DI SEGUITO PUBBLICHIAMO INTERVENTO DEL SEGRETARIO NAZIONALE, ON. LORENZO CESA
AL CONVEGNO “COME COSTRUIRE UN’EUROPA DI TUTTE LE CULTURE?”
ORGANIZZATO DAL PARLAMENTO EUROPEO A ROMA.
Buongiorno a tutti e grazie per la vostra presenza e partecipazione.
Sono sinceramente lieto e onorato di porgere ad ognuno dei presenti il saluto a nome dell’Ufficio informazione in Italia del Parlamento Europeo e di darvi il benvenuto a questa importante iniziativa dedicata all’Europa e alla costruzione di un nuovo modo di stare insieme delle culture dei popoli e dei cittadini che vivono nel nostro Continente.
Quello che affronteremo oggi è un tema centrale per le classi dirigenti chiamate in questi mesi – e secondo tutte le previsioni a lungo per i prossimi anni – a doversi confrontare con un fenomeno migratorio di portata epocale; e quindi per il Parlamento e la Commissione Europea, così come per i Governi ed i Parlamenti di ognuno degli Stati membri. Ma è un tema centrale anche per tutti i rappresentanti delle diverse confessioni religiose e del cosiddetto Terzo Settore. Ognuno di questi soggetti, e dunque ognuno di Voi, ha un ruolo fondamentale nel favorire e rendere fruttuoso il dialogo tra le diverse culture di cui siamo portatori e anche se viviamo una stagione costellata da grandi difficoltà, la vostra stessa presenza in questa sede rappresenta una dimostrazione concreta che con l’impegno e la partecipazione di tutti anche le difficoltà apparentemente più insormontabili possono essere superate.
E’ mia profonda convinzione che parlare di cultura e soprattutto di incontro fra culture significhi innanzitutto costruire un metodo di dialogo che non può che prendere avvio che dalla ricerca dei punti di convergenza che uniscono e devono unire tutti i cittadini del mondo. Elementi quali il rispetto dei diritti umani e la disponibilità all’ascolto rappresentano condizioni di partenza imprescindibili per costruire quella nuova Europa a cui tutti puntiamo.
Ma accanto a quello che deve essere il minimo comun denominatore che ci consente di sederci tutti intorno allo stesso tavolo e iniziare a dialogare, credo che sia altrettanto importante anche che ognuno di noi non dimentichi da dove viene e quale è la propria storia.
La memoria è un elemento fondamentale. E sottolineo questo punto con spirito autocritico rivolto alla politica e a molti politici europei, anche di primo piano, purtroppo.
E’ difficile non provare profonda amarezza ad esempio, in questi giorni, nell’osservare la scelta di alcuni governi dell’Europa di alzare muri e di ricorrere a fili spinati. Governi di popoli che solo fino a quindici, venti anni fa, hanno conosciuto a loro volta sofferenze indicibili ed hanno avuto bisogno essi stessi dell’Europa, chiedendo asilo ed accoglienza ad altri popoli europei. Popoli che allora dall’Europa hanno ottenuto apertura e disponibilità. E che ora immaginano di poter trasferire le loro responsabilità ad altri popoli e ad altri Paesi, come se non fossero essi stessi popoli europei.
Ecco la perdita della memoria è a mio avviso uno degli ostacoli più insidiosi davanti a noi. Anche perché chi non ha memoria del proprio passato finisce con lo smarrire anche la propria identità. E dunque nel momento stesso in cui si chiude, o pensa di chiudersi, in realtà finisce col perdere se stesso, la propria identità e quindi la propria cultura.
Ed è difficile che una cultura senza memoria possa avere un futuro a fronte di altre culture assai più consapevoli di sé.
Il dialogo dunque richiede fatica, perché comporta come dicevo consapevolezza di sé, memoria, apertura e disponibilità. Del resto il presidente Juncker su questo è stato molto esplicito, oltre che molto critico nei confronti dell’Europa di oggi. Anche se non tutta, ma direi di una certa Europa almeno: “Manca l’Europa e manca l’unione in questa Unione Europea”, ci ha ricordato nel suo discorso di insediamento e sono parole purtroppo che non possiamo non condividere e che in brevissimo, riassumono i concetti che ho appena richiamato. Quale cultura europea può sedersi al tavolo e dialogare con altre culture se ci comportiamo giorno dopo giorno in modo che la stessa Europa non esista più? Come possiamo rappresentare qualcosa se ogni giorno provvediamo a dividerci, per interessi di parte, per convenienza, per istinti populisti e nazionalisti.
E dunque la vera domanda che dobbiamo porci, ognuno dal versante delle proprie responsabilità, è: abbiamo un’altra scelta rispetto al dialogo? Possiamo pensare di rinserrarci nelle nostre rispettive culture, come se potessero essere del tutto impermeabili alle grandi trasformazioni in atto nel mondo?
Per entrare ancora più nel concreto: può l’Europa che invecchia, che non fa figli, pensare di essere autosufficiente? E dimenticare così che nei prossimi anni non solo sarà ancora più sottoposta a pressioni nelle sue frontiere, ma soprattutto avrà bisogno di nuovi cervelli, nuova manodopera, nuovi modi di approcciare il mondo e la competizione economica globale.
E’ una grande sfida quella che abbiamo davanti a noi insomma, ma sarebbe sbagliato pensare di poterla eludere. O sapremo affrontarla o semplicemente subiremo le conseguenze di grandi fenomeni che nessun essere umano da solo può arginare o controllare.
E dunque al dialogo interculturale non ci si può sottrarre, così come non ci si può sottrarre al dialogo interreligioso che è parte altrettanto integrante della nostra discussione di oggi. Perché la dimensione religiosa non è un fatto puramente individuale, ma una realtà che trova espressione nel vivere quotidiano di ogni credente, di qualsiasi fede e credo religioso, nella comunità.
La vostra presenza così qualificata a questo incontro comunque mi induce ad essere ottimista. Con la buona volontà sono certo che potremo lavorare fianco a fianco per definire forme positive di dialogo che portino alla costruzione di una nuova identità europea, più composita e quindi più ricca.
E proprio perché siamo convinti che quella di oggi sia una giornata importante su questo cammino, vi ricordo che le conclusioni dei nostri lavori saranno portate a conoscenza della Commissione Cultura del Parlamento Europeo che sta preparando la Relazione di Iniziativa dedicata a “Il ruolo del dialogo interculturale, della diversità culturare e dell’educazione nel promuovere i valori fondamentali dell’Unione Europea”.
Grazie dunque ancora una volta di essere qui con noi e buon lavoro a tutti.