D’Onofrio: Dal Ccd al Polo della Nazione

Le elezioni del 2008 hanno rappresentato un decisivo spartiacque politico.

Le elezione politiche del 2008 hanno rappresentato un vero e proprio spartiacque per quel che concerne la cultura politica ed istituzionale di fondo del Ccd. Questo partito era nato infatti all’inizio del 1994, nello stesso giorno (18 gennaio) in cui era nato il Partito Popolare Italiano fondato da Luigi Sturzo con il famoso appello ai “Liberi e Forti”. Orgogliosamente fu affermato che dalla Democrazia cristiana – che era stata demolita nel corso del biennio di tangentopoli – nascevano due gemelli: il Ccd da un lato e il nuovo Ppi dall’altro. In quella nascita il Ccd conservava gelosamente l’origine democristiana, pur non distinguendo a sufficienza tra il centro geometricamente inteso e il centro quale cultura moderata di governo per l’Italia. Il Ccd infatti vedeva proprio in Forza Italia il soggetto destinato ad esprimere certamente una propria vocazione elettorale maggioritaria, ma cercava allo stesso tempo di salvaguardare il concetto stesso di alleanza politica, forte soprattutto della propria discendenza democristiana, nel ricordo che proprio la De aveva concorso a far nascere il Partito popolare europeo.

Degasperiani dal punto di vista della laicità dello Stato; europeisti convinti quali parte costitutiva del Ppe; moderati nella proposta politica complessiva, soprattutto per quel che concerne la struttura economica e la politica sociale. Queste erano le caratteristiche fondamentali del Ccd.
Nel corso degli anni, sul tronco del Ccd si sono venute innestando alcune culture politiche comunque provenienti dall’esperienza storica della Democrazia cristiana (quale il Cdu e De), ed altre culture politiche, le une molto sensibili alla dimensione sociale dell’ispirazione cristiana (quale il Family day) e le altre protese alla ricerca della compatibilità tra cultura liberale ed esperienza cristiana.

Nel corso di tutti questi passaggi, la proposta di governo restava quella originaria di Forza Italia, della cui adesione al Partito popolare europeo il Ccd si era fatto promotore e garante. Partito laico di ispirazione cristiana nella tradizione degasperiana ha pertanto rappresentato il punto fondamentale di continuità dell’intera esperienza del Ccd dal 1994 al 2008. Con le elezioni politiche del 2008 è avvenuto un vero e proprio salto di qualità: si è passati dalla pigra accettazione di essere un piccolo partito che concorreva al governo del Paese nella Casa delle libertà, alla orgogliosa resistenza politica al tentativo di Veltroni da un lato e di Berlusconi dall’altro, che affermavano che non vi erano soggetti politici utili diversi da Pd e Pdl. È da quel momento che, pur mantenendo la medesima sigla (Udc), si diventa sostanzialmente Unione di centro: non si è trattato soltanto di un fatto letterale bensì di una mutazione profonda: si inizia in modo persino visibile il cammino verso l’affermazione di una cultura di governo alternativa sia al Pd sia al Pdl, perché si tende ad affermare che per il governo del Paese occorre una cultura che sappia ricercare comunque l’intesa sulle regole costituzionali fondamentali anche da parte di soggetti politici anche se questi si fanno promotori di radicali alternative di governo. Questo è il punto fondamentale che ha rappresentato il passaggio dalla ispirazione originaria del Ccd all’approdo attuale del Polo della Nazione.

Nel passaggio dalla partecipazione al governo Berlusconi all’opposizione dapprima al governo Prodi (forse non sufficientemente compresa nella sua dirompente novità) ed ora all’opposizione al governo Berlusconi, vi è pertanto un tratto fondamentale di continuità (l’ispirazione cristiana) e un tratto fondamentale di discontinuità (la cultura di governo). Si tratta di una discontinuità che l’Udc aveva posto anche in modo ripetuto nel corso della lunga legislatura 20012006, ottenendo una soddisfazione che il tempo ha dimostrato essere più formale che sostanziale. La discontinuità che oggi l’Unione di centro sta ponendo al Pdl concerne pertanto proprio la cultura di governo dell’Italia: il passaggio dalla logica del “o con me o contro di me” alla logica della compatibilità tra preventiva indicazione dell’accordo di governo e ricerca dell’intesa costituzionale anche con gli avversari politici. La discontinuità, l’Unione di centro l’ha posta anche al Pd: si tratta della prosecuzione di una pur tormentata linea del post-comunismo, o dell’avvio di una fase radicalmente nuova?
Non si tratta dunque di una pigra riproposizione di una “vecchia politica”, ma di una orgogliosa constatazione che quelle che sono state presentate agli italiani quali alternative di governo erano esclusivamente cartelli elettorali capaci di competere alle elezioni per vincere, grazie soprattutto al premio alla maggioranza, ma non anche alleanze politiche composte tra soggetti politici dotati di propria individualità, ma pur sempre tesi al governo complessivo del Paese. La vicenda politico-parlamentare che si è conclusa con il successo numerico del governo Berlusconi pone dunque all’Unione di centro la sfida nuova della capacità di governo e non solo del successo elettorale. Il coordinamento parlamentare che ha dato vita a quello che è stato definito il Polo della Nazione si pone pertanto allo stesso tempo quale punto di approdo del percorso iniziato con l’Udc nel 1994 e proseguito con l’Unione di centro nel 2008.

Di Francesco D’Onofrio, tratto da Liberal del 23 dicembre 2010

 

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