Roma, 07 GEN (Il Velino) – “Occorre capire e vedere dove ha fallito il Piano casa e modificarlo, rimettendo in moto l’edilizia e quindi l’economia della nostra regione”. Lo ha detto il presidente del Gruppo Udc alla Regione Puglia, Salvatore Negro commentando la notizia del monito della Cgil sul problema dell’occupazione. “Le preoccupazioni della Cgil, ma anche le parole del ministro Tremonti il quale avverte che la crisi non e’ finita, hanno bisogno di trovare risposte immediate in azioni concrete da parte della politica – ha sottolineato il presidente Udc – non si puo’ stare solo a discutere di nuovi piani e tavoli di concertazione mentre ci sono lavoratori che a fine mese non ricevono piu’ lo stipendio e non riescono a vedere un barlume di luce nel futuro delle loro famiglie Occorrono anche piccoli interventi immediati in grado di portare vere e proprie boccate d’ossigeno all’economia pugliese e all’occupazione. Gia’ sei mesi fa – ha ricordato Negro – abbiamo lanciato un appello agli assessori Loredana Capone ed Angela Barbanente chiedendo di farsi promotori di una serie di incontri con le parti interessate (commissione competente, Ordini professionali, associazioni di categoria) onde procedere in tempi brevi ad una rivisitazione della Legge regionale 14/2009 collegata al Piano casa che va aggiornata e calata nella nostra realta’, fatta di piccole imprese, la maggior parte delle quali e’ a conduzione familiare e quindi senza alcuna possibilita’ di partecipare ai grandi appalti”.
“Altre Regioni, come Lazio e Campania – ha continuato il capogruppo Udc – hanno marciato in questo senso modificando il Piano casa del governo Berlusconi che gia’ prevedeva una serie di vincoli ed oneri, poi aggravati dalla normativa regionale. Questo ha portato ad un flop che e’ sotto gli occhi di tutti e le imprese che avevano sperato in una ripresa si trovano oggi in una situazione ancora piu’ disperata rispetto ad una anno fa.
L’obiettivo – ha spiegato Negro – deve essere quello di liberare la piccola e media impresa da quei lacci e oneri burocratici previsti dalla legge regionale, che ne frenano lo sviluppo, mettendola in condizione di muoversi con agilita’ e stare al passo con i tempi. Questo – ha concluso – non vuol dire perseguire la cementificazione del territorio o l’edificazione facile, ma il riutilizzo del patrimonio edilizio esistente attraverso ristrutturazioni o piccoli ampliamenti che per dimensioni, tipologia o dimensioni risultino compatibili con il contesto paesaggistico, urbanistico e architettonico circostante”.