(ASCA) – Bari, 10 feb – ‘La Puglia sotto il profilo dell’inquinamento e’, come noto, la regione piu’ penalizzata d’Italia, essendo la prima produttrice di sostanze tossiche nocive. La brutalizzazione del nostro territorio risale, d’altronde, a tempi lontanissimi: basti pensare ai disboscamenti perpetrati dagli antichi romani per costruire la loro immane flotta, o ai devastanti incendi con cui i piemontesi escogitarono di privare i briganti di ogni possibilita’ di nascondersi in un paesaggio boschivo, peraltro di una bellezza senza pari’. Lo riferisce in una nota il consigliere regionale pugliese dell’Udc, Giuseppe Longo.
‘Non a caso nel XIII secolo – continua Longo – l’imperatore svevo Federico II, straordinario estimatore in particolare della zona della Capitanata, aveva giudicato il paesaggio pugliese piu’ alettante della biblica terra promessa. Malgrado gli interventi legislativi tesi a preservare un patrimonio unico al mondo, lo scempio nella nostra regione continua tuttavia indisturbato; basti pensare, per citare un esempio, alla pratica illogica dello spietramento nell’Alta Murgia, ossia la trasformazione dei pascoli in seminativi mediante la frantumazione meccanica della roccia. Cio’ e’ assurdo, ove si pensi che tale pratica distrugge col trascorrere degli anni ogni retaggio dell’antica vegetazione murgiana, e conseguentemente delle specie animali naturalmente adattatesi a tale ambiente; e si aggiunga altresi’ che su terreni spietrati e privi di vegetazione vi e’ un vorticoso aumento dei processi erosivi dovuti all’azione dell’acqua’.
‘Considerando che la nostra regione – conclude l’esponente dell’Udc – per un buon 20% e’ a rischio desertificazione, sarebbe dunque ora di intensificare la pratica dei rimboschimenti, senza magari ‘pasticci’ simili a quelli dello scorso gennaio, quando nei paraggi di Ruvo di Puglia sono stati impiantati alberi senza l’autorizzazione dell’ente Parco dell’Alta Murgia. I rimboschimenti, a mio avviso, dovrebbero essere affidati, con opportuni finanziamenti, a imprese gestite esclusivamente da giovani, ossia lavoratori da considerare oggi socialmente svantaggiati, visto il perdurare di una disoccupazione i cui rimedi continuano a rivelarsi del tutto irrisori’.