All’inizio della prossima settimana, si cercherà di sciogliere un insieme di nodi procedurali e politici che concernono l’attuale intervento italiano in Libia: si deciderà se votare o meno una delle mozioni presentate dalle tre opposizioni; si deciderà se votarle di seguito o l’una dopo le altre secondo i tempi dei rispettivi depositi; sapremo se vi sarà o meno una mozione del governo in carica, o se si prenderà atto che non vi è nessuna mozione del governo, sostenendo che si tratta di questione già decisa.
L’insieme di queste decisioni dimostra che siamo in presenza di più questioni politiche e non solo procedurali, perché risulta di tutta evidenza che non vi è convergenza strategica di fondo sulla politica italiana in Libia né all’interno delle tre opposizioni al governo in carica, né all’interno della maggioranza politica che sostiene il governo medesimo. Occorre pertanto cercare di capire su quale punto politico e non solo procedurale vi sarà comunque una maggioranza parlamentare a sostegno della decisione già manifestata dal Presidente del Consiglio e posta in atto dalle forze armate italiane nel contesto delle decisioni militari della Nato, a loro volta attuative della risoluzione 1973 delle Nazioni Unite. Risulterà con ogni probabilità che vi è una maggioranza parlamentare favorevole all’intervento armato dell’Italia in Libia, ma che a questa maggioranza parlamentare non corrisponde né il governo in carica, né un eventuale governo alternativo ad esso che abbia a fondamento proprio una comune valutazione dell’intervento armato medesimo.
Ci troviamo infatti di fronte ad una situazione che non è riuscita a porre insieme in termini di coerenza sostanziale una scelta di fondo di politica estera – come è quella del se e del quanto dell’intervento italiano in Libia – con scelte di politica interna che attengono contemporaneamente a questioni istituzionali e sociali quali sono quelle concernenti il rapporto tra federalismo e unità nazionale da un lato, e il rapporto tra cultura dell’accoglienza e politiche del respingimento degli immigrati cosiddetti clandestini dall’altro lato. La coerenza tra politica estera e politica interna costituisce pur tuttavia un punto essenziale della identità stessa di un sistema di governo tipico di uno Stato nazionale. Ma come tutti sappiamo – molte sono state le vicende territoriali, istituzionali, culturali e sociali, sia interne sia internazionali, che hanno segnato il cammino dell’unità nazionale dal 1861 ad oggi.
Qualora si intenda soffermarsi soltanto sulla storia degli ultimi sessantenni, è di tutta evidenza che non abbiamo ancora raggiunto un punto di emersione largamente condiviso sul passaggio della lunga stagione della Guerra Fredda alla stagione nuova della globalizzazione. Per quel che concerne il processo di integrazione europea, dobbiamo infatti rilevare che altro esso è stato nel contesto della Guerra Fredda, altro è il processo medesimo dalla fine dell’Unione Sovietica ad oggi. Ed è di tutta evidenza che è proprio sul rapporto tra Europa e Mediterraneo che si gioca oggi in modo decisivo il significato stesso del processo di integrazione europea e, quindi, del significato stesso di Europa nel mondo attuale della globalizzazione. Sol che si consideri il diverso ruolo che Francia e Gran Bretagna hanno oggi nel contesto mediterraneo rispetto al ruolo che gli Stati Uniti si sono venuti via via costruendo e conquistando in questo Mare nel corso degli ultimi sessant’anni, si può infatti valutare il significato che oggi ha la convergenza parlamentare sull’intervento militare italiano in Libia: vi è infatti una sorta di comune convergenza sul ruolo degli Stati Uniti nel Mediterraneo e nella Nato, mentre è proprio su questo ruolo che si sono svolte nel passato recente le vicende più significative di una sorta di differenza della Francia di De Gaulle rispetto alla Nato, e degli Stati Uniti di Eisenhower rispetto a Francia ed Inghilterra proprio per quel che concerne Nord Africa e Medio Oriente.
La convergenza parlamentare che sarà molto probabilmente raggiunta nella prossima settimana a Montecitorio finirà pertanto con il vedere convergenti posizioni filo statunitensi e filoeuropee non del tutto coincidenti tra di loro nel corso dell’ultimo sessantennio. Non sorprende pertanto che sia stata proprio la telefonata di Barack Obama al Presidente Berlusconi a far precipitare una decisione italiana che la Lega Nord ha ritenuto non accettabile. Il punto di equilibrio – mancato, a giudizio della Lega – è stato proprio quello concernente il rapporto tra la valutazione dell’interesse nazionale (per come essa lo ritiene) e la responsabilità internazionale dell’Italia. È in questo contesto che andrà pertanto valutata la singolare divaricazione tra una molto probabile maggioranza parlamentare concernente lo stadio attuale dell’intervento militare italiano, e la sopravvivenza molto probabilmente assicurata al governo in carica anche nel momento in cui la Lega prende le distanze dalla decisione militare medesima. Questa divaricazione può salvare la posizione internazionale dell’Italia ma non può certamente assicurare una dignitosa continuità di governo nazionale.
Di Francesco D’Onofrio, tratto da Liberal del 30 aprile.