(DIRE) Roma, 4 apr. – “Torna in Aula il ddl sulle DAT, ma sembra proprio che il suo iter non si concludera’ neppure in questa settimana. Le dinamiche del calendario della Camera dei Deputati hanno creato uno strano gioco di appuntamenti per cui sara’ solo nella Settimana santa del 2017 che la legge assumera’ la sua veste semi-definitiva. Uno strano approdo per una legge che resta sostanzialmente aperta ai rischi di una eutanasia, mai nominata, ma di fatto presente nelle sue svariate forme: da quella semplicemente permissiva a quella piu’ decisamente attiva. Penso ad una singolare coincidenza perche’ questa legislatura dopo aver archiviato il termine Valori non negoziabili, considerandolo politicamente scorretto, ha decisamente messo tra parentesi anche i valori collegati: la vita, la famiglia, l’educazione. L’ambiguita’ di molte leggi, riconducibili a temi etici votati in questa legislatura, sia pure in un ramo solo del parlamento, fanno della XVII legislatura una realta’ cosi’ poco consistente, da poterla definire liquida, inafferrabile, proprio per le contraddizioni che l’hanno caratterizzata. Il modo con cui e’ stato finora affrontato l’attuale ddl ne e’ un’espressione concreta. Il voto che ne scaturira’, coerente con la volonta’ della maggioranza Pd, che insieme al presidente della Commissione Marazziti, se ne assume la totale responsabilita’, permettera’ di sostenere inizialmente il presunto carattere mite della norma. Ma sara’ il tempo e la sua applicazione nel tempo a rendere visibili e tangibili i rischi di una legge, per cui, pur di approvarla e in fretta!, si sono volutamente chiusi gli occhi sui rischi denunciati, da chi una legge l’avrebbe voluta, ma avrebbe voluto che fosse diversa.” Lo afferma l’onorevole Paola Binetti, UDC, che continua: “Cio’ che pretendiamo oggi, in anticipo sulla stessa approvazione della norma, e’ che il Ministero della salute eserciti un monitoraggio stretto sulla applicazione della legge fin dal primo momento. Non vogliamo un Osservatorio sulla morte, ma servono numeri concreti e non addomesticati, come purtroppo potrebbe accadere davanti al mistero della morte. Ma non servono solo cifre che dicano quante DAT sono state redatte, urge sapere quanta gente ha chiesto di morire e come e’ morta; quanti medici hanno fatto obiezione di coscienza, anche se la legge attuale non sembra prevederla, e quale contenzioso ne e’ scaturito: con i familiari o con la direzione generale. In una legge a cosi’ alto rischio la prudenza che e’ mancata prima deve diventare prassi in fase applicativa, proprio per difendere contestualmente il diritto alla vita e alla liberta’ dei pazienti”. (Com/Vid/ Dire)