorizzazione, non c’è una sinergia, non c’è un’ottimizzazione delle risorse umane che ci sono.
Ma poi c’è un altro problema. La legge n. 121 del 1981 è stata ampiamente disattesa. Una delle realtà che viene colpita nei concorsi, con la spending review è quella dei marescialli, marescialli dei carabinieri ma anche per la Polizia di Stato. Voglio capire. La legge n. 121 fu fatta per creare una struttura di investigatori, che qualificasse l’azione delle Forze dell’ordine e desse sempre più forza ed efficienza all’azione di contrasto alla criminalità, sia organizzata sia non organizzata, anche perché sono convinto che vattellapesca, caro onorevole Di Biagio, quale è quella organizzata e quella non organizzata. Infatti noi abbiamo, per esempio in giro per l’Italia meridionale ed anche per la Calabria, gente che ha l’araldica e lo stemma nobiliare del capo-clan o del capo-criminale e poi ci sono dei criminali, che sono nelle istituzioni, che sono ugualmente pericolosissimi e soprattutto dannosi per la vita sociale, culturale, economica e via dicendo, sono quelli che sono al riparo. Ecco perché abbiamo bisogno di investigatori. Le scuole di formazione, che venivano legate alla legge n. 121 del 1981, non è che abbiano avuto un grande exploit. Non è che basta soltanto il concorso, non è soltanto la quantità. Certamente si è detto: qui vengono meno i numeri, viene meno ovviamente la quantità, come vogliamo fare la lotta alla criminalità organizzata? Io non lo so, veramente non lo so. Ci affidiamo semplicemente – ed giusto che sia – ai pentiti, ai testimoni ed ai collaboratori di giustizia. Va bene, abbiamo delle categorie. E gli investigatori di una volta? L’intelligence?
Non voglio parlare dei servizi di informazione, quello è un capitolo a parte. Ci assolviamo per il momento: per carità di Patria non parliamo ovviamente dei servizi di informazione, per grazia di Dio. Infatti, quando si parla di risparmio di risorse, dovremmo essere attenti in quel settore a quanto si spende e a quanto si sperpera. Ma questo è un mio vecchio discorso, che facevo quando ero al Copaco, qualche tempo fa. Allora è certo che con queste mozioni cerchiamo di sollecitare.
È un atto di indirizzo parlamentare. È un problema di economia, di economizzare? Qui c’è un equilibrio tra l’economizzare e la sicurezza del Paese. Diciamo anche che la lotta alla criminalità organizzata e non ci metterebbe al riparo da qualche defaillance sul piano economico, perché credo – si tratta di dati che noi abbiamo evidenziato giorno per giorno – che la criminalità organizzata e non organizzata porti dei danni, degli arretramenti e dei ritardi anche per lo sviluppo economico, per cui l’investimento sulla sicurezza è un investimento anche sul piano dell’economia, al di là del rafforzamento dell’istituzione.
L’onorevole Fiano leggeva alcune email e dichiarazioni di partecipanti al concorso. Sui giornali calabresi c’è qualche intervista a qualche mancato maresciallo, a qualche ragazzo che ha registrato un’ingiustizia. Qui troviamo consumata un’ingiustizia rispetto ai diritti e alle attese dei cittadini. Mentre noi parliamo di sicurezza questo atto crea più insicurezza e crea le condizioni per una violenza nei confronti delle istituzioni, perché quando manca la credibilità è un danno enorme. Questi danni non li fanno semplicemente i criminali, questi fatti sono gravissimi e determinano dei contraccolpi negativi. Soltanto questo dico, signor Presidente e non credo di dover aggiungere altro. Ho preso l’impegno con i miei colleghi di essere parco, di rispettare i dieci minuti a mia disposizione. Non assumo impegni per poi violarli, noi li assumiamo con grande responsabilità – non voglio fare nessun tipo di riferimento – ma mi auguro che il Governo – conosco peraltro la sensibilità, per storia e soprattutto per comportamento, lo dico con estrema chiarezza e con grande convincimento, del sottosegretario De Stefano – possa cogliere lo sforzo che facciamo.
Quante battaglie abbiamo fatto per la specificità? Le abbiamo iniziate quando eravamo in Commissione difesa per il riconoscimento di questo ruolo. Malgrado il riconoscimento della specificità e della peculiarità del ruolo delle Forze dell’ordine, delle Forze armate, c’è una situazione e una condizione delle Forze dell’ordine che è gravissima. Questo è un altro capitolo. Io non so in quale mondo si vive, ma chi ha un contatto o un rapporto intenso con le forze dell’ordine sa che la situazione è difficile e che il contrasto alla criminalità organizzata e non organizzata, quella ordinaria, non può essere lasciata al buon cuore, perché se non c’è una quantità, se non c’è chiarezza, non si può neanche razionalizzare o organizzare le Forze.
Ritengo che questo è l’impegno che noi chiediamo in questo momento e ci auguriamo che un atto di indirizzo parlamentare possa servire al Governo per le determinazioni del caso, partendo dall’assenza del turnover, per scegliere il nodo della sicurezza. In quali termini? Che venga finalmente il Ministro dell’interno un giorno in Aula. Questa è la mia conclusione, signor Presidente, lei è attento. Che venga il Ministro e che ci dica qual è il problema della sicurezza. Non ci deve spiegare quello che avviene a Reggio Calabria, a Catanzaro, a Cosenza o in Sicilia, ma, visto e considerato che la dottoressa Cancellieri è stata prefetto, ci dica qual è il problema della sicurezza e se ne dibatta. Molti ci dicono che produciamo molte leggi, però produciamo forse pochi atti di indirizzo parlamentare che ovviamente hanno un riscontro debole, il che è stato più volte evidenziato.
Questa è la mia conclusione, che vuole essere una richiesta, una sollecitazione, una evidenziazione di un problema molto vasto e molto ampio, che esprime anche situazioni che non sono contenute nelle nostre relazioni, ma certamente chi è addetto, chi è impegnato, chi ha responsabilità nell’istituzione sa qual è la situazione di gravità su cui noi abbiamo voluto richiamare, attraverso questi atti di indirizzo parlamentare, l’attenzione e la responsabilità del Governo, oltre che dei colleghi del Parlamento.

 










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