(DIRE) Roma, 29 ago. – “Succede a Londra e non e’ la prima volta: una bambina cristiana di 5 anni viene data in affido ad una famiglia musulmana, nonostante la normativa vigente preveda che adozioni ed affidi tengano conto di quell’insieme di consuetudini e di tradizioni che caratterizzano la storia di ogni bambino. E la fede in cui e’ stata battezzata non e’ certo un elemento secondario nel profilo personale di questa bambina, che porta al collo la classica catenina che al momento del battesimo viene regalata ad ogni bambino come segno esplicito della sua fede e della sua appartenenza alla chiesa”. Lo dichiara Paola BINETTI, senatrice Udc. “La famiglia adottiva comincia col toglierle subito il piccolo crocifisso che porta al collo- continua- e le impedisce di mangiare un piatto tipico della sua tradizione familiare, perche’ tra gli ingredienti con cui sua madre lo aveva cucinato, prima che andasse via, c’era del maiale. La bambina percepisce questi gesti come una vera e propria aggressione alla sua identita’, piange e chiede di tornare a casa sua, dove certamente si sente molto piu’ benvoluta, ma dove evidentemente puo’ essere se stessa con piu’ serenita’. Lo scandalo derivato dalle vessazioni subite dalla famiglia affidataria, che avrebbe dovuto farsi carico di lei a prescindere dalle differenti tradizioni religiose, occupa tutte le prime pagine dei giornali. La bambina, con il suo disagio e la sua sofferenza, ha posto in evidenza uno dei diritti fondamentali dell’uomo: l’articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani”. “L’articolo 18- prosegue la BINETTI- della Dichiarazione approvata nel dicembre del 1948 recita infatti: Ogni individuo ha il diritto alla liberta’ di pensiero, coscienza e di religione; tale diritto include la liberta’ di cambiare religione o credo, e la liberta’ di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti. Ora appare evidente che al di la’ della piu’ elementare mancanza di psicologia, della carenza assoluta di empatia nei confronti della piccola, siamo davanti ad una grave mancanza di rispetto nei confronti di uno dei diritti universali dell’uomo. E questa bambina, forse suo malgrado, con la sua sofferenza lo ha posto ancora una volta in primo piano”. “Ma accanto alla condotta inqualificabile della famiglia- conclude- forse appare ancora piu’ grave l’atteggiamento degli uffici preposti agli affidi, che hanno totalmente sottovalutato il diritto della bambina e non hanno tenuto in nessun conto le richieste della famiglia, che aveva esplicitamente chiesto che la propria figlia fosse affidata ad una famiglia di abitudini e convinzioni cristiane. Anche queste situazioni pesano nel vissuto che gli italiani hanno attualmente nei confronti di una cultura cosi’ diversa dalla nostra, come quella islamica”. (Com/Edr/ Dire)