DIRE) Roma, 9 feb. – “Ricorre oggi la quinta Giornata nazionale degli stati vegetativi e il dibattito che in quei drammatici giorni accompagno’ la morte di Eluana Englaro sembra lontanissimo. Ma se da un lato e’ un bene poter riflettere con pacatezza sulla fragilita’ delle persone che sono in stato di minima coscienza, dall’altro e’ importante non dimenticare. Soprattutto non dimenticare la loro indiscutibile dignita’ personale che esige un’assistenza personalizzata in cui famiglia e istituzioni possono e debbono collaborare”. E’ quanto dichiara il deputato di Area popolare (Ncd-Udc), Paola Binetti. “Non c’e’ dubbio che l’assistenza alle persone in stato di minima coscienza, oltre alle cure affettive che la famiglia investe di giorno in giorno per farsene carico, richiede anche un consistente impegno economico. Tanto piu’ concreto – prosegue Binetti – quando il Paese versa da anni in una crisi che ha prosciugato il risparmio privato e ha tagliato le politiche di welfare che garantivano risorse, sia pure limitate, per l’assistenza a questi disabili gravissimi. Il dibattito sul diritto del paziente ad esercitare il proprio diritto di autodeterminazione deve essere messo al centro dell’agenda politica soprattutto quando si chiede il diritto a vivere e a ricevere tutte le cure necessarie. Sostenere il diritto alla vita delle persone piu’ fragili, garantire la loro dignita’ mettendo in gioco tutte le risorse necessarie – sottolinea la parlamentare di Ap – e’ il modo piu’ corretto di interpretare l’articolo 32 della nostra Costituzione. Tra i diritti umani da difendere con energia e determinazione ci schiereremo sempre dalla parte di coloro che incalzano le istituzioni perche’ non si sottraggano al loro compito fondamentale: quello di garantire la possibilita’ di vivere, soprattutto a chi versa in condizioni difficili, sostenendo la ricerca, individuando nuovi modelli di assistenza anche attraverso la telemedicina, perche’ nessuno dei malati si senta solo o abbandonato. E’ la grande lezione che parte dalla tenda di piazza Montecitorio nella quale – conclude Binetti – Sandro e Marco Biviano da quasi 600 giorni ripetono come un mantra: vogliamo vivere!”
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