(DIRE) Roma, 17 ago. – “Brutta vicenda quella del giovane Regeni. Come se non bastassero le tensioni tra Egitto e Italia, con lo strano ruolo dell’Inghilterra dove il ragazzo stava facendo il suo dottorato di ricerca sui sindacati egiziani e la recente guerra di Libia, ora entrano in scena anche gli USA con la loro consueta mano pesante”. Lo afferma l’onorevole Paola BINETTI, Udc, che continua: “Almeno tre continenti coinvolti per non fare chiarezza sulla morte di una persona sufficientemente giovane da poter essere considerato uno studente dalla sua famiglia e da tutti noi e sufficientemente grande da poter essere considerato una spia dagli egiziani, non si sa bene a servizio di chi. Una morte misteriosa, su cui da tempo in tanti chiediamo giustizia, quella giustizia che e’ il fondamento dei piu’ elementari diritti umani. L’intervento degli Usa- prosegue BINETTI- messo in carico niente meno che allo stesso Obama, sostiene che i responsabili della morte del giovane Regeni siano stati i servizi segreti egiziani, come di fatto molti sospettano senza pero’ averne le prove. L’aggravante e’ che gli americani affermano che Obama ne abbia parlato direttamente con Gentiloni, il presidente del consiglio, in un incontro al massimo livello politico e diplomatico. Ma questi afferma di non sapere nulla e di non aver ricevuto nessuna prova in tal senso. Di fatto nega che lo scambio di informazioni ci sia stato e che sia stato di questo tenore. Forse- aggiunge- e’ il nuovo volto del segreto di stato, quello che solo apparentemente appartiene ad alcuni decisori, mentre in realta’ cozza con il nuovo volto della democrazia digitale, che vuol sapere tutto di tutti in tempo reale. In questo caso pero’ si intreccia anche con la pieta’ familiare, sentimento di rispetto dovuto ai genitori di un ragazzo che e’ andato a studiare in Inghilterra e che non e’ piu’ tornato, e di cui posseggono le immagini di un massacro tanto drammatico quanto privo di senso. E si intreccia con la nuova ragione di stato che impone di porre un freno ai flussi migratori dalla Libia e dall’Africa sub-sahariana, per garantire un maggiore e migliore controllo della situazione in Italia e in Libia, sempre nel rispetto dei diritti umani. La situazione e’ sempre piu’ pasticciata e sempre meno chiare appaiono le responsabilita’ di tutti. Il ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo -conclude BINETTI- forse contribuira’ a disciplinare i flussi migratori ma e’ difficile che possa fare chiarezza sulle ultime ore di vita di Regeni, sulla sua morte e suo significato. In questo mare di bugie, poco o nulla giustificate da ragioni di stato, e’ facile immaginare che forse le ragioni saranno tante, ma la vera ragione non la sapremo mai. E che la strada dei diritti umani e del loro riconoscimento e’ ancora lunga ed impervia, ma se la nuova alleanza Italia-Egitto parte da queste sabbie mobili allora non potra’ durare a lungo neppure per affrontare il tema rifugiati e migranti.”
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