Signor Presidente, discutiamo e affrontiamo un argomento, forse non di grande rilevanza, così come quello che abbiamo ascoltato poc’anzi. Si tratta di un dibattito tutto interno, che potremmo dire tra «ex amici», dove non arriviamo né raggiungiamo queste vette così alte, seguite ovviamente con grande attenzione da tutto il Paese, che vi dedica le sue giornate e non dorme per capire e comprendere questi spostamenti di immobili di altro genere.
Ritengo che ora noi ci interessiamo un poco, attraverso questa nostra interpellanza, dei miseri e dei derelitti di questa terra, di una realtà regionale come quella calabrese, che manifesta e presenta sempre più elementi di difficoltà e asperità, che certamente bisogna guardare con una diversa ottica, con diverso slancio e con una diversa volontà.
Ringrazio il signor Presidente e anche il sottosegretario all’interno, presente in Aula, che certamente, leggendo e soprattutto raccogliendo le osservazioni che evidenziamo nella nostra interpellanza, capirà di che cosa stiamo parlando. Stiamo parlando di Rosarno e delle vicende che hanno caratterizzato drammaticamente quella realtà nel gennaio 2010, con quell’esplosione di rabbia, con le manifestazioni molto forti e alcune volte anche violente da parte di immigrati, con le risposte altrettanto violente che vi furono anche in quel territorio e in quella realtà. Stiamo parlando di vicende drammatiche e amare, che ci riportano via via indietro nel tempo, in un’arretratezza ed esasperazione senza limiti, allo sfruttamento, all’attività di proprietari a volte senza scrupoli.
È una realtà, come dicevo poc’anzi, misera, che certamente ha bisogno non soltanto di essere guardata con attenzione, quando si trova al centro di manifestazioni o quando l’opinione pubblica o i mass media si polarizzano su quelle vicende; ritengo invece che bisogna affrontarla in termini molto seri e soprattutto molto incisivi in questo particolare momento, in cui si intravedono già delle situazioni di difficoltà e sussiste chiaramente una situazione che permane in tutta la sua gravità.
Signor Presidente, voglio ricordare al signor sottosegretario che, quando abbiamo discusso delle vicende di Rosarno, vi era stato il grande impegno di guardare con molta attenzione alla questione e, quando vennero rese le notizie relative a situazioni di vita subumana degli immigrati, si assunse da parte del Governo e di tutto il Parlamento un impegno: queste situazioni non potevano essere più accettate e dovevano essere rimosse. Oggi, ad un anno di distanza, dobbiamo dire con molta chiarezza che questa situazione si sta riproponendo drammaticamente.
Ci sono varie inchieste di giornali anche locali che hanno dedicato articoli e servizi molto ampi alla situazione di Rosarno, che poi è ripetitiva di altre realtà: c’è una massa di migranti, lo sfruttamento, le condizioni di vita che sono quelle che sono. Faccio riferimento ai container che sono costati 250 mila euro e che restano inutilizzati e a una raccolta di agrumi sempre più defatigante. Mi dicevano questa mattina che un chilo di agrumi viene a costare due centesimi, per cui non è più neanche remunerativa, non c’è neanche più lavoro e c’è una esasperazione molto forte.
Lei ricorderà, signor sottosegretario, che quando scoppiarono queste vicende nessuno aveva visto niente e ci fu un rimbalzo di responsabilità tra organi dello Stato e organi della regione. Ritengo, invece, che ci siano responsabilità che vanno distribuite equamente. La nostra interpellanza nasce da questa esigenza: c’è una situazione grave che permane anche dopo il gennaio 2010, è passato un anno e non sono stati compiuti passi in avanti. Che cosa aspettiamo, che venga fuori un’altra esplosione e che ci siano situazioni non più controllabili? Ecco perché questa nostra richiesta di capire e di comprendere perché ci sono state inadempienze, perché i container non sono stati messi in funzione, perché ancora la gente vive in capanne con una promiscuità incredibile (dieci o quindici persone in una stanza), nelle campagne abbandonate.
Ritengo che questa situazione certamente non può dare dignità e decoro a un Paese che riteniamo essere moderno, civile, avanzato e una delle potenze più importanti e significative a livello mondiale: la nostra interpellanza nasce da questa esigenza. Mi auguro che la risposta possa offrire modulazioni di percorsi e garantire un’attenzione da parte del Governo, non soltanto quello centrale ma anche un coinvolgimento degli organi regionali e comunali.
C’è bisogno di un indirizzo, sia per quanto riguarda i temi e i problemi della sicurezza nonché, ancora più importanti, quelli del rispetto della dignità umana e dei principi che non possono essere rimossi ma che devono essere riaffermati, soprattutto in questo particolare momento, con tutto quello che si conviene e con tutto quello che c’è dietro, con le organizzazioni criminali che certamente sono sempre attivamente presenti quando c’è da sfruttare, alimentare violenze e soprattutto trarre da tutto ciò benefici e arricchimento.
La situazione resta sempre complessa e anche se molte volte esaltiamo – come è giusto – alcuni dei risultati raggiunti nel contrasto alla criminalità organizzata non c’è dubbio che, invece, tali risultati siano, molto spesso, degli episodi e non ci sia invece quel risultato complessivo, esaustivo e conclusivo che tutti noi auspichiamo. È un ribollire di situazioni e di vicende drammatiche e, certamente, questa vicenda relativa agli immigrati, insieme ad altre situazioni – come dicevo poco fa – collegate, credo formino un crogiolo e un magma che possono essere sempre più forieri di eventi pericolosi e soprattutto di arretramento di civiltà e ulteriore condizionamento di questa nostra regione nel suo anelito e nella sua ansia di progresso e di sviluppo civile e democratico.
La risposta del sottosegretario di Stato per l’interno, Michelino Davico
Signor Presidente, onorevoli deputati, questa interpellanza urgente permette, a distanza di circa un anno, di affrontare nuovamente la delicata questione delle condizioni di vita in cui si trovano gli extracomunitari impegnati nella raccolta degli agrumi ed, in particolare, gli episodi che hanno interessato il comune di Rosarno. In questo tempo, la situazione è stata continuamente monitorata. Obiettivo delle istituzioni responsabili, la prefettura di Reggio Calabria, l’amministrazione comunale di Rosarno e le altre istituzioni coinvolte, è quello di contribuire al ristabilimento di condizioni normali di vita della popolazione, al rispetto della legalità, al fine di evitare il ripetersi di episodi di violenza e di intolleranza. Analoghi sforzi sono stati profusi per favorire l’effettiva integrazione degli immigrati nell’ambito della comunità rosarnese e garantire condizioni lavorative ed alloggiative dignitose a quanti sono impegnati nei lavori stagionali. In particolare, la cabina di regia di ciascuna iniziativa assunta a tutela della legalità è rappresentata dal tavolo tecnico permanente costituito presso la prefettura di Reggio Calabria, sede naturale del coordinamento delle forze di polizia per quanto riguarda l’attività di controllo del territorio, ma anche del coordinamento istituzionale tra il sistema delle autonomie locali e le amministrazioni periferiche dello Stato.
L’attività della prefettura si muove in stretto collegamento con quella della procura della Repubblica intensificando i rapporti di collaborazione nel rispetto delle reciproche responsabilità istituzionali. Questo sia per quanto attiene al coordinamento delle forze di polizia nell’attività di prevenzione e repressione, sia per quanto riguarda il coordinamento dell’attività investigativa che fa capo ai magistrati inquirenti. Al predetto tavolo tecnico hanno preso parte, oltre ai rappresentanti dell’amministrazione comunale, gli altri uffici ed enti a vario titolo interessati (forze di polizia, regione Calabria, provincia di Reggio Calabria, direzione provinciale del lavoro, azienda sanitaria provinciale, associazioni di categoria del comparto agricolo e del terzo settore), proprio nell’ottica di definire tutte le iniziative necessarie a scongiurare ed, eventualmente, fronteggiare il ripetersi di situazioni critiche, nonché al fine di prevenire situazioni di degrado igienico-sanitario ed assicurare ai lavoratori immigrati sistemazioni dignitose. Dai lavori del citato tavolo sono emersi importanti indicazioni sulla fisionomia attuale del fenomeno. In particolare, i rappresentanti delle organizzazioni dei datori di lavoro hanno evidenziato che le produzioni agrumicole hanno subito, in questa stagione, gli effetti di una grave crisi di mercato, tale da scoraggiare le imprese dal procedere alla raccolta dei frutti e, conseguentemente, all’assunzione di lavoratori da adibire a tale attività.
Gli amministratori comunali, invece, hanno prospettato la difficoltà di reperire immobili e risorse economiche da destinare all’ospitalità di lavoratori stagionali confermando, comunque, la disponibilità a dare assistenza a gruppi ristretti di extracomunitari, anche avvalendosi delle collaborazioni di esponenti del volontariato e di associazioni operanti nell’ambito del sociale. Inoltre, per fronteggiare efficacemente la questione alloggiativa, è stato interessato il presidente della regione Calabria. Quest’ultimo, d’intesa con il Dipartimento della protezione civile, ha reso noto che, quanto prima, saranno utilizzabili 20 container abitativi con la capacità complessiva di 80 posti letto. Tali moduli abitativi temporanei sono stati installati in un’area urbanizzata situata nel comune di Rosarno di proprietà del Consorzio per lo sviluppo industriale della provincia di Reggio Calabria. La questione è stata oggetto di un’apposita riunione del tavolo tecnico permanente tenutasi il 1o febbraio al fine di mettere a punto taluni profili organizzativi connessi al funzionamento della struttura destinata all’accoglienza di lavoratori extracomunitari presenti nel territorio di Rosarno. Alla riunione hanno preso parte il sindaco del comune, il responsabile del servizio di protezione civile della regione Calabria ed i rappresentanti dell’associazione di volontariato Drusium con sede a Rizziconi. Questi ultimi hanno, in particolare, manifestato la disponibilità a partecipare all’attività di gestione dell’istituenda struttura in base ad una specifica convenzione in corso di stipula con il comune di Rosarno. Il responsabile dei servizi di protezione civile ha comunicato che, proprio in data odierna, saranno trasportati, all’interno dei moduli abitativi, i beni mobili e le suppellettili che consentiranno l’apertura del centro già dalla giornata di domani. La questione è stata oggetto di attenzione anche da parte del consiglio comunale che si è impegnato ad informare la cittadinanza sull’apertura ufficiale della struttura. Assicuro che quest’ultima sarà, comunque, oggetto di un’assidua vigilanza da parte delle forze di polizia.
Voglio, inoltre, precisare che le istanze attualmente pervenute al comune di Rosarno da parte dei cittadini extracomunitari interessati a richiedere ospitalità presso la suddetta struttura sono di gran lunga inferiori ai posti disponibili. L’attività volta a prevenire eventuali emergenze igienico-sanitarie e favorire l’integrazione dei lavoratori immigrati non può, comunque, essere disgiunta da un impegno mirato all’intensificazione dell’attività ispettiva avente ad oggetto il fenomeno del lavoro irregolare di cittadini extracomunitari caratterizzato, frequentemente, dallo sfruttamento della manodopera e dal caporalato.
L’intensificazione dei controlli – operati in forma congiunta dalle forze di polizia, dalla Direzione provinciale del lavoro e dall’INPS nel contesto dell’apposito Piano straordinario di vigilanza, disposto dal Governo – si è rivelata un efficace deterrente per combattere l’utilizzo della manodopera irregolare nel settore agrumicolo.
Le analisi di recente condotte hanno, infatti, evidenziato che le generalità dei titolari delle aziende agricole operanti nell’area si attengono alla normativa che disciplina l’assunzione dei lavoratori extracomunitari, astenendosi dalla stipula di contratti di lavoro con soggetti sprovvisti di permesso di soggiorno e privi di regolare domicilio.
L’attività di vigilanza organizzata e programmata nell’ambito di tutta la provincia, in funzione delle colture e dei periodi che prevedono il maggior utilizzo di manodopera, si è svolta anche con ispezioni sui campi, proprio in occasione della raccolta delle colture predominanti della piana di Gioia Tauro. Complessivamente, nel corso del 2010, sono state ispezionate nella provincia 875 aziende agricole e controllati 1.781 lavoratori italiani, neocomunitari ed extracomunitari.
Il massiccio impiego degli ispettori in servizio presso la Direzione provinciale del lavoro ha portato ad una riduzione considerevole dell’impiego di lavoratori extracomunitari in nero, sprovvisti di permesso di soggiorno, soprattutto per evitare le pesanti sanzioni previste in materia. Effetto questo riscontrato anche dalle stesse associazioni dei coltivatori e sindacali di categoria, che hanno verificato una consistente diminuzione delle irregolarità in materia di assunzioni dei lavoratori stagionali da parte delle aziende operanti sul territorio.
Per lo svolgimento di tali attività di controllo – ed a conferma dell’attenzione costante del Governo – il personale ispettivo in servizio presso la Direzione provinciale del lavoro di Reggio Calabria è stato ulteriormente potenziato, con il distacco di cinque ispettori provenienti da sedi lombarde.
Secondo quanto riferito dall’Arma dei carabinieri, inoltre, si è registrata anche una variazione sensibile della provenienza geografica dei lavoratori impegnati nell’attività agrumicola. Infatti, durante l’attuale campagna di raccolta, la presenza di braccianti di origine africana è diminuita di circa il 70 per cento rispetto al passato, mentre è cresciuta, di contro, quella dei lavoratori comunitari (circa 1.400, provenienti prevalentemente dalla Romania e della Bulgaria). Si tratta per lo più di lavoratori già residenti nel comune di Rosarno, circostanza, quest’ultima, che rivela una maggiore capacità di integrazione con la popolazione.
In quest’ambito, accanto alle iniziative poste in essere dal Ministero dell’interno, non vanno trascurate quelle di competenza degli enti locali, che rappresentano lo strumento necessario per incidere sul tessuto economico e sociale rosarnese e creare così le condizioni ottimali per l’effettiva integrazione dei lavoratori extracomunitari. Mi riferisco, in particolare, a due specifiche iniziative, volte al miglioramento delle condizioni dei lavoratori impegnati nell’attività agricola a Rosarno: il progetto concernente la «Riqualificazione dell’area ex fabbrica Rognetta» – finanziato dal Ministero dell’interno per un importo pari a 930 mila euro, a valere sui fondi per la realizzazione di iniziative urgenti per il potenziamento della sicurezza urbana e la tutela dell’ordine pubblico, di cui all’articolo 61, comma 18, della legge 6 agosto 2008, n. 133 – e quello relativo all’utilizzo di un bene confiscato per la realizzazione di un «Centro di accoglienza e di formazione per i migranti», finanziato dallo stesso Ministero nel contesto del PON «Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno 2007/2013» misura 2.5, per un importo di 2 milioni di euro.
Il progetto consiste, in particolare, nel recupero di un bene confiscato e nella costruzione di un altro immobile ove verranno collocati uffici e servizi destinati all’accoglienza degli extracomunitari, strutturati su tre grandi aree: una per l’in trattenimento e il supporto scolastico dei bambini, una dedicata agli sportelli sociali ed uffici, l’ultima per la formazione professionale con laboratori e aule.
In particolare, a completamento dell’iniziativa che ho appena citato per la realizzazione di un centro di accoglienza, è stato sottoposto all’esame della segreteria tecnica del PON Sicurezza un altro progetto per la creazione di strutture abitative, da finanziarsi nel contesto dell’obiettivo 2.1 dello stesso programma, per un importo di oltre 3 milioni di euro.
Anche il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, nell’ambito delle risorse del Fondo politiche migratorie per l’anno 2010, ha destinato 600 mila euro alla regione Calabria per la realizzazione di iniziative rivolte a favorire l’accesso all’alloggio dei cittadini extracomunitari, attraverso il recupero, anche tramite il supporto delle scuole edili, di beni immobili confiscati e di immobili a vario titolo in disponibilità pubblica, da destinare ad uso abitativo. Sempre a valere sullo stesso Fondo, quel dicastero ha destinato alla Regione Calabria la somma di 166.900 euro per la realizzazione di interventi volti a favorire l’apprendimento della lingua italiana da parte dei cittadini extracomunitari adulti regolarmente presenti nel territorio regionale, con particolare riguardo ai lavoratori immigrati che hanno fatto recente ingresso per la prima volta nel territorio nazionale.
Quanto espresso dimostra che l’impegno del Governo al fine di evitare il ripersi degli incresciosi episodi verificatisi il 7 gennaio dello scorso anno a Rosarno non trascura nessun possibile risvolto del fenomeno.
In conclusione, desidero ribadire quanto già detto in apertura dell’intervento e cioè che la situazione è oggetto di costante attenzione da parte delle forze dell’ordine, sia per evitare il ripetersi di episodi di violenza in occasione della stagione agrumicola, sia per garantire il pieno rispetto delle condizioni della legalità, presupposti e coordinate essenziali di una pacifica e serena convivenza civile.
Resta il fatto, tuttavia, che l’obiettivo invocato dall’interpellante non può trovare risposta solo nelle iniziative dello Stato, che certamente ha fatto, fa e farà sempre la sua parte, ma richiede anche la cooperazione interistituzionale di tutti i soggetti della Repubblica e quindi delle istituzioni locali, senza per questo escludere i cittadini che sono espressione del più ampio Stato-comunità. Ed è in questo disegno che si riassume il concetto e il significato più autentico del federalismo della solidarietà e della responsabilità, che fa parte del programma di Governo.
La replica dell’On. Mario Tassone
Signor Presidente, debbo ringraziare il sottosegretario per questa ampia e articolata risposta che ha dato alla mia interpellanza urgente, dando anche riscontro delle sollecitazioni sia evidenziate nell’interpellanza urgente stessa, ma anche poi commentate e illustrate nel mio intervento introduttivo.
Anche il riferimento ultimo del sottosegretario Davico mi trova consenziente. Lo dicevo anch’io. C’è bisogno del cosiddetto «combinato disposto» degli organi dello Stato, ma anche delle responsabilità delle autonomie locali – della regione, dei comuni – nell’ambito certamente delle responsabilità e nell’ambito delle solidarietà. Io non farei riferimento, sottosegretario Davico, al federalismo, perché così come è stato concepito il provvedimento sul federalismo, io credo che non ci sia una traccia di solidarietà in termini di unità e, soprattutto, di equilibrio tra esigenze varie all’interno del nostro Paese. Possiamo anche, come slogan, introdurre questo termine e parlare di federalismo, ma la mia concezione di federalismo è qualcosa di diverso, che attiene certamente alla responsabilità, ma anche all’etica della responsabilità, alla giustizia e all’equa distribuzione della ricchezza nel nostro Paese, mettendo tutti quanti nelle condizioni di progredire e soprattutto permettendo di rafforzare le aree più arretrate del nostro Paese.
Ciò per fare giustizia di vecchie storie, perché anche per avere delle risposte a quelli che sono gli interrogativi, i nodi e i problemi di oggi, certamente dovremmo andare nel passato fini ai tempi post-unitari del nostro Paese per trovare degli elementi di chiarimento a quelli che sono luoghi comuni, atteggiamenti e posizioni, che certamente sono immotivati perché non trovano nessun tipo di giustificazione e nessun elemento di sostegno.
Io dico questo: sì, signor sottosegretario, lei fa riferimento ad una serie di iniziative e di attività, e a me piace anche fare riferimento alla legalità, che è stato un tema ricorrente anche nella mia interpellanza urgente e nella relativa illustrazione.
Lei lo ha richiamato con forza e ha fatto anche riferimento ad incontri e a riunioni operative avvenute all’interno della prefettura, di cui una – e me ne compiaccio – si è svolta il 1o febbraio, all’indomani di una mia sollecitazione mediante atto di sindacato ispettivo. Questo è un dato che può far piacere ad un parlamentare, in quanto riesce a sollecitare e a rimuovere qualche pigrizia e, quindi, a mettere in movimento iniziative.
Tuttavia, non credo, signor sottosegretario, che la situazione sia così in fermento e così proiettata a risolvere i problemi. Non ho elementi in questa direzione. Certamente, vi sono stati gli ispettori del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che si sono mossi.
Lei ha fatto anche riferimento al potenziamento degli ispettori stessi e di tale realtà ispettiva, all’interno del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con il trasferimento di ispettori provenienti dalla Lombardia, ma perché vi sono ancora container inutilizzati? Ha fatto riferimento ad alcune richieste che sono state al di sotto delle disponibilità, mi sembra, tuttavia vi sono container inutilizzati. Non si sa il perché. Non se ne conosce il motivo.
Certamente gli immigrati sono degli sbandati. Lei ha fatto riferimento alla necessità di creare, sempre più, condizioni di vivibilità. Ha fatto riferimento alle condizioni igienico-sanitarie. Io faccio riferimento alla condizione di elementare riconoscimento dei diritti civili, umani e naturali che, certamente, ogni cittadino deve avere. Tuttavia, dopo un anno di tempo, c’è questo tipo di realtà, in questa situazione estremamente precaria, rarefatta e difficile.
Lei fa riferimento all’integrazione e ai controlli, ma i processi integrativi non vi sono, né si intravedono. Come dicevo poc’anzi, questi immigrati sono ancora confinati nelle baracche. C’è bisogno anche di un aiuto da parte della comunità. Ciò è stato detto, lei lo ha detto, è un fatto scontato che, certamente, è auspicabile giorno per giorno. Tuttavia, permane questa collocazione ai margini della realtà rosarnese, ed è una situazione che si può riscontrare anche in altre realtà della Calabria, e non solo.
Pertanto, non si tratta di dichiararmi soddisfatto o insoddisfatto, ma di essere attento a questa macchina che è partita: si sono – come si suol dire – accesi i motori dell’«attenzionamento». Tuttavia, credo che vi siano state, e vi siano, alcune vicende e situazioni che occorre continuamente fronteggiare.
Lei ha fatto anche riferimento ad alcuni programmi mandati avanti da parte del Ministero dell’interno, per quanto riguarda alcuni centri e strutture che dovrebbero essere messi a disposizione degli immigrati. Però poi – ne converrà, signor sottosegretario – siamo un po’ in ritardo ed è evidente che forse – dico forse – vi è stata qualche intenzione di «svuotare» continuamente questo fenomeno, come se esso potesse esaurirsi naturalmente, con gli immigrati che sembravano essere andati via da quella realtà, ma poi sono tornati. Con una economia certamente difficile, molte aziende si trovano in difficoltà e in crisi. Pertanto, l’episodio che noi evidenziamo e indichiamo con la nostra interpellanza, deve richiamare ad una visione complessiva e generale, sia il Governo, sia le istituzioni locali.
Detto ciò, signor Presidente, rispettoso del suo gentile richiamo, concludo dicendo che ho apprezzato questa risposta, la quale – come dicevo poc’anzi – non è stata una risposta di maniera, di occasione, né di circostanza, ma vi sono stati elementi concreti. Tuttavia, ovviamente, rimango non insoddisfatto, bensì perplesso, in questa mia non convinzione della positività della situazione, in quanto c’è ancora una realtà in piedi che è diversa da quella rappresentataci e illustrataci nella risposta alla mia interpellanza da parte del signor sottosegretario per l’interno.
Intervento Tassone su iniziative accoglienza lavoratori extracomunitari agricoltura zona Rosarno.pdf