Anche alla luce dei tanti avvenimenti politico-costituzionali accaduti negli ultimi giorni, risulta sempre più evidente che siamo di fronte ad un problema che l’Udc aveva indicato da tempo: combinare la ricerca e l’intesa di un nuovo patto costituzionale con l’affermazione ripetuta di voler consentire agli elettori di scegliere soprattutto tra diverse alternative di governo, e non soltanto tra diverse identità di partito.
Siamo infatti in presenza di proposte politicamente sostenute da un adeguato consenso elettorale sia nel senso di una diversa articolazione dello Stato italiano (passando dal centralismo al federalismo, e non solo a parole); definire una nuova articolazione del rapporto tra pubblico e privato (passando dal vecchio compromesso costituzionale che si può definire solidaristico-operaistico, ad un nuovo patto costituzionale solidaristico-liberistico); definire un nuovo equilibrio costituzionale tra autonomia della magistratura e sovranità popolare (si tratta di un equilibrio che la Costituzione originaria aveva individuato nell’istituto dell’autorizzazione a procedere per i membri del Parlamento; si deve dunque ricercare un equilibrio nuovo ma pur sempre un equilibrio).
Questa ricerca è stata svolta in parte dalla Commissione bicamerale presieduta all’epoca dall’onorevole D’Alema; ma, come si sa, quella Commissione non è riuscita a proporre un nuovo equilibrio costituzionale complessivo. Dal fallimento della Commissione D’Alema ad oggi, non si è infatti riusciti a combinare le proposte di governo basate sul consenso elettorale e un nuovo patto costituzionale, che richiede necessariamente l’intesa anche tra parti politiche che restano protagoniste di alternative di governo ma che non sono necessariamente alternative per quel che concerne il patto costituzionale.
Siamo pertanto purtroppo di fronte alla constatazione della perdurante incapacità politica di combinare due esigenze entrambe necessarie per una nuova fase democratica italiana. Questa tensione tra esigenza di un nuovo patto costituzionale e legittimazione popolare all’attività di governo ha segnato il modo con il quale si è affermato in Italia un bipolarismo del tutto anomalo rispetto a quel che si può regi- strare in riferimento ad altri rilevanti modelli politici, che reggono complesse realtà economiche e sociali. In questa era, che è stata frequentemente definita di “nuova globalizzazione”, occorre infatti dimostrare con le proposte e con i comportamenti di voler tendere contemporaneamente ad un nuovo patto costituzionale per tutto quel che concerne un insieme di valori comuni non destinati ad essere oggetto di proposte alternative di governo: la combinazione tra un nuovo patto costituzionale e la definizione politico-programmatica di proposte di governo alternative tra di loro e sottoposte al giudizio e alla scelta degli elettori costituisce pertanto l’asse portante di una proposta complessiva capace di essere alternativa sia a chi ritiene che il voto popolare è comunque necessario per esercitare qualsiasi funzione pubblica (economica, amministrativa o magistratuale che si voglia), sia a chi ritiene che la lotta di classe debba continuare a caratterizzare i rapporti all’interno delle strutture produttive del Paese.
Stiamo assistendo purtroppo a proposte che pongono in evidenza di volta in volta questo o quell’aspetto di un nuovo equilibrio costituzionale, senza mai affrontare il problema nel suo complesso: basti pensare a quel che il federalismo deve necessariamente finire con il comportare per l’intero sistema istituzionale del Paese; basti pensare ancora alle forme che ha finito con l’assumere lo scontro istituzionale tra funzione magistratuale da un lato e legittimazione popolare dall’altro; basti pensare infine alle recentissime proposte di modifica di alcuni fondamentali articoli della Costituzione repubblicana che si riferiscono all’iniziativa economica privata e alla sussidiarietà cosiddetta orizzontale.
Anche il congresso fondativo di Futuro e libertà è chiamato pertanto ad indicare il modo con cui si intende affrontare questo nodo politico-costituzionale: quale che sia il contenuto della proposta di governo destinata ad essere sottoposta al giudizio degli elettori, occorre infatti che si dica in che modo si intende combinare l’affermata necessità di un nuovo patto costituzionale con le scelte che portano alla definizione di una proposta di governo.
Il nuovo patto costituzionale è infatti destinato a durare al di là delle decisioni popolari concernenti le proposte alternative di governo, ed è per questa ragione che la partecipazione al dibattito sul nuovo patto costituzionale non può essere concepita in termini di destra, centro o sinistra. Un nuovo patto costituzionale deve infatti comprendere anche la piena legittimità costituzionale delle diverse alternative di governo, ed è in riferimento ad esse che si può continuare a parlare – se si vuole – di destra, centro e sinistra.
Di Francesco D’Onofrio, tratto da Liberal del 12 febbraio 2011.