Una politica estera all’altezza della nuova centralità del Mediterraneo
Una adeguata riflessione storica consente di rilevare le due straordinarie novità che, anche se in tempi diversi tra di loro, stanno finendo con il porre l’Italia tutta in un contesto geopolitico per un verso nuovo (le direttrici di fondo del nuovo protagonismo asiatico), e per altro verso antico (la naturale appartenenza dell’Italia al contesto europeo).
L’incontro di Todi ha infatti finito con il porre in evidenza che la straordinaria novità del nuovo polo per l’Italia consiste proprio nel suo proporsi quale guida di governo del nostro Paese nel contesto della nuova geopolitica che colloca l’Italia appunto in modo nuovo tra Europa e Mediterraneo. Occorre infatti saper guardare con una adeguata analisi storica al contesto europeo nel quale l’Italia del secondo dopoguerra finì con lo scegliere il processo di integrazione europea dopo la sconfitta militare che aveva concluso la grave illusione nazionalistica del fascismo.
L’Europa (allora occidentale perché ad Est vi era l’Unione Sovietica) rappresentava infatti anche una rigorosa scelta democratica perché finiva con il collocare l’Italia di quel periodo in un contesto europeo al quale avevano partecipato in modo determinante (anche se sostanzialmente coloniale) le diverse parti d’Italia che a metà dell’Ottocento erano confluite nel comune Regno d’Italia. L’Europa rappresentava pertanto sostanzialmente la democrazia che aveva concorso a sconfiggere la proposta totalitaria dell’Italia fascista non meno che della Germania nazista. Scelta democratica fu pertanto quella posta a fondamento della stessa scelta europeistica di Alcide De Gasperi. Nel medesimo arco di tempo stava maturando il faticosissimo processo di decolonizzazione dell’Africa del Nord: dal Marocco all’Egitto si stava infatti concludendo una lunga stagione coloniale che soprattutto gli inglesi e i francesi avevano condotto anche in riferimento al Nord Africa. Fu in quel periodo (durato quasi un ventennio successivo alla seconda guerra mondiale) che la scelta anti-colonizzatrice promossa dagli Stati Uniti finì con il saldare la scelta europeistica dell’Italia con la politica estera nordafricana degli Stati Uniti: una comune radice democratica finiva con il dare una comune prospettiva ad Alleanza Atlantica da un lato ed europeismo dall’altro.
Il processo di colonizzazione del Nord Africa ha finito con il convivere da un lato con un parallelo processo di democratizzazione di tre rilevanti Stati europei: Grecia, Spagna e Portogallo, e dall’altro con il disgelo del sovietismo della Jugoslavia e dell’eccentrico comunismo cinese dell’Albania. Questi complessivi processi politico-istituzionali che si sono andati consolidando negli ultimi venti anni, non hanno purtroppo trovato adeguata attenzione proprio da parte dell’Italia, forse perché il peso del mediterraneismo mussoliniano ha impedito troppo a lungo una adeguata iniziativa italiana riferita a quel che stava accadendo proprio intorno a noi.
Le stesse vicende che si stanno svolgendo in Albania, in Tunisia e in Egitto, proprio in questi giorni, vedono purtroppo una insufficiente partecipazione italiana alle iniziative che i maggiori Paesi europei stanno assumendo in riferimenti a queste parti del Mediterraneo. Occorreva pertanto che la nuova situazione geopolitica del Mediterraneo trovasse in nuovi protagonisti mondiali un punto di forza non legato alla prevalente cultura mitteleuropea, che sembra talvolta guidare la politica estera tedesca, o alla perdurante egemonia mondiale della politica estera statunitense. Questa, a sua volta, da qualche tempo ha cominciato a guardare al Pacifico molto più che all’Atlantico.
È in questo contesto che da qualche anno l’emersione soprattutto dell’India e della Cina nel panorama geopolitico mondiale fa del Mediterraneo un’area a sua volta dotata di una nuova centralità: nuova, perché non più legata a velleitarie pretese egemoniche del fascismo italiano in questa area; centralità, perché il nuovo equilibrio mondiale – proprio della globalizzazione in atto – fa del Mediterraneo un’area fondamentale per i nuovi rapporti tra Asia, Africa ed Europa. Si tratta dunque della necessità di attrezzare il governo del nostro Paese di una adeguata cultura del nuovo rapporto tra Europa e Mediterraneo: si tratta di una grande sfida politica, prima ancora che economica, ed è di conseguenza che l’Italia ha bisogno di una classe dirigente all’altezza di questa sfida.
La critica che l’Udc aveva ripetutamente fatto al finto bipolarismo Pd-Pdl aveva infatti posto in evidenza la necessità di passare da una esperienza di cartelli elettorali ad una proposta di patti politici: il nuovo rapporto tra Europa e Mediterraneo rende sempre più evidente che i cartelli elettorali possono essere forse utili per vincere le elezioni, ma che essi non sono idonei per governare l’Italia nel nuovo contesto del rapporto tra Europa e Mediterraneo. Anche su questo punto, dunque, l’incontro di Todi è andato oltre il pur importante coordinamento parlamentare dei partiti che fanno parte del nuovo polo.
Di Francesco D’Onofrio, tratto da Liberal del 2 febbraio 2010