Roma, 14 FEB (Il Velino) – L’attestato di stima per il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che con la richiesta di “una grande collaborazione di tutte le forze politiche” in merito agli sbarchi a Lampedusa “si sta muovendo bene”; l’ipotesi di riproporre il “modello Parisi” (l’ex capo della polizia riusci’ a espellere quasi tutti gli immigrati irregolari) adottato nel ’91 per fronteggiare i flussi migratori provenienti dall’Albania. Ma anche, sulla questione dei rom, il fallimento della “delocalizzazione” ipotizzata ai tempi in cui era prefetto di Roma e la riproposizione dei megavillaggi della solidarieta’. In un’intervista al Velino, il senatore dell’Udc Achille Serra interviene sui casi di cronaca relativi alle politiche sulla sicurezza, di cui da poche settimane e’ responsabile per il partito centrista. Per fronteggiare dalla sponda Sud del Mediterraneo il possibile “esodo biblico”, come lo definisce, secondo l’ex prefetto una soluzione potrebbe venire dal piano adottato nel ’91 dopo la caduta del comunismo in Albania: “In quell’occasione si isolarono con attenzione quelli che non avevano diritto a restare in Italia, mentre si provvedeva all’assistenza sanitaria per gli altri. Sono cose che richiedono tempo e per questo spero che Maroni nomini un gruppo di lavoro tecnico per operare in questo senso – sottolinea il parlamentare -.
L’Europa ci deve dare una mano perche’ da soli non ce la possiamo fare e ci vuole collaborazione tra le forze di polizia per rimandare indietro chi delinque e smistare gli altri”. Per questo, secondo Serra, le politiche dell’accoglienza vanno integrate dalla riforma della giustizia: “isolamento” e “pugno durissimo” per “i clandestini che sono qui per delinquere” e al tempo stesso “processi immediati”, “certezza della pena” e “ampliamento delle carceri”.
“Sul tema immigrazione, il ministro Maroni ha fatto bene a stigmatizzare il comportamento della Ue e a proporre la collaborazione delle nostre forze dell’ordine a quelle tunisine, anche se l’offerta e’ stata respinta – dice Serra -. Ma soprattutto ha ragione ad auspicare la collaborazione di tutte le forze politiche, perche’ nessuno puo’ illudersi problemi cosi’ gravi da solo. Ci troviamo impreparati perche’ il governo finora si e’ attestato sulla linea che i clandestini sono finiti e gli sbarchi sono terminati, al punto da chiudere i Cie. Invece non e’ cosi’. E adesso occorre agire: vediamo le proposte tutti insieme, intorno a un tavolo, e decidiamo. Noi come Udc siamo disponibili”. Quanto alla questione nomadi, Serra rispolvera i “villaggi della solidarieta’” pensati nel 2007 da prefetto di Roma insieme all’allora sindaco Walter Veltroni: quattro megacampi da almeno 1000 persone l’uno, con prefabbricati, viali illuminati, scuola bus e controlli permanenti delle Forze dell’ordine.
Una soluzione pensata per l’impossibilita’ di “delocalizzare” i nomadi per piccoli nuclei sul territorio regionale. “Come individuavamo un luogo, le forze di opposizione (guidata dallo stesso sindaco Alemanno, all’epoca alla guida della federazione romana di An, ndr) aizzavano la gente”, rammenta Serra. Ma non ando’ meglio coi “villaggi”: in sei mesi di lavoro, la commissione non riusci’ nemmeno a identificare le aree in cui dislocare i campi per la reazione a ogni possibile quadrante cittadino in cui allestire i campi. Nonostante l’esito fallimentare, Serra si dice convinto della bonta’ di quella proposta: “Dobbiamo far capire che la presenza delle forze dell’ordine puo’ dare maggiore sicurezza”. Nel caso in cui ci fosse bisogno, l’ex prefetto si dice pronto perfino a esporsi in prima persona: “Se serve, sono pronto ad andare di persona nei quartieri a parlare con la gente”.