Io ero curioso e interessato a venire qui in consiglio comunale a Cologno Monzese, per capire e cogliere quelle che sono le posizioni e gli umori della amministrazione in relazione ad un fenomeno che non si scopre oggi, ma che oggi ha qualche accentuazione in più, qualche presa di coscienza in più. Ecco perché il mio interesse, ed ecco perché rimarrò ad ascoltare qualche riflessione dei consiglieri comunali sull’argomento. Questo non è un argomento che riguarda solamente gli addetti ai lavori. Potremmo sviscerare una serie di norme per quanto riguarda il contrasto alla criminalità organizzata, ed una serie di valutazioni anche delle forze in campo, quali polizia e reparti speciali, tutto quello che è un apparato dello stato che tenta sempre di più di contrastare questi fenomeni, e qualche significativo risultato lo raggiunge.
Ma è necessario dare significato alla presenza dello Stato in questa lotta, e quindi alla legalità. Una delle polemiche che facciamo sovente ed amabilmente con Nicola Gratteri, è quella relativa alla necessità che egli lamenta di fare leggi sempre più puntuali. Io sostengo il fatto che il nostro paese abbia una legislazione certamente non perfetta per il contrasto alla criminalità organizzata, ma a mio avviso è la migliore nonché la più completa rispetto alle altre legislazioni europee. Ma il vero punto è capire se e quanto sia sufficiente legiferare. Le leggi una volta fatte è necessario applicarle! Oppure la repressione la vogliamo delegare alle forze di polizia?
Noi ci riempiamo la bocca con argomenti quali la Procura Nazionale Antimafia, e poi tutta con tutta una serie di apparati, come le variopinte organizzazioni antimafia. E su questo argomento stiamo attenti! Molte volte la lotta antimafia diventa una professione. Io ritengo invece che un consiglio comunale che prende coscienza di questi fatti come avviene qui stasera, abbia una sua vera importanza, perché sta a significare l’intenzione di aprire un dibattito su questioni fino ad ora ovattate, e possiamo anche dire “segretate”. Fino a qualche tempo fa, la criminalità organizzata era considerata un fenomeno semplicemente a pannaggio delle regioni meridionali, ed il resto del nostro paese ne appariva immune. Oggi si è capito e compreso che la criminalità organizzata trova invece il suo sviluppo e la sua espansione nei mercati del centro e del nord, e addirittura in sud-america, perché le “vie della droga” collegano il nostro paese con molti paesi sudamericani.
Ha un senso questo tipo di consiglio comunale, perché oggi c’è bisogno di una forte presa di coscienza. Per capire fino in fondo questi fenomeni, e capire come si sono originati e sviluppati, dovremmo fare un grosso passo indietro, fino all’unità d’Italia, e ne avremmo una visione più completa ma soprattutto meno stereotipata, perché è una problematica che investe la fisionomia, la visione e la identità del nostro paese. Non è solamente un confronto, una sfida tra una nazione e bande di criminali, ma è la sfida di una nazione per la sua civiltà. Non è contrasto ad una criminalità “organizzata per famiglie”, ma è la battaglia, la sfida dello Stato verso la criminalità senza altri aggettivi. Troppe volte ci siamo trincerati dietro la identificazione delle varie forme locali di criminalità organizzata, quali la mafia, la ndrangheta, la camorra etc, come se i criminali non codificati, non riconducibili ad una di queste “categorie” fossero meno pericolosi. Sono quei criminali che operano nascosti negli uffici, che chiedono tangenti, e quando parliamo di debolezza delle istituzioni e della politica, dobbiamo tenere in considerazione questa debolezza nei confronti dell’imperio e del dominio dei gruppi di potere e di fuoco dell’illegalità e dell’immoralità.
C’è la criminalità organizzata con le sue gerarchie, ma c’è inoltre una criminalità che agisce usando violenza, la violenza del più forte sul più debole, e questa criminalità non viene monitorata, scegliendo di occuparsi solamente di quelle forme di criminalità che si chiamano mafia,’ndrangheta e quant’altro. C’è una situazione complessa ed articolata, perché il nostro paese perde sempre più smalto, ed il senso della sua storia, e soprattutto della sua civiltà, perde di vista quello che deve essere il suo percorso. Ecco perché è importante questo consiglio comunale, questo dibattito, perché rappresenta una presa di coscienza di una amministrazione che vuole recuperare il senso civico e la politica. Perché la debolezza dei partiti e della politica crea sempre più spazi, per i movimenti di criminalità organizzata e non, di coloro che vivono nella illegalità, e che nella apparente legalità costruiscono dei soprusi, ed alimentano l’illecito, la criminalità dei cosiddetti colletti bianchi, così come definiti da Sutherland, quella criminalità misconosciuta ed impunita. Basti pensare al campo delle sofisticazioni alimentari o al traffico di rifiuti tossici, le frodi fiscali e le frodi commerciali: questo tipo di criminalità ha indubbiamente conseguenze devastanti sui cittadini e sul paese. In particolare questo tipo di criminalità uccide il senso di responsabilità e di civismo.
Io ritengo che questo aspetto vada considerato e sviscerato con forza, poi le leggi possono essere riviste, perfezionate. Voglio ricordare, ad esempio, la Legge Lazzati che ha avuto una genesi di quasi diciassette anni, avente ad oggetto il divieto di propaganda elettorale alle persone appartenenti ad associazioni mafiose e sottoposte alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, importante dunque nel contrasto al cosiddetto voto di scambio. Di leggi se ne sono fatte, ma sono sufficienti? E’ sufficiente produrre le leggi?
Io ritengo che le leggi abbiano difficoltà ad essere applicate. Allora i signori magistrati, invece di lamentarsi delle leggi fatte, ci dicano come debbono essere formulate affinché possano efficacemente essere applicate. E’ stata fatta, ad esempio, la legge sul sequestro e la confisca dei beni, argomento che riguarda anche questo comune. Giustappunto oggi, leggevo dei dati secondo cui i comuni non farebbero utilizzo di questi beni, non solo perchè c’è la paura della presa in carico di essi, ma molto spesso i comuni non dispongono delle risorse necessarie alla riconversione od al recupero, laddove necessario, di questi beni, per il loro utilizzo. E lo Stato non c’è, non c’è da nessuna parte, le istituzioni sono deboli, assenti. Ecco di nuovo perché è importante questa presa di coscienza, questo consiglio comunale, per reagire a qualche venatura a qualche sospetto, per la dignità di Cologno Monzese. E questa presa di coscienza la politica dovrebbe ripeterla anche nelle istituzioni.
Per quanto riguarda infine il problema del codice deontologico, in Commissione Antimafia abbiamo avuto difficoltà a recepire alcuni dati, ci è stato detto “nessuno deve sapere”, ricordando quasi una parola d’ordine della mafia degli anni ’30.
Io ritengo quindi, che se noi pensiamo di risolvere i problemi semplicemente con i magistrati e con le forze di polizia, che comunque fanno il loro dovere, non andiamo da nessuna parte. Il nostro non è e non deve essere uno stato di polizia, le istituzioni i partiti dovrebbero operare nel loro interno per far si che non si verifichino accadimenti che possano avere poi delle ripercussioni gravi ed incontrollabili . In alcune zone in particolare lo Stato è debole nei confronti dell’antistato, ed alcuni cittadini scelgono di mettersi sotto le ali dell’antistato per sentirsi più protetti. E’ urgente e necessaria una inversione di tendenza.