I° Assemblea Nuovo Polo della Nazione: il discorso di Mario Tassone

Todi 28-29 Gennaio – ‘Amici, vorrei fare un ragionamento molto rapido e preciso, cercando anche di recuperare quello che è il senso di ciò che deve essere un incontro tra parlamentari. Non c’è dubbio che questo incontro nasce da una esigenza, l’esigenza di parlare, come si sta facendo ovviamente, di politica e capire che tipo di proiezione e di prospettiva questa realtà possa avere nel medio tempo e nel primo tempo. Certamente la ricognizione dei temi e dei problemi ha senso e ha significato, e le risposte hanno significato e valenza se c’è una prospettiva e una indicazione e un traguardo e un obiettivo da perseguire.
Allora questa è o una alleanza per la “bisogna”, per il contingente, e credo che Casini ne abbia spiegato molto bene i passaggi, oppure è una alleanza di mutuo soccorso, di difesa, o ancora una realtà che possa dare un contributo per il futuro del nostro paese. Se io vi dicessi in questo momento con la lealtà e con la sincerità che mi contraddistinguono, anche se non vorrei passare per autoreferenziale, questa è una realtà, una alleanza che si sta “saggiando”, brutta parola ma non trovo altro termine. Precorrere i tempi credo che sia un azzardo, non fare delle valutazioni complessive che riguardino anche il passato, il passato prossimo, non dico il passato remoto, significa bypassare e pensare che le colpe e le responsabilità siano da una certa parte e invece le colpe e le responsabilità devono essere equamente distribuite, e se oggi una capacità di reagire, questo fa onore a chi reagisce, ma bisogna cominciare a costruire.
Chi ha vissuto la prima fase della Repubblica, e sa, ed anche in questo sono d’accordo con Casini, che il tema della fine dei partiti non fu tangentopoli. Ma ci fu un altro fondamento: i partiti non c’erano più, avevano perso il collegamento e l’ raccordo con la società, c’erano le correnti, la pesantezza organizzativa e quant’altro, c’era una autoreferenzialità, c’erano leader, capi e capetti che avevano sostituito quello che era lo scenario e la platea di riferimento che aveva caratterizzato la prima fase della Repubblica, i movimenti di massa, i partiti di massa. Tutto questo si è andato sempre più restringendo fino a identificare i partiti e l’approdo di allora in complesse e complicate oligarchie. L’autoaffondamento ci fu, nei partiti stessi, e quando giustamente si mise anche in campo il discorso della giustizia, io ricordo che nel ’92-’93, non so chi c’era tra i presenti, ma certamente eravamo numerosi in Parlamento. I colleghi non avendo capito quello che stava accadendo nella Repubblica, quando vedevano rotolare una testa applaudivano, soprattutto chi era dello stesso partito, socialista o democratico cristiano. Non si capiva che il sistema era finito e il sistema che si è preparato dopo, ovviamente con la volontà popolare del ’93, il referendum del ’91 prima e la Legge Mattarella, fu il suggello della fine dei partiti di quella prima fase della Repubblica e la costruzione di una nuova fase che non risolveva la crisi della politica dell’ultima fase della cosiddetta Prima Repubblica, ma l’aggravava, portando ad un sistema dove prevalevano movimenti, leader e salvatori della patria, di fatto distanti dal territorio e da quella concezione della democrazia che aveva costruito il Paese dal secondo dopoguerra in poi. E adesso ritengo che siamo al nodo finale.

Io vorrei essere compreso fino in fondo, chi pensa minimamente che in tutto questo ragionamento si possa trovare una “quadra”, io sono d’accordo a trovare una quadra, ma io sono cocciuto. Cosa significa dire che “è finito questo bipolarismo”? E’ finito il bipolarismo! E’ finito il bipolarismo, se noi vogliamo rimettere in campo i partiti e le formazioni politiche, e quindi ricostruire un sistema della democrazia non con i figuranti o con i leader a cascata, ma una democrazia vissuta attraverso gli apporti dei più e la selezione attraverso la partecipazione di una classe dirigente. E ricordate quando si diceva “ nessun dirigente, nessuna delle istituzioni che venga dalla politica, ma tutti dalla società civile”? Ve lo ricordate? Siamo andati avanti con le parole d’ordine. Ma perché parliamo di Berlusconi? Berlusconi è il simbolo di un processo degenerativo della politica! E’ il sistema che bisogna cambiare! È la fine di un processo ! E se questa realtà ha un senso, non è quello di consumar vendette e di creare risse, ma di costruire una realtà pacifica e moderata all’interno del nostro paese.
Io non vengo a consumar vendette amici, non ho da farmi pagare, da farmi rimborsare, perché ognuno di noi nel piccolo o nel grande, si è assunto le proprie responsabilità, e le responsabilità delle scelte del passato, del presente e certamente anche del futuro! Ecco perché io dico no al termine “polo”, l’ho detto alla riunione di gruppo del mio partito, l’ho detto all’assemblea dei coordinatori regionali e provinciali del mio partito. La finiamo con questa etichetta di “polo”? Il termine polo mi da il senso di una accozzaglia di simboli, etichette e comitati elettorali. Cerchiamo di trovare una realtà dove la moderazione sopravanzi, e dove anche i problemi economici, che sono stati affrontati a mio avviso con grande intelligenza e soprattutto con grande forza dal mio amico Mario Baldassarri, dall’On. Lanzillotta, dopo un avvio certamente molto importante da parte di Adornato, questi problemi economici abbiano poi un approfondimento anche politico, un segnale successivo, un tema, perchè i problemi economici, tu l’hai detto Mario, sono fatti politici. E allora questa area deve capire quali interessi va a tutelare, qual’è il blocco degli interessi sociali che va a tutelare che va a costruire e che va a difendere, perché Maastricht, è stato per alcuni versi bloccante. Ma bisogna anche comprendere quale incidenza ha avuto e può avere in nostro Paese nell’Europa, un’Europa che, sostanzialmente, non c’è. Si profila un mondo bipolare tra Cina e Stati Uniti d’America, mentre il Vecchio Continente rimane con una serie di contraddizioni, anche perché ha sbagliato i processi di allargamento. Non c’è dubbio che siano temi che vanno vissuti, anche quello della nostra economia, e quando parliamo di economia dobbiamo parlare anche di criminalità organizzata, che ha un grande fatturato che altera l’economia del nostro Paese e la droga continuamente. Sono fatturati immensi, di collegamenti immensi, di depressioni economiche, dove gli interessi si annidano. Io avrei finito il mio ragionamento, non ho da dire altro. Chi pensa che questo sia un approdo, sentivo qualcuno, non so chi fosse, dire che noi andremo avanti con un soggetto, eccetera eccetera. Ma dico, ci vogliamo rovinare? I soggetti si costruiscono attraverso le memorie di riferimento, sensibilità che accomunano, sennò facciamo di nuovo la vecchia storia, la riproponiamo, in termini diversi, dove hanno prevalso più gli interessi di una società di mutuo soccorso, e non le idee e le sensibilità. Cerchiamo di trovare la sintesi, la prospettiva, io sono d’accordo. Oggi certamente questa sintesi non l’abbiamo, ma è la volontà che dobbiamo perseguire’.










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