Vorrei, soprattutto inizialmente mettere al centro il significato del titolo che si è dato a questo convegno.
Parlare di federalismo significa, a mio avviso, volere immettersi nella storia di questo tempo, viverlo intensamente e partecipare da protagonisti come interlocutori forti.
Tutto questo mi fa capire che si vuole abbandonare un vecchio andazzo che ha caratterizzato anche la scuola negli anni passati quando si era un po’ a rimorchio, si era ancillari rispetto a processi che andavano avanti e che sono andati avanti senza i soggetti della scuola, senza la società, perché quando parliamo di scuola parliamo di società, non faccio mai nessuna differenza rispetto ad un paese che si qualifica, si caratterizza e si arricchisce se c’è una realtà scolastica che sia al servizio e non apparato, perché il passaggio che ha qualificato negli anni passati questa trasformazione di scuola apparato come scuola servizio.
Ed oggi ci troviamo di fronte ad un dibattito molto intenso, molto pieno, quello del federalismo che non è soltanto il federalismo fiscale, ma il tipo di organizzazione anche dello Stato, della società, il modo di essere e di stare in questa nostra realtà, ma soprattutto in riferimento all’uomo, perché non si può parlare di scuola senza fare riferimento all’uomo, alla sua dignità, alla sua centralità.
Non c’è dubbio che quando parliamo di scuola, parliamo molte volte di una cosa di cui ci interessiamo o quando c’è una riforma oppure quando c’è qualche movimento. Ma una scelta scolastica, forse, non c’è mai stata. Anche perché le riforme sono state fatte sempre tecnicamente dall’alto, senza che ci sia stato un grande movimento di popolo, una grande rivolta e una grande partecipazione forte all’interno della società del nostro paese.
I decreti delegati del 1975, furono un momento di rottura. Attraverso essi si tentò di immettere la scuola nel territorio, rompendo così una concezione elitaria, ma soprattutto divaricante tra società e strumento educativo. Ecco perché ovviamente gli organi collegiali, furono l’occasione di raccordare gli studenti, i genitori, i docenti e tutti i momenti salienti della società civile. e quant’altro.
Non c’è dubbio che le norme allora avevano qualche riferimento, ma poi si cadde nel burocraticismo, credo che sia a tutti noto perché la cosa non ha funzionato, e nessuno può dire che abbia funzionato se con come corto messaggio. Poi una serie di riforme a pezzetti e a bocconi che sono state fatte hanno fatto scadere il tutto in un mare di carte, di moduli, dove il fatto didattico in grado di collegarsi con la società, con il territorio, avendo come protagonisti famiglie e studenti, ha avuto un ruolo marginale.
Le riforme sono importanti, le norme sono importanti. Presentate le riforme, non basta una norma per rinnovare e capovolgere, non basta, sapete quante leggi ci sono in giro.
Oggi è il momento di creare il senso dell’etica e della responsabilità, in tutti, il tono della responsabilità va vissuto sia nel mondo della scuola, sia tra i docenti, ma creando nuove motivazioni, perché quello che si spegne continuamente è la passione e l’entusiasmo e quando si spengono tutto si inaridisce. Se non c’è una tensione forte dove il ruolo viene ad essere riconosciuto, perché molte volte si parla continuamente di affidare i ruoli e i compiti alla scuola: l’educazione civica? Alla scuola. L’educazione stradale? Alla scuola: La scienza dell’alimentazione? Alla scuola.
Qui vuol dire che stiamo creando degli alibi, lasciando poi docenti, dirigenti scolastici, senza copertura, e quindi senza una politica adeguata.
Il federalismo, io onestamente ho qualche difficoltà a seguire il dato del federalismo, io ho votato contro il federalismo fiscale, perché è il preludio di una costruzione di uno stato federale che va verso la separazione e verso la secessione.
La scuola dovrebbe essere un momento unificante, caratterizzante, oggi viviamo la vigilia delle celebrazioni dell’Unità d’Italia con la massima separazione, e soprattutto con le massime divisioni e difficoltà anche di intenderci e di capirci.
Mai nessuna celebrazione fu vissuta con la massima controversia, una situazione inversa di quella che si vuole celebrare.
Io sono contro il federalismo. Fatto in un certo modo.
Giustamente Villarossa parlava di federalismo, diceva la confederazione, che cos’è questo federalismo, sono le autonomie delle regioni?, sono ampliamento delle autonomie?, l’ampliamento del 117, 118 della Costituzione? o sono qualcosa in più o c’è qualcuno all’interno del paese, in alcune aree, alcune formazioni politiche che cercano di creare non un rafforzamento delle autonomie regionali, ma una confederazione che va a configurarsi come un insieme di stati.
In questo processo, il dato dell’economia non è ininfluente. Avete ben presente il centro Europa, la Padania la Germania, che vanno verso una scissione dal resto d’Europa, per creare un’area forte, l’area del Nord, che di fatto vanificherà l’unità nazionale in Italia, ed indebolirà il processo europeista.
Il federalismo che significa? autonomia della scuola, più autonomia, siamo all’autonomia, abbiamo fatto le autonomie?, false autonomie, autonomia finanziaria, gli istituti vivono precariamente con molta precarietà con molte difficoltà. Al di là di quella che è la situazione nei docenti e in dirigenti scolastici che non si sanno bene chi siano, dirigenti con un ruolo credo speciale, molto speciale, molto ovviamente va rifatto, molto irrintracciabile rispetto alle cose che si vogliono fare. Che cosa significa autonomia?
Ma se c’è l’autonomia anche portata al massimo livello ci deve essere un minimo comun denominatore dove la cultura unisce il paese dove i principi di fondo, i principi di riferimento che sono per noi i riferimenti di una cultura cattolica, non c’è dubbio siano l’amalgama di un paese, se no ognuno fa la sua autonomia, la riforma del titolo quinto della Costituzione parla di autonomia, regionale, professionale, formazione professionale è questo credo che sia il dato, ma che significa tutto questo?
E il rapporto poi tra gli uffici scolastici regionali e gli assessori regionali: sempre difficile, sempre più difficili, i nostri direttori regionali scolastici sono sempre più condizionati e subalterni alla politica dell’assessore regionale ma perché voi dirigenti scolastici non dite le difficoltà che vi trovate ad affrontare?
Perché quando si parla di autonomia qualcuno pensa di ricordare gli Usr soprattutto come conclusione di un processo che li vede come un apparato o un segmento di un ufficio regionale, dove la regione è il tutto e dove lo Stato diventa più un fatto pallido, anonimo e amorfo che si disperde. Allora autonomia sì in processo di federalismo che non disunisce il paese, ma la cultura e la formazione deve essere un fatto unificante, di un rapporto sempre più intenso con il territorio e con la ricchezza che può dare il territorio, ma legando la formazione professionale a quelli che sono gli sbocchi nel mondo del lavoro e che non è soltanto la scuola, una scuola come fatto di erudizione, e di elargifici di certificati e di diplomi senza i collegamenti con i processi produttivi non va da nessuna parte.
Credo che questo sia la grande sfida, ecco perché mi sono complimentato all’inizio con la vostra iniziativa, ecco perché quando mi hanno detto che c’era questo convegno ho detto vado io personalmente perché questi sono i momenti importanti.
Sono certamente cattolico, credo nella forza formativa della famiglia e della scuola.
Si è parlato dei documenti dei vescovi circa la formazione. Essi costituiscono un forte richiamo ai principi ed ai valori indisponibili. Ecco perché è giusto fare un serio approfondimento, e raccogliere come patrimonio esperienze vissute nella storia del nostro paese.
Veniamo alla formazione.
C’è un passaggio credo che possa interessare gli amici di Leoluca Orlando, ma non soltanto i meridionali, i siciliani che vedo numerosi, è quello della criminalità organizzata, trattato tra l’altro nella Commissione Antimafia di cui faccio parte.
C’è un dato importante: o c’è una formazione forte nella scuola, nella famiglia oppure e c’è senso della legalità del rispetto dell’uomo verso l’uomo lontano da ogni violenza da ogni prevaricazione e quindi ci si immette nel circuito della giustizia, oppure certamente tutto sarà dissipato. Io credo nella scuola, nella comunità, nella vita di insieme, e questo paese non è abituato a vivere insieme; si è cercato nella scuola uno sbocco importante, e si è deteriorato questo rapporto quando si è voluto burocratizzare il tutto.
Oggi credo che questo contributo vada necessariamente recuperata, e non per indicare questo o quel governo poiché, come io ricordo, tutti i governi hanno fallito, e forse hanno fallito perchè è mancata una presa di coscienza dell’animo vero di questo paese.