(DIRE) Roma, 10 mar. – “Zona rossa anche a Roma e all’improvviso la citta’ sembra svuotata; le grandi piazze del centro sembrano enormi, senza la folla che abitualmente le riempie. Ristoranti e bar sono praticamente vuoti, ma i pochi supermercati del centro sono invece affollati e gli scaffali fortunatamente pieni. Quel che si percepisce pero’ e’ lo smarrimento generale, l’incertezza nelle decisioni da prendere, la difficolta’ a rendere assoluto il principio dettato da Conte: io resto a casa. All’improvviso si scopre la necessita’ di qualcosa da fare: un acquisto urgente, una persona da accudire, una pratica da sbrigare e diventa difficile valutare le conseguenze di quella che a tutti gli effetti non e’ una trasgressione, ma una interpretazione della norma. E allora il riferimento al buon senso diventa d’obbligo per tutti, con un richiamo esplicito al senso di responsabilita’ personale e collettivo”. Lo dice Paola Binetti, senatrice dell’Udc, che aggiunge: “La ricerca del punto di equilibrio e’ fondamentale se si pensa che una norma cosi’ restrittiva avra’ una durata minima di almeno 4 settimane. Non e’ facile instaurare una sorta di segregazione in casa per un tempo prolungato, a meno che non si immaginino contemporaneamente quelle indispensabili valvole di sicurezza, che permettono di alleggerire la pressione sul piano psicologico. Solo cosi’ infatti sara’ possibile mantenere la quarantena prevista dal governo per un tempo prolungato. Ma queste suggestioni mancano nel comunicato del Governo: manca la prospettiva della fatica davanti ad un nemico che si sta rivelando assai difficile da battere”. Poi, prosegue: “Ma ci sembra che poca o nessuna attenzione sia stata prestata alle persone con disabilita’; i servizi sociali sono ridotti a lumicino; le visite domiciliari scarseggiano; la didattica a distanza appare troppo spesso inaccessibile per questi ragazzi; la rarefazione dei contati sociali assume per molti di loro, anche per gli anziani, un fattore depressivo difficile sa risolvere. La zona rossa caratterizzata dallo slogan: io resto a casa puo’ facilmente diventare una trappola in cui molti disturbi si accentuano; a molti bisogni non si riesce a rispondere e la stessa gestione della mancata attivita’, per grandi e piccoli, puo’ generare reazioni impreviste e imprevedibili. Non a caso gli antichi dicevano che l’ozio e’ il padre dei vizi e se i confini della nuova inattivita’ sono quelli domestici, allora anche la casa puo’ diventare una condizione di rischio da altri e non meno insidiosi virus”. (Com/Anb/ Dire) 12:59 10-03-20