Signor Presidente, ritengo che questo dibattito, questo confronto che stiamo consumando ha qualche venatura di ipocrisia e di insincerità. Vi è un groviglio di posizioni, vi è qualche preoccupazione nel manifestare realmente le posizioni e bisogna riconoscere a qualche forza politica coerenza nel porre in essere l’esigenza di mantenere le province.
Ho ascoltato con molta attenzione quello che ha detto il Ministro Calderoli. Tuttavia ci sono state una serie di occasioni e di circostanze nelle quali abbiamo sollecitato una riforma complessiva nel campo delle autonomie locali e la conseguente soppressione delle province. Questo in occasione del codice delle autonomie e Pag. 50successivamente in occasione del federalismo fiscale. Voglio ricordare che in quell’occasione vi è stata, da parte del Governo e della maggioranza, una posizione di netta chiusura. Si rinvia a quando questa discussione? Anche in ciò, caro onorevole Giovanelli, non credo di seguirvi fino alla fine, perché questo era il momento di dare una risposta in termini definitivi e con grande coraggio e di aprire una fase nuova rispetto alle articolazioni delle autonomie locali sulla base delle competenze e dei ruoli, ovviamente rispetto anche all’area delle competenze delle regioni e degli enti intermedi.
Non c’è dubbio che quando diciamo di tornare in Commissione, riproponiamo – come dice il presidente della Commissione, e lo dice con grande onestà da parte sua – e riprendiamo anche il confronto e l’esame delle proposte di riforma che riguardano le province. Sappiamo che ciò richiede tempi lunghi, ma non c’è certamente una grande convergenza. C’è un nodo da sciogliere, parliamoci con estrema chiarezza, l’ho detto parecchie volte in Commissione, perché quando parametriamo e diciamo che alcune province rimangono rispetto alla popolazione e al territorio, mentre altre province vengono ad essere eliminate, così come si evince dagli emendamenti della Lega e anche dalla proposta di legge del Partito Democratico, sappiamo anche che questa strada è impervia. Infatti, si creerebbe all’interno del Paese una discussione molto vivace sul perché eliminare le province con 400 mila abitanti e non quelle di 399 mila abitanti.
Il discorso, invece, per definire questo tema è quello di eliminare tutte le province e riprendere certamente in termini forti anche il discorso di una nuova articolazione delle aree intermedie sul piano produttivo. Non l’ho detto, non l’ho mai pensato e anche in un’altra seduta l’ho dichiarato che vi era semplicemente il problema dei costi. Vi è ovviamente un problema di un equilibrio tra costi e benefici, e certamente con queste province, in considerazione della scarsa delega che hanno dalle regioni, sono maggiori i costi e meno i vantaggi nei confronti della collettività e dei cittadini. Ma questo dato e questo aspetto non si è mai affrontato perché quest’Aula non ha mai voluto affrontare con coraggio il tema delle regioni, degli sperperi e soprattutto dell’inefficienza di alcune regioni. Se si avesse il coraggio, riprenderemmo il discorso in termini complessivi anche per quanto riguarda la spesa pubblica, l’assenza di risposta ai bisogni e alle esigenze dei cittadini.
Detto questo, signor Presidente, non posso non seguire quello che dice l’onorevole Bruno perché ovviamente non credo che si porranno in essere anche una serie di riunioni e soprattutto di attività della Commissione, ma non vedo una volontà da parte della maggioranza in termini seri e univoci. Non faccio nemmeno le polemiche rispetto ai programmi alla vigilia della campagna elettorale. Non faccio riferimento nemmeno a questo. Faccio riferimento all’assenza di una politica e di una strategia nelle autonomie locali, ma questo si era già evidenziato – come ho detto poc’anzi – per quanto riguarda…
Intervento dell’On. Mario Tassone sull’abolizione delle province.pdf