Intervista. Antonio Saccone a Il Tempo: «Non vogliamo sostenere il premier ma il centrodestra cambi passo»

«Non vogliamo sostenere il premier ma il centrodestra cambi passo»

Il senatore dell’Udc, Antonio Saccone: «Non si possono soltanto criticare i ministri»

«La situazione è talmente grave che tutti, governo e opposizione, devono fare un salto di qualità nella loro iniziativa politica». Antonio Saccone, senatore dell’Udc, ragiona con il Tempo degli scenari in corso d’opera, dopo l’informativa alle Camere di Conte sull’ultimo Dpcm. Però partiamo da un’ipotesi circolata in qualche retroscena.
Senatore, ma è vero che l’Udc è pronto a sostenere il governo Conte?
«Fugo subito ogni dubbio. Non abbiamo mai votato la fiducia al Conte1,maggioranza gialloverde. Non abbiamo mai votato la fiducia al Conte 2, governo giallorosso. Non è all’ordine del giorno di farlo. Serve un ragionamento che vada oltre queste dinamiche ».
Cioè?

«Concordo con Salvini quando dice che non è il momento del ‘tutti contro tutti’. E questo implica un cambio d’atteggiamento. Il Presidente Conte deve aver coraggio e convocare un tavolo con i rappresentanti di tutti i partiti d’opposizione, per assumere, tutti insieme, le scelte importanti. La legge di bilancio può essere il primo banco di prova, l’ho detto in Aula, con diretta Tv, una decina di giorni fa. Non c’è tempo da perdere. Se deve fare un nuovo lockdown lo faccia, ma sia una scelta condivisa, così come un eventuale scostamento di bilancio, per un sistema di contributi che però arrivino subito alle imprese e alle famiglie».
Questo dal punto di vista del governo. E l’opposizione?

«Non possiamo limitarci a denunciare ciò che non è stato fatto dal governo in questi mesi. Le lacune sono sotto gli occhi di tutti: la medicina territoriale, le terapie intensive, i trasporti. Però ripetere la stessa cosa tutti i giorni, così come chiedere quotidianamente le dimissioni di questo o quel ministro, non è esattamente ciò che la gente si aspetta da noi. Dobbiamo dare il nostro contributo affinché il Paese esca dal tunnel. Il centrodestra deve essere più strategico, altrimenti si finisce per abbaiare alla luna».
L’opposizione è sinergica al suo interno?
«Deve esserlo di più, e tornare a quel modello inclusivo che seppe costruire Berlusconi negli anni in cui era leader di coalizione».

Negli ultimi giorni trapelano alcuni mal di pancia da parte di voi dell’Udc. E un fattore è stato il passaggio di una deputata regionale siciliana tra le fila di Forza Italia.
«Una vicenda oltremodo spiacevole, per due motivi. Il primo è perché coinvolge un partito che fa parte del Ppe come noi. Il secondo è perché a propiziare questo cambio di gruppo è stato Gianfranco Micciché, presidente dell’Ars, una figura che dovrebbe essere di garanzia».
Vi sentite penalizzati, come Udc, all’interno della coalizione?
«Noi siamo un elemento di stabilità per il centrodestra in tutti i contesti in cui governa. Abbiamo una ventina di consiglieri regionali, siamo presenti nelle amministrazioni locali. Alle elezioni regionali ci siamo schierati convintamente con la coalizione. E allora ci domandiamo perché non siamo mai convocati al tavolo nazionale della coalizione. Si tratta di una circostanza inaccettabile, che non siamo disposti ancora a sopportare a lungo. L’anima democristiana del centrodestra deve trovare una sua agibilità politica, altrimenti traiamo le nostre conseguenze».
Cosa significa di preciso?
«Non certo che entreremo in maggioranza e voteremo la fiducia a Conte, questo no. Ma di sicuro, se le cose non cambiano, dovremo prenderne atto»

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