(ASCA) – Perugia, 17 feb – Con quali criteri l’Esecutivo regionale dell’Umbria e’ giunto alla formulazione del concetto di ‘famiglie unipersonali di donne’, presente all’interno dell’articolo 3 comma 2 del regolamento di attuazione ‘Interventi per famiglie vulnerabili’ della legge regionale ’13/2010′, ‘Disciplina dei servizi e degli interventi a favore della famiglia’, e come intende porvi rimedio, dal momento che tale definizione contraddice palesemente quella presente nella stessa legge e nella giurisdizione in materia’. E’ quanto chiede alla stessa Giunta, attraverso una interrogazione, il capogruppo dell’Udc, Sandra Monacelli. L’esponente centrista ricorda che, con la Legge regionale ’13/2010′ ‘la Regione Umbria valorizza il nucleo familiare formato da persone unite da vincoli di coniugio, parentela e affinita’, promuove e sostiene la funzione genitoriale nei compiti di cura, educazione e tutela del benessere dei figli. E’ inoltre giuridicamente sancito dalla Costituzione e dal Codice Civile che per famiglia debba intendersi una comunita’ di persone unite dal vincolo del coniugio o almeno della parentela. Il regolamento di attuazione dell’articolo 7 – rimarca Monacelli – (Interventi per famiglie vulnerabili della legge in oggetto), definisce i soggetti ammessi all’intervento ed i requisiti per accedere, contemplando anche le ‘famiglie unipersonali di donne’. Per Monacelli, ‘definendo famiglia anche quella ‘unipersonale di donne’, la Giunta crea un neologismo giuridico costituzionalmente aberrante, compiendo anche un atto discriminatorio nei confronti di un eventuale ‘unipersonale’ maschile non contemplato, ma soprattutto stravolgendo il concetto di famiglia nella sua natura intrinsecamente comunitaria. Nonostante la maggioranza al governo di questa Regione – osserva – continui a perseguire una politica nei confronti delle famiglie di tipo meramente assistenzialista, anziche’ preferire un piu’ proficuo approccio di natura sussidiaria, come indicato a piu’ riprese da numerose proposte dell’associazionismo familiare, paradossalmente sono state escluse dagli interventi previsti dal regolamento per le famiglie vulnerabili quelle con Isee inferiore a 7.500 euro, cioe’ proprio le piu’ bisognose di tali sostegni. Stanche di essere inascoltate dalle istituzioni, – conclude – le famiglie umbre si sono date appuntamento in occasione della prossima seduta del Consiglio regionale, per incontrare i Consiglieri e la Giunta ed esprimere loro tutto il disagio per una norma che mira a disarticolare il concetto stesso di famiglia trasformandola da comunita’ di persone a single’.