(AGI) – Perugia, 10 giu. – “L’impalcatura che si e’ costruita intorno al disegno di legge della Giunta regionale sulla modifica dei criteri per le nomine dei direttori generali e dei primari e’ traballante e stantia: ancora una volta le sorti della sanita’ umbra, gia’ portata al collasso dalle clientele, vengono lasciate nelle mani di una casta, composta spesso da medici politicizzati, che puo’ cosi’ continuare a procedere senza alcun giudizio di merito”. E’ questo il giudizio del capogruppo Udc in Consiglio regionale Umbria, Sandra Monacelli, in merito all’iniziativa legislativa dell’Esecutivo di Palazzo Donini sui criteri di nomina e valutazione di direttori sanitari e direttori generali. Monacelli, annunciando la presentazione di emendamenti al disegno di legge, spiega che “non e’ in discussione l’intervento della classe politica, la quale anzi deve avere responsabilita’ nella gestione della sanita’ ben chiare ed identificabili, ma il nodo sta piuttosto nello stabilire dove inizia e dove deve necessariamente finire l’arbitrio della politica nella selezione di manager e primari”. “Relativamente ai direttori generali – spiega il consigliere – e’ indubbio il compito politico, pur se vincolato da criteri limpidi nella selezione dei manager. Per i medici e gli altri dirigenti apicali della sanita’ il discorso e’ completamente diverso. Qui la politica non deve entrare in alcun modo nella partita delle nomine. E’ il direttore generale, nell’autonomia del suo ruolo di primo responsabile dell’azienda sanitaria, a scegliere i suoi migliori collaboratori. Il problema e’ far si’ che il percorso di nomina sia il piu’ possibile libero da condizionamenti di altra natura che non sia quella relativa al profilo professionale. Qui si apre il discorso sulle regole, per aiutare a far prevalere il merito e non la fedelta’, la competenza e non il legame di cordata. Sono concetti espressi in tempi non sospetti dall’allora ministro Livia Turco”. Secondo il capogruppo Udc “nella proposta della Giunta la nomina dei primari in sostanza e’ lasciata interamente nella mani dei direttori generali, senza pero’ nessuna forma di meritocrazia, che si sarebbe potuta realizzare, ad esempio, attraverso l’auspicabile introduzione di un concorso pubblico per titoli ed esami, che rispettasse criteri di trasparenza e di riconoscimento effettivo delle capacita’ professionali per diventare primario”.