D’Onofrio: Ma la giustizia non è un derby

2009-12-08T13:39:00
Anche le vicende dell’ultima settimana hanno posto in evidenza il fatto che il rapporto tra la giustizia vista nel suo insieme e la politica vista altrettanto nel suo insieme, non è un rapporto che possa essere vissuto come in una partita di calcio tra due tifoserie contrapposte ma, al contrario, come una vicenda di straordinario rilievo politico e costituzionale che richiede per ciò stesso una distinzione radicale tra maggioranza di governo e maggioranza costituzionale.

Allorché si consideri infatti la legittimazione politica e costituzionale di una maggioranza di governo, si può certamente oscillare tra il richiedere, comunque e sempre, un voto popolare di governo e una maggioranza parlamentare, trattandosi – come nel caso italiano – di un sistema di governo democratico e parlamentare ad un tempo, e l’affermare del pari comunque e sempre l’insufficienza di qualunque maggioranza parlamentare per realizzare il necessario equilibrio tra giustizia e politica. La maggioranza di governo può certamente contenere al proprio interno una specifica tifoseria, che tende a vedere le decisioni della maggioranza alla quale essa fa riferimento quali decisioni sempre e comunque giuste, sempre e comunque da sostenere, sempre e comunque contrapposte alle decisioni di un qualunque schieramento politico, che intenda porsi quale alternativa di governo alla maggioranza medesima. Ma il rapporto tra giustizia e politica non si esaurisce esclusivamente nella volontà popolare, comunque necessaria per sostenere una maggioranza di governo, perché è di tutta evidenza che le questioni della giustizia – tutte, dalle indagini alle decisioni conclusive – non sono ricomprese tra le decisioni che traggono origine dalla legittimazione popolare.

Questa è infatti per sua natura essenziale per costruire una maggioranza di governo, ma risulta soltanto complementare per realizzare un equilibrio costituzionale basato su due valori non coincidenti: la giustizia da un lato, e la politica dall’altro. Non si tratta di valori costituzionali incompatibili l’uno con l’altro ma di valori certamente distinti l’uno dall’altro. Ed è per questa ragione che la maggioranza necessaria per costruire o modificare un equilibrio politico e costituzionale concernente il rapporto tra giustizia e politica non può coincidere con la pur necessaria maggioranza di governo, perché deve poter attingere a una diversa maggioranza parlamentare. Si tratta di una questione che non concerne soltanto o esclusivamente i poteri formali concernenti il decidere sulle questioni di giustizia aventi evidente rilievo politico, perché si tratta di questioni che richiedono ad un tempo legittimazione democratica e specifica legittimazione tecnica. Occorrono pertanto due maggioranze: l’una chiamata a decidere sulle questioni concernenti le scelte di fondo che la maggioranza popolare ritiene di voler perseguire, l’altra chiamata a ricercare il punto di equilibrio complessivo tra i valori propri della giustizia ed i valori propri della democrazia elettiva. Sono infatti due i valori costituzionali da tutelare: quello che vede nella volontà popolare il perno politico e costituzionale di fondo di una maggioranza di governo, e quello che a sua volta vede nel limite stesso al potere della maggioranza di governo il fondamento politico e costituzionale dell’essere orientato a rappresentare l’idea stessa di equilibrio costituzionale, senza il quale la maggioranza di governo rischia in ogni momento di sbandare nel senso di un presunto democraticismo assoluto, anche se a base elettiva e popolare. Le questioni concernenti la giustizia da questo punto di vista sono pertanto questioni complesse che attengono alla fase iniziale dell’indagine concernente un reato – se si tratta di giustizia penale – o un illecito comunque considerato – se si tratta di giustizia civile. È in questa fase che la giustizia a sua volta rischia di essere vissuta in una sorta di tifoseria considerata astrattamente giustizialista e quindi sostanzialmente antipolitica.

Lo scontro tra le due tifoserie si combatte pertanto all’insegna di un solo valore: quello della maggioranza di governo. Le due maggioranze che invece si intendono qui richiamare mettono da parte le rispettive tifoserie per ricercare un consenso più largo di quello necessario e sufficiente per governare, perché si tratta di un consenso concernente la convivenza tra giustizia e politica e non lo scontro permanente dell’una contro l’altra.

Di Francesco D’Onofrio, tratto da Liberal dell’8 dicembre 2009










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