Il segretario Lorenzo Cesa e tre parlamentari eletti nel centrodestra chiedono a Berlusconi di non cedere alla linea di Salvini e Meloni. “Speriamo che le altre forze politiche che appartengono alla famiglia del Ppe compiano un atto di coraggio”.
Votiamo mercoledì sì alla riforma del Mes, facciamolo nel nome delle nostre radici europeiste e popolari. I centristi dell’Udc lanciano un appello a Forza Italia in vista della decisione parlamentare sulla riforma del Meccanismo di stabilità europeo. Chiedono ai parlamentari forzisti, con cui sono federati nel gruppo al Senato, di non cedere alle posizioni sovraniste della Lega e di Fratelli d’Italia nel nome della comune appartenenza al Partito popolare europeo.
Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc, e i tre senatori centristi eletti in collegi uninominali, hanno preso carta e penna e hanno scritto una lunga lettera appello. Diretta soprattutto ai colleghi forzisti. “Siamo – scrivono – stati all’opposizione del primo governo Conte, e, coerentemente, lo siamo nei confronti di quello attuale, ma non saremo mai all’opposizione degli interessi della nostra Nazione; così come non saremo mai contro l’idea di una Europa più solidale e più unita. Ecco perché siamo favorevoli alla riforma del cosiddetto “Salva Stati”, ed ecco perché, in Parlamento, ci comporteremo di conseguenza, sperando che anche le altre forze politiche che appartengono alla famiglia del Ppe compiano un atto di coraggio anche per il bene del centro destra italiano”.
I centristi dell’Udc fanno anche più di un richiamo alle comune radici popolari ed europeiste. “In una delle più tragiche pagine della nostra storia dalla nascita della Repubblica – spiegano – riteniamo che sia il momento di riaffermare chi siamo, da dove veniamo e dove intendiamo andare. Siamo i figli e i nipoti di chi, dopo le macerie della Seconda guerra mondiale, ha avuto la capacità di saper mettere da parte la diffidenza ed il rancore per costruire una comunità di popoli europei, facendo leva sulla cortesia personale degli altri leaders mondiali, come ebbe a dire Alcide De Gasperi”.
Nell’appello il richiamo all’Europa e ai padri fondatori è costante. “Abbiamo costruito le fondamenta di una casa comune con al centro la persona umana, i suoi bisogni e le sue aspirazioni. Abbiamo ereditato lo spirito repubblicano di quanti, nel periodo in cui si rischiava una lacerante divisione nel Paese, hanno saputo costruire luoghi di incontro e confronto, coniugando il pluralismo con la nostra identità. Ed ora siamo chiamati a confermare la nostra visione di una Europa espressione di una unità di popoli, capace di mettere alle spalle tutto ciò che le ha impedito di completare il disegno di De Gasperi, Adenauer e Schuman”.
Il gruppo, per chiarire il senso della lettera, spiega che “a questo punto stiamo discutendo della collocazione dell’Italia nel sistema europeo e stiamo parlando dei valori su cui è nata l’Europa e il partito popolare europeo. Valori che non possiamo mettere in discussione nel nome di alchimie che devono tenere conto di Salvini o del rischio che viene meno la coalizione. Ma prima del partito e della coalizione ci sono i valori del il Paese e dell’Europa”.
“Noi – spiegano commentando la lettera – non contestiamo la linea di Salvini che capiamo. Non capiamo invece la posizione di Forza Italia. In Europa, ai tavoli di lavoro sulla riforma del Mes, dove sedevano anche gli italiani di Forza Italia, non sono mai emerse posizioni contrarie. Quindi se arriva l’attacco di Salvini è scontato, ma che ora dica no Tajani, l’ex presidente del Parlamento Europeo e vicepresidente del Ppe, vuol dire che c’è qualcosa che non torna”. E alla fine ricordano, anche ai sovranisti che “se non passa il Mes riformato resta in vigore quello del memorandum applicato alla Grecia, quello della Troika. E Dio non voglia che ne dovessimo mai avere bisogno. Perché magari fra due anni la situazione cambia e i mercati non ti concedono più fiducia”.
Nella lettera si sottolinea che nel “processo di ricostruzione europea, il Recovery plan e la riforma del Mes, avviata dal governo giallo-verde e condivisa da quello attuale, non possono che essere i primi passi di un più articolato percorso che deve rafforzare la nostra identità, il nostro senso di appartenenza, il nostro comune destino. È la migliore riforma possibile? Forse no, ma di certo il miglioramento del meccanismo di garanzia di ultima istanza (il c.d. backstop) a favore dei risparmiatori, e la previsione di strumenti per intervenire sull’assetto dei sistemi bancari nazionali in vista di possibili, anzi probabili, future crisi, rappresentano elementi importanti di una strategia comune volta ad arginare la fase di emergenza che stiamo vivendo”.
Infine Cesa, Binetti De Poli e Saccone fanno una considerazione di opportunità politica. “Il nostro ragionamento – spiegano commentando la loro iniziativa – si fonda sulla convinzione che il governo supererà questa prova. Non ha quindi senso votare contro l’Europa. E quando anche il governo non fosse autosufficiente è inevitabile che Conte si dovrà dimettere. A prescindere dall’opposizione, visto che non può andare in Europa senza una maggioranza chiara”.