Pdl, Buttiglione: importante ricostruire popolo moderati

(9Colonne) Roma, 6 giu – “Non abbiamo tradito nessuno. Casomai siamo stati mollati dal premier. E solamente perché avevamo azzardato qualche critica costruttiva. Lo avevamo avvertito: stai sbagliando. Solita storia: il tempo è galantuomo”. Così’ il presidente dell’Udc Rocco Buttiglione, in una intervista al Quotidiano nazionale, nella quale commenta le possibili offerte del Pdl: “Vedremo. L’importante è ricostruire un popolo di moderati”. E giudica l’arrivo di Alfano alla segreteria del Pdl: “Mi sta simpatico e gli voglio bene. Ma quali margini di manovra avrà? Quale sarà la sua autonomia?”. Quindi risponde anche ai segnali che giungono da D’Alema: “Il problema, come si dice, è politico. Questa sciagurata mentalità bipolare vorrebbe convincere noi e gli italiani che dobbiamo stare di qua o di là. E noi non stiamo né di qua né di là. I sondaggi dicono che in tanti credono in noi. E quindi, mi si passi l’espressione, facciamo un po’ quel che ci pare. Meglio: possiamo fare quel che ci pare”, “noi dell’Udc siamo in Parlamento e nel Paese anche per questo fine. Nel clima d’odio si trovano bene solo ex fascisti ed ex comunisti”.

Buttiglione prosegue: “Il dato evidente è che noi siamo decisivi prima e dopo ogni consultazione elettorale per un’elementare questione programmatica. Un patto tra forze politiche deve presupporre, è ovvio sottolinearlo, un minimo comune denominatore. Non sono contrario ad alleanze riformatrici. Purché basate su cose concrete. Prendiamo il caso di Tremonti. Ha lavorato bene, per la stabilità. Ma adesso c’è bisogno di sviluppo. E ancora: perché negare che ci vuole una robusta iniezione di iniziativa privata? Perché negare, pur con le eccezioni che nessuno vuol disconoscere, che molte municipalizzate aumentano il clientelismo dell’80 per cento? E poi, ancora: comunque vada il referendum sul nucleare, ci rendiamo conto che il fabbisogno energetico è problema cruciale? L’energia da noi costa il 30 per cento in più che nei Paesi vicini. Con evidenti ricadute sull’occupazione. Ecco perché parlo di programmi”.










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