Roma, 24 mar. (AdnKronos) – Bisogna “chiedersi come sia possibile la pubblicità, facilissimamente rintracciabile su internet, di tutte le possibilità di accedere alla maternità surrogata, dove è possibile ricavare chi la organizza e chi la realizza in flagrante contraddizione con quanto dice la legge 40” che vieta la maternità surrogata in Italia. Lo afferma la deputata di Area popolare (Ncd-Udc) Paola Binetti, sottolineando come “manca ancora la consapevolezza che l’attuale ddl, recentemente approvato al Senato in modo piuttosto precipitoso, contenga ancora alcuni passaggi molto insidiosi in merito alle possibilità della stepchild adoption”. “Più complicato – continua l’esponente centrista – è capire come tutelare i diritti del bambino, per esempio riconoscendogli il diritto a conoscere le sue origini biologiche, dal momento che sempre nella legge 40 si dice esplicitamente all’articolo 9, comma 2: ‘La madre del nato a seguito dell’applicazione di tecniche di procreazione medicalmente assistita non può dichiarare la volontà di non essere nominata. Un bambino che vive con una coppia omosessuale maschile ha tutto il diritto di sapere almeno chi è la madre che lo ha partorito e, quasi certamente, anche chi è la donna che ha ceduto uno dei suoi ovuli perché lui potesse essere concepito e quindi ottenesse il diritto a nascere'”.
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