De Poli: lontani da loro. Zaia può stare tranquillo

Lunedì 3 Gennaio 2011, «Il presidente del Veneto non ci vuole in maggioranza? Nessuno gli ha mai chiesto qualcosa». Risponde così all’intervista di ieri al Gazzettino del governatore leghista del Veneto, Antonio De Poli, deputato-coordinatore regionale e capo della segreteria dell’Udc.

Antonio De Poli, incomunicabilità assoluta?
«Lo diciamo da anni: l’Udc è alternativa a centrodestra e centrosinistra. Stiamo costruendo un polo per dare agli italiani politica attenta ai problemi veri della gente e non che rincorre situazioni che nulla hanno a che fare con la realtà».

Zaia denuncia la vostra acredine nei confronti della Lega, condizione secondo la quale è meglio lasciarvi fuori dal centrodestra.
 «Non mi interessa il suo parere. Io bado al concreto. Nel bilancio regionale si tagliano le politiche sociali questo, purtroppo, è un fatto reale».

Ma l’acredine?
«Il nostro progetto è diverso da quello della Lega sia per le politiche sanità e sociale, sia per il federalismo che noi vogliamo sia strumento che dia veramente più risorse al territorio con più attenzione alla fasce più deboli, a chi ha perso lavoro e alle aziende colpiti dalla crisi».

La giunta regionale, seppure con l’opposizione della Lega, non ha aumentato l’addizionale Irpef.
«Non mi sembra si stiano avverando le promesse berlusconiane di meno tasse e più soldi a tutti. Anzi, l’accoppiata Lega-Pdl ha messo alla fame i Comuni e con l’aggiunta dei tagli dei trasferimenti dello Stato, in Veneto la giunta Zaia invece di andare incontro ai bisogni della gente taglia i fondi per disabili, anziani, aziende…».

Non ci sono soldi.
«Però si finanziano le feste padane. Lor signori devono capire che bisogna darsi delle priorità, cosa che coi tagli lineari decisi da Lega-Pdl che governano il Veneto non si sta facendo».

Tomat, presidente di Confindustria regionale, è consapevole della scarsità di soldi e invita a non chiederli, meglio puntare sulle riforme.
«D’accordo sulle riforme. Quanto ai fondi, mi permetto di ribattere che nel bilancio regionale le risorse ci sono: basta fissarsi obiettivi. Se bisogna chiudere tre-quattro ospedali nel Veronese, si proceda invece di attuare tagli lineari che penalizzano tutto il sistema sanitario. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i nostri piccoli imprenditori-artigiani-agricoltori dell’annunciata riduzione di fondi per l’impresa. Il centrodestra non sta scegliendo un bel nulla per paura di disturbare la pancia delle gente…».

Quale pancia?
«In momenti di crisi bisogna scegliere e in molti casi sono scelte dolorose, ma bisogna procedere non pensando alla possibile perdita di voti».

Quindi fare opposizione non è solo cantare l’inno di Mameli in consiglio regionale, come hanno fatto i vostri consiglieri appoggiati dall’intero centrosinistra e da parte del Pdl mentre i leghisti sono usciti dall’aula?
«Fare opposizione significa mantenere intatto il valore della nostra Patria. E anche dell’inno, che qualcuno appartenente alle istituzioni vergognosamente non canta. Ma anche approfondire tutto ciò che la maggioranza propone. Sono trascorsi i primi cento giorni di Zaia, risultato zero; ne sono passati 200, col risultato dell’annuncio di tagli a go-go e con il rischio, poi sventato grazie allo stop del Pdl, di aumento dell’Irpef. Sono Pdl e Lega che hanno idee contrapposte sulla politica per il Veneto. Noi voteremo solo quello che riterremo giusto».

E il rifiuto di Zaia per un eventuale ingresso dell’Udc in maggioranza?
«Noi stiamo dove siamo. Se, però, Berlusconi si dimette… sarebbe un’altra stagione».

Intervista di Giorgio Gasco, tratta da ‘Il Gazzettino’.










Lascia un commento