Intervento Lorenzo Cesa all’Assemblea Udc – 13 gennaio 2011

13 GEN – Care amiche, cari amici,

grazie per aver accolto il nostro invito. Non credo di dovermi dilungare sull’importanza di questo primo incontro del 2011 perché sono convinto siate tutti perfettamente consapevoli che questo anno della legislatura sarà centrale e decisivo anche per il nostro futuro.

In sala sono presenti i nostri deputati e senatori, i coordinatori ed i presidenti regionali e provinciali ed i coordinatori dei comuni capoluogo in cui si voterà tra pochi mesi in primavera. </p>

Vorrei dirvi subito che ognuno di voi, ognuno di noi, è atteso da un lavoro molto duro e delicato fin dai prossimi giorni che richiederà pazienza, fermezza e nervi saldi. Ci prepariamo ad attraversare una fase decisiva per il Paese e per la vita del nostro partito e non potremo permetterci di commettere errori, a livello nazionale come in periferia.

Sappiamo quanti sacrifici abbiamo dovuto sopportare per arrivare fin qui negli ultimi due anni e mezzo. Sfidando tutto e tutti, rinunciando ai posti di potere, scegliendo di correre da soli contro le corazzate dei due schieramenti.

Chiamandoci fuori da un bipolarismo che ha dominato la scena politica italiana degli ultimi 16 anni e che finora aveva sempre schiacciato chiunque provasse a mettersi contro.

Se noi non siamo stati schiacciati e siamo qui oggi, è perché abbiamo capito per primi che questo bipolarismo ha ormai il fiato corto e che il Paese è pronto per la fine di questa stagione e attende solo che gli venga offerta un’alternativa. Un’alternativa seria e credibile.

Bene, questa alternativa siamo noi, dobbiamo essere noi. E la conferma ci arriva dai fatti. Due anni e mezzo fa eravamo completamente soli a testimoniare queste cose. Oggi si sono avvicinati a noi altri, provenienti dall’uno e dall’altro schieramento.

Oggi danno la nostra stessa interpretazione critica di questo bipolarismo Fini, che aveva fondato con Berlusconi il Pdl, e Rutelli che aveva fondato con Fassino il Pd; la pensano come noi il Movimento per le Autonomie di Lombardo ed i liberaldemocratici. Ma soprattutto la pensano come noi, o aspettano da noi solo qualche ulteriore passo in più in questa direzione per seguirci, milioni di italiani.

Allora, cari amici, se c’è una cosa che non possiamo permetterci in un quadro tanto favorevole per noi e insieme tanto complesso e difficile per il Paese, è quella di apparire agli occhi dei nostri concittadini come incerti o indecisi.

Abbiamo un’unica strada davanti, la strada che abbiamo progettato, tracciato e aperto noi, la strada della costruzione del Nuovo Polo.

Le alternative non esistono, le incertezze o i passi indietro o di lato, a destra come a sinistra, non solo non verrebbero compresi, ma sicuramente verrebbero usati come boomerang contro di noi.

Siamo e dobbiamo rimanere equidistanti dal Pd e dal Pdl.

Mi pare che nessuno più dubiti qui dentro sul fatto che non andremo a costruire l’ennesimo esercito di Franceschiello con il Pd se il Pd continua ad inseguire Vendola e Di Pietro.

Il governo Prodi si è schiantato assommando sigle di partito che non avevano niente in comune tra loro: dopo appena due anni e mezzo ha ricevuto un giudizio di condanna senza appello da parte degli elettori.

Noi eravamo all’opposizione di quel governo e di quel metodo di costruire le coalizioni allora ed avevamo ragione.

Non saremo certo noi, dunque, a riproporre domani quello che ieri noi stessi e gli italiani abbiamo fermamente respinto. Il Paese chiede alla politica concretezza e soluzioni ai problemi, mentre non è più disposto a dare credito a coalizioni messe insieme solo per guadagnare poltrone, ma incapaci di governare perché divise al loro interno su tutto: se il Pd vuole stare insieme a chi insulta Bonanni e Marchionne faccia pure. Ma non può pensare di stare anche insieme a chi, come noi, ritiene la vittoria del “sì” al referendum irrinunciabile per scongiurare il rischio più drammatico: una Fiat fuori dall’Italia e i lavoratori mandati a casa.

Ma vorrei che nessuno più si sentisse nemmeno attratto, specie in qualche periferia, dall’idea di farci assumere il ruolo di stampelle di Berlusconi.

Il presidente del Consiglio che apre all’Udc è lo stesso che contemporaneamente avvicina deputati di tutti i gruppi, compreso il nostro, nella speranza di portarne via qualcuno con il solo obiettivo di tirare a campare.

Ci corteggia. Ma a parole, perché quando gli offriamo la disponibilità a discutere alla luce del sole sui problemi del Paese e sulle riforme da introdurre, manda a dire che non si fida di noi.

Avrebbe senso dunque fargli da stampella? E per ottenere cosa? Qualche poltrona in cambio del disgusto degli italiani che giustamente ci tratterebbero come quei tre “responsabili”, si fa per dire, che da un giorno all’altro hanno il fatto il salto della quaglia senza spiegazioni plausibili?

E poi a chi servirebbe tutto questo? A Berlusconi senz’altro, ma di sicuro non a noi e nemmeno al Paese. Berlusconi non è riuscito a governare, ad affrontare i temi della crisi, delle riforme quando aveva 70 parlamentari di maggioranza, perché dovrebbe farcela con tre o dieci o venti?

Ecco allora che io sono convinto che non siano nemmeno necessarie tante parole: dobbiamo fare il Nuovo Polo, lavorare al progetto di un nuovo Polo per la Nazione.  E se non lo facessimo sarebbe una follia.

Ci stiamo lavorando a livello nazionale, con una serie di incontri con le altre forze politiche che daranno vita con noi all’alternativa per il Paese. Abbiamo già impostato incontri tematici sulle riforme economiche e sociali, sugli enti locali, in vista delle prossime amministrative. Altri ne seguiranno, e poi andremo verso un primo appuntamento pubblico: l’assemblea dei parlamentari del Nuovo Polo, che abbiamo già messo in calendario per il 28 e 29 gennaio prossimi a Todi.

Ma soprattutto intendiamo lavorarci con i nostri dirigenti a livello regionale, provinciale e comunale a partire dalle realtà in cui si andrà al voto tra pochi mesi. Ed è questa la ragione per cui abbiamo ritenuto indispensabile la vostra presenza qui, oggi. Il Polo della Nazione, per essere credibile e guadagnare rapidamente visibilità e attenzione, dovrà essere ed apparire come una scelta netta e convinta a tutti i livelli. E le amministrative rappresenteranno il primo vero banco di prova per il nuovo progetto. Dovrete e dovremo essere capaci di rappresentare l’elemento di novità e di cambiamento rispetto ai soliti due schieramenti, rispetto al populismo del centrodestra cannibalizzato dalla Lega e alla confusione e all’arretratezza delle proposte di un centrosinistra ostaggio di Vendola e Di Pietro. Dovrete e dovremo dunque metterci al lavoro da subito per individuare candidati autorevoli e forti che si mettano al centro della competizione e rompano il solito schema. Dovrete e dovremo essere capaci di mettere in campo persone e programmi capaci di vincere o di andare al ballottaggio e risultare decisivi per cambiare il modo di amministrare le nostre città e le nostre province.

E’ inutile che vi dica a questo punto che se erano senza senso i litigi, le gelosie e le divisioni interne quando eravamo soli a testimoniare la presenza del centro a livello locale, ancora più incomprensibili ed inaccettabili saranno le chiusure e le piccole beghe interne. Dobbiamo essere uniti ovunque.

E uniti dobbiamo avviare il dialogo con gli alleati e con le liste civiche e i democratici cristiani delusi del Pdl e del Pd che verranno a bussare alla nostra porta.

Così come incomprensibili ed inaccettabili saranno gli sbandamenti a destra come a sinistra e, peggio ancora, l’inerzia. Siamo una novità, raccogliamo e sentiamo grande attenzione su di noi: tutto possiamo fare tranne che stare fermi e non fare nulla. Ecco allora che le prossime settimane ed i prossimi mesi dovranno essere contrassegnati da iniziative a tutti i livelli: comunali, provinciali, regionali, di incontri tematici, conferenze stampa, eventi e assemblee di partito e del nuovo Polo.

I temi e gli argomenti di certo non ci mancano. Sono quelli della modernizzazione, delle riforme, dell’attenzione alla famiglia e alle piccole e medie imprese, dei valori cristiani, della tutela della vita e della centralità dell’uomo, dei giovani. Sono i temi su cui ci siamo impegnati senza sosta in questi anni e sono i temi che una volta di più ha rilanciato chiaramente a inizio settimana Pier Ferdinando con la sua intervista al Corriere della Sera.

Dovremo saper dare messaggi chiari.

In primis a un Paese spaventato e depresso dalla crisi, al 30% dei giovani che non hanno lavoro, alle famiglie che sono tornate indietro di 11 anni nei loro risparmi per fare fronte ad un’economia che non cresce più, abbandonate a se stesse.

Ad un ceto medio che scivola giorno dopo giorno verso la povertà, noi dovremo offrire un messaggio di serietà e responsabilità.

E mentre gli altri lavorano a dividere il Paese, a noi viene offerta la straordinaria opportunità di essere gli unici in grado di unirlo.

Il nuovo Polo sarà vincente se saprà pacificare l’Italia, e l’Italia uscirà dalla crisi solo se si pacificherà mettendosi alle spalle questi inutili e dannosi sedici anni di lotte intestine più degne del Colosseo di 2000 anni fa che della politica di una potenza industriale mondiale del terzo millennio.

Dovremo saper mettere il cittadino al centro dell’agenda politica al posto delle liti tra partiti. Dovremo essere il motore del cambiamento e della modernizzazione spingendo perché si facciano finalmente le riforme.

Dovremo restituire un’immagine alta e nobile alla politica, riportandola al ruolo di servizio per il cittadino dopo anni in cui è stata ed è principalmente al servizio di se stessa.

Con questa sensibilità, con questo senso di responsabilità, ci siamo mossi finora e ci muoveremo nei prossimi mesi in Parlamento votando tutti i provvedimenti che riterremo utili al Paese, da chiunque provengano, e opponendoci a tutti i provvedimenti che non condivideremo.

Con questo spirito nelle prossime settimane affronteremo il tema del federalismo: disponibili come sempre al confronto, ma non senza adeguate garanzie. Quello che ci piace è il federalismo solidale di cui ha parlato il presidente Napolitano nei giorni scorsi. Un federalismo che non mette in dubbio l’unità del Paese, che esalti i valori nazionali traendo forza dalle tante peculiarità del nostro territorio; che non sia sbilanciato verso una parte dell’Italia per affossare l’altra. Un federalismo che, andando a modificare il nostro impianto fiscale, non si riveli la solita furbata per dare ancora di più a chi ha già molto ma che al contrario si concretizzi in un’occasione per ridare un po’ di ossigeno alle famiglie attraverso un’equa applicazione dell’imposizione locale.

Su questo come su tutti gli altri provvedimenti che andremo a discutere in Parlamento saremo pronti a dire la nostra e a presentare le nostre proposte. Convinti che il Paese abbia bisogno di riforme, di un clima rispettoso delle istituzioni, del ruolo del Capo dello Stato, del Parlamento, della magistratura, della Corte Costituzionale, che non possono e non devono mai essere tirate per la giacca, di equilibrio tra i poteri, assai più che di un’inutile campagna elettorale con toni apocalittici. Ma pronti anche ad affrontare il voto se Berlusconi vorrà portarci fin lì. Ma se così dovrà essere, se il Paese dovrà correre il rischio di impantanarsi come la Grecia o l’Irlanda, allora dovrà essere almeno chiaro che sono stati l’incapacità di governare di Berlusconi e della sua maggioranza di tre voti a condurci a quel punto.

E allora per la prima volta in sedici anni i due poli dovranno seriamente preoccuparsi. Perché la voglia di cambiare sarà fortissima nel Paese. E noi, ne sono fermamente convinto, saremo pronti a rappresentarla.

Grazie.

Intervento Cesa Assemblea UDC 13 gennaio 2011.pdf








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