(DIRE) Roma, 16 mag. – “Il Catechismo della Chiesa cattolica
commentato da 23 cardinali sarà al centro del dibattito in Senato
oggi pomeriggio, per affrontare un quesito essenziale nel
dibattito politico attuale: qual è il ruolo e quali sono le
responsabilità personali che hanno i cattolici impegnati in
politica in un contesto come quello in cui stiamo vivendo.
L’impegno dei cattolici nel mondo politico appare oggi come un
orizzonte difficile da mettere a fuoco perché coinvolge tutta una
serie di questioni con un fortissimo impatto sull’opinione
pubblica, come sta accadendo con temi come la vita e la morte, la
libertà e le dipendenze, la pace e la guerra, la famiglia e la
sessualità, ma anche il lavoro e le rendite di posizione,
comprese quelle da reddito di cittadinanza. Tutto costituisce
un’area ad altissima potenza di confronto tra visioni spesso
opposte e contraddittorie. C’è anche la dimensione dell’impegno
sociale, dell’inclusione, del contrasto alla povertà, della
promozione dello sviluppo personale, familiare, sociale, delle
politiche per i migrati e della cultura dell’accoglienza”. Lo
afferma la senatrice dell’Udc Paola Binetti, promotrice della
presentazione del libro ’23 cardinali commentano il catechismo
della Chiesa Cattolica’, che si terrà oggi pomeriggio alle 17
nella Sala Zuccari del Senato, alla quale, tra gli altri,
parteciperà anche il Cardinale Angelo Bagnasco.
“Difficile fare sintesi tra tante sollecitazioni puntando a
rimanere legati alla cultura cattolica, così come emerge dal
Catechismo stesso della Chiesa, letto nella prospettiva della
attualizzazione da ben 23 cardinali del mondo intero. Anche loro
così simili nelle comuni radici della fede e così diversi nella
molteplicità delle esperienze personali e pastorali. Tutto ciò
assume per il cattolico impegnato in politica anche una
rappresentazione pubblica che lo espone al giudizio degli altri,
che facilmente passano dallo scandalo all’apprezzamento, ma più
spesso misurano l’impegno politico del cattolico alla luce dei
propri valori, delle proprie aspettative e delle proprie
necessità. Perché la dimensione pubblica dell’agire politico ha
sempre un suo rispecchiamento nel giudizio di consenso o di
dissenso degli altri. Non c’è solo la propria coscienza, c’è
anche l’incalzante quesito di chi dal politico pretende risposte
che si misurano nella sua coscienza e nella sua valutazione
valoriale. È la grande trappola in cui è facile scivolare
nell’agire politico quotidiano: la tirannia del consenso, che per
altro in politica è conditio sine qua non per continuare a fare
politica. E’ la trappola del voto; il sottile ricatto della
possibile ri-elezione. E al cattolico che decide di fare politica
si pone sempre questa sottile linea di confine tra la propria
coscienza e il consenso dei potenziali elettori”.