Discussione On. Tassone delle mozioni sulle iniziative per lo sviluppo del sistema del trasporto ferroviario di persone e merci, con particolare riferimento al ripristino della priorità in ambito comunitario del Corridoio 1 Berlino-Palermo nella sua configurazione originaria

Signor Presidente, noi ci troviamo ancora una volta di fronte ad un significativo atto di indirizzo parlamentare. Stiamo cercando di costruirlo e mi auguro che vi sia anche una posizione univoca, così come si evince dalle mozioni presentate, quelle rivisitate. Alcune mozioni, infatti, come si ricorderà, signor Presidente, sono datate, nel senso che hanno avuto origine ed hanno visto la luce in un periodo in cui non erano ancora avvenuti determinati fatti nuovi, che poi si sono verificati, nell’ambito dell’Unione europea. Ho ascoltato i colleghi che mi hanno proceduto e non posso che rifarmi alle valutazioni che essi facevano. Noi ci troviamo in presenza di una politica a volte altalenante per quanto riguarda l’Unione europea.

Negli anni che vanno dal 2002 al 2005, fu indicato – soprattutto nel 2005 – il Corridoio 1, che andava da Berlino a Palermo. Esso fu anche messo in evidenza come momento importante e strategico nella politica di collegamento tra il nord e il sud dell’Europa, nell’ambito di una politica, molto seria e attenta, di raccordo con il Mediterraneo. Pertanto, il nostro Paese, e soprattutto il Mezzogiorno, doveva recitare un ruolo importante all’interno di una progettualità e di una strategia relative alle infrastrutturazioni trasportistiche nell’ambito, come dicevo poc’anzi, del Mediterraneo.

Successivamente, com’è stato ricordato, nello scorso mese di luglio è stata presentata una proposta di bilancio dell’Unione europea per il 2020 in cui il Corridoio 1 assumeva la denominazione di Corridoio 5. Ricordo che la numerazione indica il momento in cui è stato proposto il progetto. Pertanto, il Corridoio 5 dovrebbe andare da Helsinki, passando per Bari, fino a La Valletta, ed essere collegato con le cosiddette autostrade del mare. Si cambia, dunque, strategia e, in questo caso, si cambia anche politica, perché, in questo modo, dal Mezzogiorno d’Italia si tagliano fuori la Calabria e la Sicilia, con tutti i problemi che emergono per quanto riguarda – com’è stato ricordato – l’attraversamento stabile dello Stretto di Messina attraverso il ponte sullo Stretto.
È necessario, quindi, chiarire una cosa importante e fondamentale. Nel luglio dello scorso anno è stata presentata una proposta di regolamento; ebbene, bisogna capire a quale tipo di azione e di conclusione arrivi anche la Commissione europea per avere un quadro definitivo. Vorrei ricordare che, nella proposta dell’originario Corridoio 1, erano coinvolte anche realtà come la Francia, le coste iberiche e la Sardegna, con una direttrice tracciata in modo da non isolare dai traffici quest’area molto ampia. Io ritengo che la modifica della proposta di luglio, che recupererebbe la Sicilia e, quindi, anche la portualità calabrese con Gioia Tauro e i porti siciliani, vada verso il recupero di quello che era il progetto iniziale del Corridoio 1.

Noi vorremmo capire, signor Presidente – e credo che questo sia il significato dell’atto di indirizzo parlamentare in oggetto -, se ci troviamo di fronte a semplici righe tracciate sulle mappe e sulle carte geografiche, oppure se vi siano intenzioni e politiche serie da parte dell’Europa, e qual è il ruolo del nostro Paese affinché esse si realizzino. Vorrei ricordare che il Corridoio 5 dovrebbe essere concluso nel 2050, proprio al fine di coinvolgere tutti gli Stati membri e tutte le regioni, e per assicurare a queste realtà una grande mobilità e il trasporto di merci e persone. Stiamo parlando del 2050: ma prima del 2050, signor Presidente, cosa facciamo? Credo che questo sia l’interrogativo e vorrei interloquire direttamente con il signor sottosegretario che è presente in quest’Aula, cioè con il sottosegretario Improta: cosa facciamo?

I segnali che stiamo dando, infatti, non sono esaltanti e non solo non vanno in direzione di un’integrazione europea nel campo delle infrastrutture, dei trasporti, dell’integrazione e dell’intermodalità dei trasporti e delle politiche della logistica, ma vanno in una direzione, a mio avviso, opposta. Ciò se è vero, com’è vero, che ventuno treni di lunga percorrenza sono stati soppressi in Calabria; se è vero, com’è vero – com’è stato anche detto -, che i treni notturni non ci sono più; se è vero, com’è vero, che il personale di questi treni è in grande mobilitazione e sta manifestando continuamente.

Abbiamo avuto anche un confronto con il Governo, durante lo svolgimento di uno strumento di sindacato ispettivo, proprio su questa problematica, e la risposta, in quella sede, al di là della buona volontà del sottosegretario, è stata certamente deludente e non è stata rassicurante.

C’è allora da capire il significato di questi grandi arretramenti, anche nazionali, rispetto a quelle che dovrebbero essere le condizioni da costruire, da prospettare per determinare queste svolte; occorre, soprattutto, capire questa politica europea dell’integrazione europea nel campo trasportistico, perché se questi sono i segnali, allora stiamo parlando semplicemente di righe sulle carte geografiche, non stiamo parlando di altro, signor Presidente.

L’unico dato che emerge è questo ponte sullo Stretto che appare e scompare a seconda dei Governi, a seconda delle stagioni, a seconda delle culture e a seconda dei convincimenti. Quello che rimane, come variabile indipendente, è la società Stretto di Messina; questa, ovviamente, è un elemento fisso, immodificabile, un fatto ormai di fede, acquisito nella storia. Ci possono essere tutti i più grandi sconvolgimenti, i più grandi cambiamenti delle politiche, ma rimarrà il suo presidente, rimarrà la società Stretto di Messina; società che certamente non ha lavorato in termini «leggeri» sul piano dei costi e delle risorse consumate su questo progetto che è il ponte sullo Stretto. Anche se ci fossero nuove tecnologie che potrebbero indicare un abbattimento dei costi, se ci fosse la possibilità di fare il ponte con progetti diversi, e ci sono ovviamente delle proposte e delle indicazioni in tal senso, tuttavia la società Stretto di Messina non le prende assolutamente in considerazione.

Noi dobbiamo capire che il ponte sullo Stretto non può realizzarsi in un ambito di desertificazione quale quello presente in queste realtà; o ci sono i lavori e gli impegni che vengono fuori nel campo delle infrastrutture, oppure, certamente, sarà un’opera ciclopica, una cattedrale, come si suol dire, nel deserto. Tutto questo sempre se ci sarà, perché ho i miei dubbi che tutto questo possa realizzarsi e possa venir fuori.

C’è poi un dato, per alcuni versi, mortificante: questa fuga delle Ferrovie dello Stato. Nell’esperienza che ho avuto al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Ferrovie dello Stato aveva iniziato un progetto di collegamento tra il porto di Gioia Tauro e le grandi direttrici di comunicazione. Qui, invece, non c’è nessuno sforzo; non c’è uno sforzo per introdurre e inserire Gioia Tauro in una politica articolata nel campo della portualità, ma soprattutto non c’è un collegamento con altre infrastrutture trasportistiche in una visione di intermodalità.
Ritengo che una valutazione, ovviamente, bisogna farla, per evitare, signor Presidente e signor sottosegretario, che questi atti di indirizzo parlamentare, così come anche questa discussione sulle linee generali, possano cadere in un momento particolare della storia o nella vicenda di una settimana di vita parlamentare, senza nessuna conseguenza: non facendo storia e non dando nessuna indicazione. Allora, non so se adesso, nell’ambito del proseguo dell’esame delle mozioni e soprattutto del parere che vorrà rassegnare oggi o domani il Governo, si possa avere un percorso certo, ma soprattutto occorre capire oggi cosa si fa. Perché questi tagli, questo rilassamento, questa assenza di politiche, anche per quanto riguarda le infrastrutture trasportistiche, devono essere colmati; non voglio dare responsabilità a questo Governo – ritengo che le responsabilità siano antiche – né al precedente e nemmeno al precedente ancora, forse c’è stata una disattenzione, tanto per usare un eufemismo, ma tutto ciò deve essere risolto.

C’è poi un’altra problematica che riguarda queste grandi direttrici e che potrebbe esser ovviamente importanti anche per il discorso che facevamo poc’anzi rispetto alla tragedia della nave Concordia, e riguarda la costruzione e il futuro posizionamento del deposito nazionale delle scorie radioattive, presso il quale convergeranno non soltanto le scorie derivanti dallo smantellamento delle centrali nucleari ma, anche e soprattutto, tutte le scorie radioattive di provenienza sanitaria e industriale di tutto il territorio nazionale.
Infatti, non vi è dubbio che, quando parliamo di questi problemi, di un’articolazione, di logistica e di infrastrutture, dobbiamo anche mantenere ben presente quali sono i veri problemi sempre più impellenti che riguardano il territorio ma, soprattutto, riguardo la qualità della vita, la sicurezza ed il futuro, ovviamente, del nostro Paese.

Ritengo, signor Presidente, che abbiamo degli esempi mortificanti, per alcuni versi. Vorrei soltanto fare un esempio al sottosegretario, citando le ferrovie della Calabria, che oggi non hanno alcuna possibilità di incidenza, vivono una crisi profonda e sono lasciate ad un dirigente, un bravo direttore generale, Lo Feudo, pur essendo lì una presidente. Vorrei capire di cosa parliamo; parliamo del 2050. Nel 2050 molti di noi ci saranno, ma io, ovviamente, non ci sarò, e allora ci siamo presi in giro.

Tra l’altro, auguro a tutti voi di esserci, nel 2050. Io vi precederò per l’appuntamento finale. Avrò il piacere e l’onore di potervi precedere e metterò per voi anche una buona parola, con l’affetto che ho nei vostri confronti, e voi mi darete anche una dedica, non remunerativa, ma forte e impegnativa. Non vi è dubbio, tuttavia, che con queste politiche dell’Europa, con questi lunghi programmi, viviamo nell’irreale, viviamo nel fantastico. Quello che serve oggi è capire che cosa facciamo adesso rispetto ai treni che vengono tagliati e alle lungaggini della Salerno-Reggio Calabria, bloccata dalle infiltrazioni mafiose. Soltanto Ciucci aveva negato, in Commissione antimafia, che vi potessero essere infiltrazioni mafiose. Allora, vorrei capire: oggi, il Governo che fa?

Concludo, signor Presidente. Inoltre, vi sarà il problema dell’autorità delle infrastrutture e dei trasporti. Non si capisce bene – almeno per quanto riguarda il decreto-legge – che fine farà questa autorità, perché, poi, ovviamente, andremo a modificarla. Infatti, come posto dal Governo, se l’autorità non vedrà la luce in un certo periodo di tempo, le competenze saranno riassorbite dal Ministero.

Vorrei capire, signor sottosegretario, anche perché in quel punto il provvedimento non è molto chiaro. Chiarezza, dottore, non credo che ve ne sia moltissima. Tuttavia, stiamo presentando delle proposte emendative, che credo serviranno a chiarire la nostra posizione e, soprattutto, quella del Governo.
Non vi è dubbio che vogliamo una risposta rispetto al corridoio Helsinki-La Valletta, anche riferimento alla diramazione verso la Calabria e la Sicilia. Ma vogliamo anche capire, allo stato attuale, se il Governo è impegnato a rivedere la politica seria delle infrastrutture, per evitare che gli abbandoni di oggi, ovviamente, possano impegnarsi in un futuro, per fede, che verrà ad essere, certamente, per le nuove generazioni. Ma non credo che questo sia bastevole, perché se oggi non si creano le premesse, le nuove generazioni non vedranno nemmeno i grandi risultati che oggi si prefigura questo nuovo regolamento dell’Unione europea.

 

Discussione On. Tassone su mozioni per sviluppo trasporto ferroviario.pdf








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