“E’ iniziato il dibattito sulle legge elettorale e i due fronti: sostenitori e oppositori sono schierati su posizioni diametralmente opposte, senza alcuna possibilità di comporre i loro conflitti: culturali e storici; politici e programmatici. Si tratta di una legge travagliata, passata dal proporzionale al maggioritario e dal maggioritario al proporzionale, fino ad approdare al cosiddetto “sistema tedesco”, anche se di tedesco è rimasto ben poco. Si tratta in definitiva di una legge proporzionale con un macchinoso meccanismo maggioritario di selezione dei candidati. Una selezione però che resta tutta nelle mani dei rispettivi leader, lasciando ben pochi margini di scelta ai cittadini e alle loro preferenze. Per questo non piace e non convince la gente. Ancora una volta tutti hanno la sensazione di essere stati raggirati da 4 leader, che non siedono in Parlamento, ma lo trattano come se fosse cosa propria. Di fatto sono loro che sceglieranno i capilista e stabiliranno l’ordine delle persone nel listino, decidendo a priori chi sarà eletto e chi no.” Lo ha affermato l’onorevole Paola Binetti, UDC, intervenendo in discussione generale. “Tre sono di fatto i rischi maggiori della legge: la scomparsa dei piccoli partiti che con la loro storia e le loro tradizioni, rappresentano una parte significativa della popolazione. La riduzione delle distanze, in termini percentuali tra i partiti maggiori: Pd, M5S, FI, di cui non si può sottovalutare il fattore Berlusconi, e la Lega. Il che potrebbe rendere molto difficile fare alleanze di governo, con le ovvie conseguenze. In questo modo sia rappresentatività che governabilità risulterebbero compromesse e sarebbe la drammatica sconfitta di una legge elettorale, scritta senza tener in alcun conto quelle minoranze che sanno puntellare governi fragili, smussare asperità e aumentare i livelli di flessibilità e di duttilità di un governo”.
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