Signor Presidente, vorrei richiamare, innanzitutto, l’attenzione del sottosegretario. Mi fa piacere che ci sia proprio l’onorevole Misiti ad interloquire in questo frangente dove discutiamo un atto di sindacato ispettivo estremamente delicato ed importante. E, proprio cogliendo questa felice occasione, mi permetto di svolgere delle considerazioni di carattere generale.
Il tema del porto di Gioia Tauro avrebbe, a mio avviso, un’incidenza, nelle valutazioni che noi facciamo, non sufficiente, se non lo inquadrassimo in una visione di carattere generale che comprende la politica delle infrastrutture e dei trasporti nel nostro Paese e non soltanto nel nostro Paese. Avrebbe una scarsa importanza se non avessimo ben presente qual è stata la storia del Mezzogiorno e della Calabria, quello che produsse e realizzò anche questo porto di Gioia Tauro in un’area allora, a suo tempo, indicata per la realizzazione del quinto centro siderurgico, proprio in un periodo in cui c’era la crisi della siderurgia. Chi non ricorda lo sbancamento di quell’area di Gioia Tauro, San Ferdinando di Rosarno e gli agrumeti che furono eliminati?
Chi non ricorda la presenza allora del Ministro del bilancio Andreotti per la posa della prima pietra del «costruendo e realizzando» quinto centro siderurgico? Non si poté realizzare questo centro, non decollò come non decollò il «pacchetto Colombo» che veniva ad essere posto in essere dopo i moti di Reggio Calabria e, per un fenomeno di trascinamento, in quell’area vi sorse un porto che doveva, a suo tempo, non avere grandi ambizioni perché serviva per l’attracco delle navi e delle petroliere che dovevano alimentare il quinto centro siderurgico. Si coltivò, in quel momento, ovviamente, questa speranza, questa prospettiva, dove la realizzazione di tale grande «manufatto» doveva essere, in un primo tempo, un fatto importante di compensazione per l’assenza e la mancata realizzazione del quinto centro siderurgico, ma, poi, negli anni, aveva creato delle illusioni per cui questo porto, questa infrastruttura, sarebbe potuto essere un momento importante per lo sviluppo, non soltanto della regione calabrese, ma anche del Mezzogiorno.
Abbiamo detto molte volte, signor Presidente, che questi fatti, questi momenti, che riguardano il Mezzogiorno e, soprattutto, la mia regione, hanno qualcosa di imperscrutabile, di indecifrabile. La società che si interessò e che prese subito possesso del porto e, quindi, delle banchine, fu salutata come una realtà liberatrice che doveva, certamente, dare una prospettiva e dare anche vita alla portualità. Ma, come sempre avviene nelle concessioni, chi è concessionario ritiene di essere quasi proprietario. Basti vedere quello che è avvenuto nella storia del nostro Paese sulle cosiddette liberalizzazioni, ma credo che questo momento non sia l’occasione per fare un discorso di questo genere. Dicevo, invece, di queste concessionari che si ritengono di essere quasi proprietari.
Il confine tra la proprietà privata e il bene pubblico rispetto al quale il concessionario dovrebbe certamente rispettare il servizio che bisogna erogare alla collettività diventa sempre più indefinito e, quindi, sempre più labile.
Il porto di Gioia Tauro ovviamente, come dicevo poc’anzi, creò molte illusioni, molte speranze. Poi vi fu anche un boom che durò fino a sette o otto anni fa, nel carico e scarico dei container, toccò anche il livello di 3 milioni di Teu in termini di carico e scarico, ma, ovviamente, le banchine furono quasi sequestrate soltanto per questo tipo di lavoro. Quando invece il porto di Gioia Tauro aveva tante possibilità di essere reso non soltanto monofunzionale ma polifunzionale per la possibilità che c’era per la croceristica e per un’utilizzazione dell’area del retroporto attraverso un’azione di industrializzazione che doveva lavorare le merci, che doveva certamente creare le condizioni di una realtà molto più vivace sul piano economico e, soprattutto, permanente.
Si disse chiaramente in quel momento che il porto di Gioia Tauro era strategico nell’area del Mediterraneo per le grandi linee, soprattutto per i grandi mercati. Era quindi il momento di una grande attenzione e si cercò, con una politica che doveva portarci ad un approdo serio sul piano della logistica, di dare una dimensione molto forte a Gioia Tauro.
Ricordo che vi furono dei contrasti e delle azioni dove i concorrenti crearono delle situazioni di contrasto nei confronti di Gioia Tauro non soltanto all’interno del nostro Paese ma anche nel centro e nel nord Europa con alcuni porti importanti.
Era il momento in cui si parlava del Corridoio 5, del Corridoio adriatico, del Corridoio 1 di Berlino-Palermo, ed era in questione tutta una problematica che riguardava le infrastrutture dei trasporti all’interno del nostro Paese dove Gioia Tauro doveva essere il momento importante, l’anello di congiunzione tra il Mediterraneo e l’Europa attraverso il Mezzogiorno e attraverso l’Italia, e, quindi, si dava ad esso una dimensione molto forte.
Qui è venuto ieri, per dir la verità, il Presidente del Consiglio dei ministri per dirci che c’è una politica del Mezzogiorno, ma quale politica del Mezzogiorno? Sono risorse che vanno e vengono, sono quelle di 20-25 anni fa. Sotto altri titoli, sotto altri nomi, con diverse nomenclature ma sono le stesse risorse. Ma oggi noi siamo in presenza di un’assenza di una politica per quanto riguarda il Mezzogiorno.
Noi ci troviamo – questo è il motivo per cui ho presentato questa interpellanza urgente – di fronte ad una crisi del porto di Gioia Tauro. Come si suol dire e come recita un titolo di un film famoso, I sogni finiscono all’alba: forse la notte è durata qualche momento in più dei sogni, ma ovviamente il sogno di Gioia Tauro sta svanendo. Gli operatori stanno andando via come è andata via la società Maersk che è una società di minoranza della Med center, concessionaria del porto, delle banchine del porto, che è un colosso danese che è il numero uno al mondo nel trasporto dei container. C’è una fuga e c’è ovviamente la minaccia della disoccupazione. Sia la Med center sia altre strutture e altre società vanno sempre di più minacciando la cassa integrazione e i licenziamenti. C’è un grande movimento, c’è una grande preoccupazione raccolta dal sindaco di Gioia Tauro, l’avvocato Bellofiore che, insieme ad altri sindaci, insieme al presidente del consiglio di Gioia Tauro giorni fa ha convocato un consiglio comunale aperto dove hanno presenziato parlamentari, consiglieri regionali, sindacati e quant’altro, dove ognuno ovviamente ha levato un grido di grande preoccupazione e soprattutto di grande travaglio.
Io ritengo che il dato sia inquietante: anche nell’ambito della politica della logistica e del potenziamento della piattaforma logistica nazionale, presentata dal Governo e approvata da poco, sono state riservate al porto di Gioia Tauro soltanto alcune righe.
Ma vi è una fuga anche da parte di RFI, di Ferrovie dello Stato, perché fino a qualche anno fa, signor Presidente – ma credo che il sottosegretario Misiti lo ricordi – vi era stato un impegno da parte di Ferrovie dello Stato per un collegamento e un raccordo del porto sempre più intenso verso altre vie di comunicazione. Adesso che cosa c’è? C’è la fuga di Ferrovie, c’è Porto Said, dove si è indirizzata anche la Maersk, che fa concorrenza a Gioia Tauro; Gioia Tauro perde sempre più la cosiddetta spinta propulsiva, che si è esaurita, non si ha alcun tipo di speranza, mancano la politica per il Mezzogiorno e la politica delle infrastrutture e dei trasporti all’interno del nostro Paese.
Signor Presidente, visto e considerato che ci troviamo qui, vorrei chiedere al Governo: ma veramente il Governo pensa che la promessa dell’attraversamento stabile dello stretto di Messina possa essere esaustiva e compensativa, e possa essere, da solo, un dato importante per la politica dei trasporti e per la politica dello sviluppo del Mezzogiorno all’interno del nostro Paese? O rischia di essere, fra qualche anno, quando verrà, semplicemente una «cattedrale nel deserto», perché non abbiamo creato le direttrici di comunicazione e di collegamento su tutti e tre i comparti importanti che esistono? Mi riferisco all’aria, al mare e alla gomma, cioè alle autostrade e alle strade. Lasciamo stare la vicenda della Salerno Reggio-Calabria e della statale n. 106, i cui dati sono dinanzi a noi e ci richiamano ad una arretratezza fondamentale. Ma come pensiamo di sviluppare il Mezzogiorno?
Senza parlare – questo ovviamente va da sé, ma abbiamo svolto tante discussioni – che la criminalità organizzata ha in mano il porto di Gioia Tauro. Quando la Commissione antimafia vi si recò in visita qualche anno fa disse con molta chiarezza che il 95-96 per cento delle imprese sono condizionate dalla criminalità organizzata. Le Commissioni confezionano questi documenti, facendone partecipi il Governo e il Parlamento, ma poi tutto tace: i padroni di ieri sono i padroni di oggi e, come vediamo, la situazione diventa sempre più precaria, minacciando e svuotando un’opera che aveva creato tante speranze, che, poi, si sono rivelate illusioni per quanto riguarda la realtà della nostra regione.
Pertanto, ritengo che sia necessario dare una risposta. Sarà questa l’occasione? Ho qualche dubbio, al di là della buona volontà del rappresentante del Governo. Tuttavia, vi sono centinaia e centinaia di lavoratori che vedono minacciato il loro posto di lavoro, e la cosa più grave, che ho ricordato poc’anzi, è che non c’è una speranza né una prospettiva. Bisogna capire qual è la politica reale per il Mezzogiorno: è quella di cui parlava il Governo, il Presidente del Consiglio dei ministri?
Ma è possibile che il Presidente del Consiglio dei ministri non sia informato? Che non sappia che esiste Gioia Tauro, che esiste una situazione drammatica? È possibile che il Presidente del Consiglio dei ministri pensi che soltanto il ponte sullo Stretto di Messina possa essere risolutorio, anche con tutti i problemi di accompagno – tra virgolette – che tutta quest’opera, se non vi saranno i raccordi coordinati, può comportare in termini di negatività?
Ho concluso, signor Presidente, questa mia illustrazione. Dunque, è necessario fare una riflessione. Attenderò la risposta del sottosegretario Misiti, farò la mia replica; mi auguro che la risposta apra qualche possibilità di interloquire ulteriormente, di dare la possibilità di continuare la riflessione. Ma se la vicenda di Gioia Tauro si chiuderà così, ritengo che non avremo chiuso soltanto la vicenda di Gioia Tauro, di un porto qualsiasi, ma avremo chiuso in gran parte una vicenda ed una prospettiva che riguarda il futuro della Calabria, del Mezzogiorno e la presenza dell’Italia nel Mediterraneo, anche in una visione europea.
La replica del sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Aurelio Salvatore Misiti
Signor Presidente, il Governo condivide le preoccupazioni degli interpellanti sulla questione del porto di Gioia Tauro. È ovvio, però, che deve far rilevare che non c’è affatto disattenzione, ma anzi il Governo dedica molta attenzione al porto di Gioia Tauro, tant’è vero che, negli ultimi anni, sono stati emanati provvedimenti e sono state destinate significative risorse tra le quali quelle dei programmi ordinari delle opere marittime, dei programmi straordinari attivati grazie alla legge n. 413 del 1998 e successivi rifinanziamenti e alla legge n. 166 del 2002, nonché quelle gestite tramite fondi CIPE.
Per quanto concerne la richiesta degli interpellanti di conoscere l’entità dei fondi pubblici destinati all’autorità portuale di Gioia Tauro, si può comunicare che solo con i fondi accordati dalla direzione dei porti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che peraltro sono solo una parte delle risorse investite in quel porto, nell’arco temporale 2000-2007 risultano accordati al predetto porto risorse per complessivi 200 milioni di euro, come si può evincere dall’allegata scheda che per completezza depositeremo presso la Presidenza.
Parrebbe anche eccessivo parlare di ritardi nei finanziamenti che, per quanto concerne il Ministero, sono stati sempre programmati ed erogati con estrema sollecitudine allorché l’autorità portuale ha dato seguito, nei fatti, agli impegni concordati negli appositi protocolli di intesa con essa stipulati per assicurare e disciplinare i finanziamenti stessi.
Devo comunicare, inoltre, che l’attenzione è già in atto anche per quanto riguarda le problematiche relative alle zone franche. C’è una zona franca di seconda categoria, di secondo livello, che si trova nel retroporto, che è oggetto di attenzione nel piano di sviluppo del porto a cui accennerò più avanti.
Il Governo ritiene anche opportuno evidenziare che talune delle criticità del porto di Gioia Tauro si sono di recente aggravate non certo per decisioni avventate del Governo, oppure per decisioni sbagliate dell’autorità portuale, oppure della regione Calabria, ma per effetto di una serie di circostanze esterne connesse per lo più alle ricadute della crisi internazionale e all’accentuarsi della concorrenza dei porti del Nord Africa. Ci sono, in particolare, due porti nel Nord Africa, Porto Said e il porto di Tangeri in Marocco, che hanno fatto concorrenza non solo a Gioia Tauro, ma hanno messo in ginocchio i porti di Algeciras in Spagna, di Marsiglia e tutti gli altri porti della parte europea del Mediterraneo.
Il problema, quindi, è di carattere internazionale. Infatti, tale concorrenza nordafricana è sorretta da un vero e proprio dumping sociale: quello che a Gioia Tauro costa 26 euro, la stessa cosa, lo stesso servizio costa 6 euro a Tangeri e 4 euro a Porto Said. È difficile da fronteggiare perché legato ad una serie di fattori di costo e di elementi e ordinamenti propri dei Paesi dell’area sui quali quindi non è agevole influire.
Ciò nondimeno, il Governo non ha mancato, anche di recente, di prestare ancora attenzione al porto di Gioia Tauro mediante l’adozione di norme che hanno consentito allo scalo di abbattere le tasse portuali nel 2010.
Lo ha fatto anche per il 2012 – e siamo in attesa di poter operare in questa direzione attraverso la cassa – e nell’anno in corso, con l’effetto di un recupero di competitività tutt’altro che trascurabile.
Si segnala, altresì, che al porto di Gioia Tauro è destinata, oltretutto, per quest’anno, una quota dell’apposito fondo perequativo per le autorità portuali, per un importo di 3 milioni 258 mila euro, per far fronte alle esigenze di manutenzione.
Inoltre, si rappresenta che il CIPE, con delibera 21 dicembre 2001, n. 121, ha approvato, ai sensi dell’articolo 1 della legge n. 443 del 2001 (la cosiddetta legge obiettivo), il piano programma per la realizzazione di infrastrutture e di insediamenti produttivi strategici e di interesse nazionale, che comprende il sistema hub interportuale e, tra questi, l’intervento di completamento allacci plurimodali del sistema interportuale di Gioia Tauro.
Il suddetto intervento è, altresì, ricompreso nell’intesa generale quadro stipulata tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la regione Calabria, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri in data 16 maggio 2002, e contemplato fra gli interventi inseriti nell’VIII Allegato infrastrutture alla Decisione di finanza pubblica del settembre 2010.
Il 26 febbraio 2010, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha emanato l’atto di indirizzo con le priorità politiche da realizzarsi nel 2011 e tali priorità sono state confermate nell’atto di indirizzo emanato dal Ministro per il 2012. In tale contesto, in una delle quattro aree tematiche, quella relativa al Mezzogiorno, è individuata la piastra logistica di Gioia Tauro.
Il piano industriale della piana di Gioia Tauro è articolato in tre gruppi di investimenti: realizzazione di un impianto di rigassificazione e ampiamento del terminal container; interventi di completamento o di nuova realizzazione relativi alle strutture portuali; interventi di tipo infrastrutturale e industriale.
Rispetto a questi ultimi interventi, il CIPE, con delibera n. 89 del 13 novembre 2003, ha stanziato l’importo di 12 milioni 186 mila euro su un costo complessivo di circa 76 milioni di euro.
Con la realizzazione di dette opere il sistema portuale di Gioia Tauro potrà diventare una piattaforma territoriale strategica, coerentemente con il disegno strategico nazionale 2007-2011 e con il nuovo piano nazionale della logistica 2011-2020, orientando lo sviluppo e la crescita del territorio calabrese e del Mezzogiorno e favorendo la competitività della portualità italiana nel Mediterraneo.
Infine, si rappresenta che l’autorità portuale di Gioia Tauro ha trasmesso, in data 28 marzo 2011, alla struttura tecnica di missione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il progetto definitivo relativo alla realizzazione delle reti materiali e della viabilità di raccordo alla piastra del freddo del porto Gioia Tauro, che richiede alcune integrazioni, in particolare per il piano economico finanziario.
Non appena il soggetto aggiudicatore integrerà la documentazione potrà essere avviata l’istruttoria per la convocazione della conferenza di servizi, finalizzata all’approvazione del progetto definitivo da parte del CIPE
Per avvalorare questa costante attenzione verso il porto di Gioia Tauro, anche in questo momento, dopo che il terminalista Medcenter – della compagnia Contship – aveva annunciato un piano di sviluppo e di crescita della lavorazione dei TEU nel porto di Gioia Tauro, improvvisamente vi è stata la decisione della Maersk, a cui si richiamano gli interpellanti, che rappresenta circa un terzo dei TEU che arrivano e che vengono manipolati o, comunque, rinviati poi in altri posti dell’Italia e dell’Europa e nel Mediterraneo. Nel 2010 vi è stato, certamente, un calo dovuto alla crisi, ma abbiamo affrontato la questione abbassando le tasse di ormeggio.
Nel 2011 speriamo di fare lo stesso, ma certamente, con l’uscita della Maersk, su 3 milioni, vi sarebbe 1 milione in meno di TEU da registrare in ingresso e in uscita nel porto di Gioia Tauro. Questo ha portato a quella che si chiama oggi emergenza e a questa crisi che, certamente, stiamo affrontando.
L’abbiamo affrontata in due modi. La prima questione è quella dell’emergenza, perché l’impresa terminalista ha annunciato la mobilità per circa 467 dipendenti su 1.053, il che è un’enormità, più di quanto gli interpellanti abbiano sottolineato. Ciò ha posto un problema gravissimo di occupazione. Il Ministero ha tenuto due riunioni (una in Calabria e una ieri presso la sede di Porta Pia) in cui si è detto chiaramente al terminalista che occorre intanto evitare la mobilità fino a quando non si trovi una soluzione all’emergenza.
Naturalmente, potrebbe essere anche che si avvierà la cassa integrazione, in quanto si tratta dell’industria principale della regione Calabria. Il porto di Gioia Tauro costituisce per la regione il 50 per cento delle entrate che provengono proprio da quest’ultimo e quindi costituisce l’industria principale che va salvaguardata e va impedito che si possa avviare la mobilità.
Ieri, vi è stata una lunga riunione al Ministero con la presenza del Ministero dello sviluppo economico e anche del Ministero del lavoro e abbiamo avviato una discussione con tutti i sindacati (quelli confederali e quelli autonomi), di cui bisogna notare la collaborazione effettiva e positiva che stanno dando.
Puntiamo a far sì che l’emergenza non colpisca l’occupazione nell’immediato, tanto è vero che vi sono in campo diverse azioni del Ministero, della regione Calabria e dell’autorità portuale per evitare possibili licenziamenti e dare speranza del ritorno al lavoro, anche se è necessario qualche mese di cassa integrazione, ma un obiettivo va raggiunto, ossia che nessuno deve perdere il lavoro.
Non solo: il Governo ritiene che la questione della criminalità organizzata sia un punto fondamentale. Non risulta esatta la dizione che il porto di Gioia Tauro è in mano alla criminalità organizzata. Nel porto di Gioia Tauro, nella parte demaniale, quella che gestisce il transhipment, il Governo assicura e ha assicurato sempre la massima legalità. Non si entra in quella parte del porto dove si gestisce il transhipment se non ci sono tre o quattro controlli e passaggi. Nessuno (non solo criminali, ma anche estranei) può avvicinarsi al porto di Gioia Tauro.
Il problema qual è? Che adesso, avendo questa emergenza, dobbiamo accelerare gli interventi per lo sviluppo e questi ultimi sono tutti in atto, perché qualche mese fa è stato firmato l’accordo di programma-quadro tra lo Stato, la regione e gli enti locali che prevede un investimento di oltre 500 milioni di euro in un quinquennio.
Questo avverrà con l’intervento anche delle Ferrovie dello Stato. La critica alle Ferrovie dello Stato va fatta quando è necessario, ma in questo caso hanno investito nell’accordo di programma quadro quasi il 40 per cento della cifra di 559 milioni di euro. Quindi, questa è una questione fondamentale.
Faremo il gateway ferroviario, faremo in modo che continui lo sviluppo del porto, cercheremo di renderlo competitivo anche con la parte africana, rendendo migliori i servizi e abbattendo i costi e certamente questo richiede l’unità di tutti.
L’unità di tutti c’è in questo momento, tant’è vero che ieri al tavolo della trattativa c’era unità completa per cercare di risolvere i problemi. Abbiamo un appuntamento generale il 5 luglio, ma da ieri, oggi e fino al 5 luglio ci saranno incontri particolari per mettere a punto una strategia che comporti non solo il richiamo di coloro i quali potrebbero andare in mobilità – e noi vogliamo impedirlo – ma anche l’aumento del numero degli occupati.
Infatti, non è impossibile, attraverso la realizzazione immediata di quanto è stabilito nel programma quadro, che nel porto di Gioia Tauro possa svilupparsi quell’attività. Oggi ci sono 36 aziende di logistica, possiamo portarle anche a 200-250 se riusciamo a fare un’altra cosa, cioè a rendere sicuro il porto insieme alla prima zona industriale. Renderemo sicura, come lo è attualmente la parte centrale del porto dove operano 36 aziende di logistica, una parte della zona industriale, la delimiteremo in modo tale che sarà sicura, nessuna infiltrazione vi potrà essere e si potranno impegnare almeno le 150 aziende che già premono e hanno fatto domanda per entrare e operare all’interno del porto di Gioia Tauro.
Quindi, bisognerà lavorare tutti insieme. Ringrazio il presidente della regione che personalmente, insieme al vicepresidente, si spende continuamente in quest’azione di rintuzzare e di superare l’emergenza e di passare immediatamente allo sviluppo. Allo stesso modo, va ringraziato lo stesso Ministro Matteoli che personalmente ha diretto la riunione ieri e ha indicato alcune soluzioni che ci consentiranno il 5 luglio di dare ancora risposte più positive.
Per questo, assicuro i deputati interpellanti che noi possiamo interloquire con continuità, anzi vi invito a presentare di nuovo interpellanze di questo tipo dopo il 5 luglio, quando avremo la possibilità di esaminare i risultati dell’incontro che ritengo possa essere, almeno per questa fase, decisivo.
La replica dell’On. Mario Tassone
Signor Presidente, intanto dico che ho seguito con molta attenzione l’esposizione del sottosegretario. Se venissi da un Paese un po’ straniero, molto lontano dalla regione Calabria, mi dichiarerei pienamente soddisfatto perché il rappresentante del Governo ha fornito una serie di cifre e di elementi di valutazione, ma soprattutto ha riempito la sua risposta di speranze e, per la parte che gli riguarda, anche di certezze.
In questa fase, ho qualche remora a dirmi speranzoso e soprattutto ho qualche preoccupazione di avere delle certezze, perché non ho certezze. Infatti, se avessi certezze sparirebbe la preoccupazione, ma la preoccupazione c’è. La preoccupazione aumenta, signor Presidente e sottosegretario Misiti, quando lei mi dà delle cifre. Credo che lei nel passato abbia avuto le mie stesse preoccupazioni. Certamente lei ha un angolo di visuale diverso, ha una possibilità diversa ovviamente per valutare le cose, per carità. Tuttavia, quando lei mi parla di 200 milioni di euro – sì, è nell’arco di tempo -, quando mi parla di 3 milioni e duecento mila euro per il Fondo di manutenzione e così via, quando lei mi parla anche degli appuntamenti del Cipe, quando lei mi parla di zona franca, di una parte di una realtà che dovrebbe ancora essere portata in essere, le mie preoccupazioni e soprattutto qualche segmento di certezza e di speranza viene meno.
Presidente, il sottosegretario Misiti sa certamente con maggiore autorevolezza rispetto a me che questi 200 milioni di euro se sono stati spesi non hanno prodotto nulla visto che ci troviamo a parlare di emergenza. Rispetto a 200 milioni di euro, quasi 400 miliardi di vecchie lire, il porto non si dovrebbe trovare così in difficoltà e in crisi, non c’è dubbio. Allora, qualcosa bisogna capire, dove non ha funzionato. I 200 milioni di euro sono stati spesi, sottosegretario. Dove sono stati spesi questi 200 milioni di euro?
Sono stati spesi per i fondali e in parte per le banchine e, comunque, sempre per l’attracco. Ma il discorso che ho fatto è questo. Ho impostato la mia interpellanza urgente pensando di interloquire, come sono certo, con una persona autorevole anche in questo campo. Però se un porto è lasciato solo a un concessionario, che fa carico e scarico dei container e nient’altro, perde l’occasione di essere polifunzionale e di proiettarsi nel futuro. Certamente Porto Said e Tangeri ormai fanno la concorrenza. La concorrenza di questi porti non deve meravigliare più di tanto, dato che non riusciamo, tra virgolette, a stare sul mercato.
Noto che lei mi parla di alcuni appuntamenti di oggi. Ma il rigassificatore e la piastra del freddo sono vicende che riguardano il passato e lei sa meglio e più autorevolmente di me che vi è stata una spinta enorme e una controspinta perché il rigassificatore e la piastra del freddo non si facessero perché vi sono alcuni interessi importanti e fondamentali, non ultimo certamente dalla Med Center.
Lei sa, meglio di me, che della Med Center nessuno può parlare, né bene né male e che si deve ignorarla. Anche quando stavo al suo posto ho parlato della Med Center, perché non vi è stata mai l’autorevolezza e il primato della politica e della gestione del Governo per far capire che ognuno deve svolgere i suoi compiti, perché l’interesse da perseguire è quello generale e complessivo.
Allora, Mct lo può mettere anche ogni giorno. Però, ci troviamo un’emergenza. Lei giustamente ha ringraziato il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, che ha presieduto la riunione sull’emergenza di Gioia Tauro. Ma se un Ministro delle infrastrutture e dei trasporti non dovesse fare questo, cosa fa? Voglio capire di cosa si interessa. Dell’autorità portuale di Bari, a cui qualche giorno fa mi sono riferito in un’interpellanza? Di che cosa si interessa? Si interessa delle ferrovie della Calabria, che sta facendo sparire? Vi era questa speranza delle ferrovie. Perché le ferrovie hanno interrotto il disegno portato avanti da Moretti? C’è un Moretti double-fase. Fase uno, è pieno di entusiasmo. Fase due, Moretti è un uomo capace e ha capito che ormai il porto di Gioia Tauro terminava e andava ad esaurirsi, finiva la sua proporzione, si spegneva, dunque, non vi era più la necessità di un intervento massiccio e di una politica dei trasporti da parte delle ferrovie. Oggi vi è questa rivalutazione?
Allora, signor sottosegretario, facciamo un discorso molto serio, anche in questa fase. C’è, dunque, la fase dell’emergenza che ha anche un padre. Ma perché c’è l’emergenza? Certo, ho detto che ci sono esuberi di 600-700 lavoratori che si aggiungono, ovviamente, alle perdite di volume di traffico che creeranno degli esuberi tra il 25 e il 30 per cento, con l’uscita della Maersk. Questi esuberi si aggiungono a tutto il resto, perché il volume di traffico certamente crea delle distorsioni e degli esuberi. Non si sa quanti sono. Di 600-700 esuberi sappiamo già. Il segmento verrà meno e la Maersk ha anche annunciato che taglierà l’ultima linea nel luglio 2011, ossia tra qualche giorno.
Qui vi è un dato, signor Presidente e signor sottosegretario. Facciamo le norme per l’emergenza. Che cosa chiede la Med Center? L’abbassamento delle tasse, quello dell’ormeggio, del pilotaggio e di tante altre cose. Cosa chiede? Lei ha qualche sentore se il Ministro dell’economia e delle finanze vuole anche delle voci compensative a fronte, eventualmente, della diminuzione di queste tasse, per quanto riguarda le accise che pagherebbe ovviamente la Calabria?
Mi auguro che si interessi anche il presidente della regione, so che è persona sensibile.
Non ho alcun tipo di appunto da muovere al presidente dell’autorità portuale, tuttavia la risposta del sottosegretario, che ringrazio di cuore, è piena di buona volontà, ma c’è più cuore e speranza che altro ed il cuore e la speranza non possono certamente modificare la realtà.
Signor Presidente, lei chiedeva a me, come è prassi e in virtù del Regolamento, se sono o meno soddisfatto della risposta del sottosegretario. Visto che c’è una consuetudine di grande stima vorrei chiedere al sottosegretario se lui sia o meno soddisfatto della sua risposta, ma è una battuta perché non sta a me chiederlo. Io le dico che non sono soddisfatto. Vorrei sapere se lei sia soddisfatto di ciò che ha letto: io non sono soddisfatto, anzi dopo questa interpellanza e la risposta, che certamente è stata molto puntuale e precisa – e capisco che forse più di questo in questa sede non poteva dire – sono più preoccupato. Esco da quest’Aula molto più preoccupato. Si cercherà di darci un contentino con la Cassa integrazione o di tappare qualche buco, però certamente ho chiesto una cosa importante e voglio vedere se il Governo ci accontenterà e se verrà approvata una mozione a tal riguardo. La politica delle infrastrutture e dei trasporti in Calabria e il ponte di Messina: occorre vedere se questi interventi possano essere articolati e armonizzati in una prospettiva, che non sia nebulosa o incerta e che non cerchi di ovattare e di coprire alcunché, ma di chiarire quali siano le direttrici della politica delle infrastrutture e dei trasporti.
Esiste una politica delle infrastrutture dei trasporti? Con questo Ministro e con questo Governo si convinca anche lei, onorevole Misiti, che non esiste alcuna politica né delle infrastrutture, né dei trasporti, né tanto meno per il Mezzogiorno.
Interpellanza dell’On. Mario Tassone concernente iniziative per il rilancio economico ed il potenziamento delle strutture del porto di Gioia Tauro.pdf