D’Onofrio:I referendum tra vecchio e nuovo equilibrio politico

Quella referendaria è stata una vera e propria “eruzione vulcanica”. Occorre pertanto partire proprio da questa constatazione per cercare di valutare il significato complessivo dei referendum, sia in riferimento all’equilibrio politico che ha dato vita alla cosiddetta Seconda Repubblica, sia in riferimento ad un nuovo equilibrio politico che deve essere ancora costruito. Si è trattato infatti di un insieme di questioni sociali, politiche ed istituzionali non sempre tenute contestualmente presenti.

Vi è stata innanzitutto una grande vittoria di quanti hanno votato, respingendo la tentazione spesso subdola di chi affermava o che i referendum erano inutili o che non si sarebbe andati a votare. Vittoria dunque dei fronti referendari e sconfitta senza alcuna attenuante per quanti hanno deliberatamente deciso di non votare: è quindi del tutto comprensibile che hanno gioito coloro che hanno votato, e che soffrono di conseguenza tutti coloro che hanno deciso di non votare.
Questo appare pertanto il significato socio-politico-istituzionale complessivo di questa clamorosa “eruzione” referendaria. Il panorama comincia ad essere molto più articolato allorché si passa ad esaminare il complesso fronte del”Si”.

Vi sono stati innanzitutto coloro che hanno raccolto le firme per i referendum. In seguito vi è stato chi ha svolto una più decisa azione di mobilitazione all’indomani del voto amministrativo che si era giocato quasi esclusivamente alla luce degli schieramenti politico-parlamentari noti. Non sempre si è rilevata la sostanziale differenza tra quanti hanno svolto una decisa campagna referendaria su specifici temi, e quanti si sono impegnati prevalentemente sul fronte del rapporto tra maggioranza e opposizione. È in questo caso che hanno assunto prevalentemente cattoliche – sul tema dell’acqua, anche a prescindere dalle specifiche tecnicalità delle questioni coinvolte: l’iniziativa cattolica ha posto in evidenza non tanto la questione del rapporto tra pubblico e privato, quanto la questione del bene complessivo dell’acqua in quanto tale in un mondo nel quale si registra una straordinaria carenza di acqua in tante parti del globo. Questa iniziativa cattolica interpella i politici di ispirazione cristiana perché concerne l’idea stessa del principio di eguaglianza nell’era della globalizzazione. Nel fronte referendario concernente l’acqua vi è stato invece chi ritiene che vi sia stato uno stop alla scelta sostanzialmente liberistica che ha ispirato l’azione dei governi europei all’indomani della caduta del muro di Berlino: è come se, partendo dalla questione dell’acqua, si fosse posta una sorta di questione nuova del rapporto tra liberismo e socialismo.

Si tratta – in questo caso-di capire se si intende fare dell’acqua medesima una questione di fondo concernente il modello di sviluppo economico considerato nel suo insieme. Considerazioni simili vanno svolte per quel che concerne il fronte cosiddetto “antinucleare”. Non vi è dubbio che l’effetto del dramma di Fukushima abbia svolto un ruolo determinante per la mobilitazione conclusiva del fronte antinucleare. Ma non vi è dubbio che occorre interrogarsi sino in fondo sul significato europeo complessivo di una scelta italiana antinuclearista, al pari di quel che sembra avvenire in Germania ed a differenza di quel che risulta in Francia.
Si tratta – in questo caso – di porsi la questione di fondo di una politica energetica capace di essere allo stesso tempo ecologicamente accettabile, ed idonea a sostenere una consistente iniziativa industriale nel mondo contemporaneo. Un trascinamento complessivamente minore sembra aver avuto proprio il quesito referendario potenzialmente di più alto valore politico: quello con cernente il legittimo impedimento. Non vi è dubbio che la decisione della Corte Costituzionale che aveva già sostanzialmente compresso il significato incostituzionale della legge istitutiva del legittimo impedimento, abbia finito con il giocare un ruolo rilevante nel far ritenere sostanzialmente superata la questione medesima.

Ma non vi è dubbio che i risultati complessivi di questo referendum devono seriamente indurre a riflessioni molto approfondite proprio sul rapporto tra principio costituzionale di eguaglianza di fronte alla legge e deroghe specifiche previste in costituzione per alcune specifiche cariche istituzionali. Molto si è infine discusso sul ruolo che internet abbia svolto proprio in riferimento alla mobilitazione referendaria, trattandosi di un mezzo di comunicazione capace di saltare direttamente tutti gli schermi di partito, e persino quelli concernenti personalità carismatiche. Qualora pertanto si volesse trarre una qualche considerazione conclusiva concernente l'”eruzione” referendaria, occorre aver presente che l’esito dei referendum faccia sostanzialmente ritenere vecchio e superato l’equilibrio politico sul quale è nata la cosiddetta Seconda Repubblica.
Per quel che concerne il nuovo equilibrio politico in qualche modo sollecitato anche se non determinato dai referendum medesimi, occorre aver presente che vi sono stati e vi sono spinte che vengono dalla società, capaci di avere conseguenze politiche non appartenenti al modello istituzionale della cosiddetta Prima Repubblica, anche perché da un lato siamo entrati in un complesso processo di integrazione europea, e dall’altro siamo divenuti partecipi di questo ancora in parte indefinito processo di globalizzazione mondiale.

 

Di Francesco D’Onofrio, tratto da Liberal del 18 giugno 2011










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