“La lezione di Bernabei come manager di Stato” Intervista ad Alberto Brandani, presidente della Fondazione Formiche

“La lezione di Bernabei come manager di Stato”
Domani al Santa Maria il convegno organizzato dalla Fondazione Formiche. Brandani: “Fece grande la Rai, fondò Lux Vide, fu protagonista del suo tempo”

Professor Brandani, perché organizzare con la Fondazione Formiche, sette convegni sul libro dedicato a Bernabei?

“Festeggiare i 100 anni della nascita di Ettore Bernabei può essere l’occasione per tracciare un apologo a buon uso delle nuove generazioni, un esempio in cui successo e merito sono le facce della stessa medaglia. Bernabei è stato protagonista del suo tempo. Un giornalista autorevole, che ha diretto due quotidiani, ha guidato la Rai per 14 anni e, dopo una parentesi da manager industriale, ha dato vita a uno dei progetti imprenditoriali e culturali più rilevanti in Italia: la società di produzione Lux Vide. Nonostante la sua contemporaneità, Bernabei condensa alcuni valori che la società moderna fatica a recepire. Innanzitutto un rapporto di fedeltà con chi, a suo tempo, ha investito su di lui, cioè Amintore Fanfani. Un legame indelebile per Bernabei, con grande conoscenza e rispetto per il ruolo dello statista democristiano. Bernabei va narrato ai giovani come esempio di gran lavoratore. Genio, capacità, ma anche quantità”.

Perché ha scelto come relatori il sindaco De Mossi e l’onorevole Maria Elena Boschi?

“Il sindaco De Mossi per due motivi: la sua grande cultura e per essere un lettore accanito di tutti i testi che spiegano i retroscena della politica; il secondo motivo per le sue capacità realizzative. Ne è testimonianza la sala Italo Calvino del Santa Maria della Scala. Amici ed avversari dovrebbero riconoscere che questa sala e gli altri lavori del Santa Maria hanno avuto una svolta impressionante. L’onorevole Boschi per tre sue caratteristiche: la competenza, la tenacia nell’applicarsi ai dossier che le sono affidati e soprattutto una passione politica che l’ha portata ad essere una delle figure più interessanti del panorama politico italiano.

Ha qualche aneddoto della sua amicizia con Bernabei?

“Ve ne sono molti. A fine anni ’70 eravamo nel suo studio all’Italstat a confrontarci sul dilemma industria di stato oppure privata quando fummo raggiunti dal professor Petrilli, presidente dell’Iri. E alla fine la conclusione fu che esistono solo aziende amministrate bene o amministrate male perché se le aziende sono amministrate bene lo Stato riceve dividendi, investe, crea posti di lavoro. Se sono amministrate male in entrambi i casi, pubblico o privato che sia, è una mezza tragedia”.

Ricorderete Raffaella Carrà?

“Anche gli immortali ci lasciano ma sono sempre lassù su una nuvoletta se ne sappiamo cogliere i valori, lo stile e gli insegnamenti. La Rai ai tempi della Carrà era una miniera di talenti. Evidentemente qualcuno sapeva scoprirli”.